Un’ ampia mostra, inaugurata a villa Fumagalli di Laveno Mombello, e sviluppata poi in tre diverse sedi del territorio della provincia – Museo Innocente Salvini di Cocquio Trevisago, Museo Floriano Bodini e Studio AlMiarte, entrambi di Gemonio – si propone di ricordare, fino al 10 agosto, un secolo di pittura a Varese.
Inaugurata a villa Fumagalli, curatrice Chiara Gatti, che si avvale del coordinamento di Alberto Palazzi e Angela Reggiori, figlia di Albino e a sua volta nota e raffinata artista, è occasione per rivisitare -come promette il sottotitolo della rassegna “Il palpito del colore”- un singolare centenario, partendo da inizio Novecento per arrivare ai protagonisti di oggi.
Il palpito è non solo quello che contiene, e ancora trasmette, l’opera di artisti come Antonio Piatti, Innocente Salvini, Giuseppe Montanari, Alfio Paolo Graziani, Domenico De Bernardi, Oreste Albertini, e ancora Arturo Tosi, su su fino al chiarismo personalissimo e calligrafico di Francesco De Rocchi e al futurismo di Russolo, che con il territorio, e precisamente Cerro di Laveno, località nota legata all’arte della ceramica, intrecciò la sua vita fino all’ anno della morte, avvenuta nel 1947.
É anche il palpito di chi di nuovo, e con rinnovato piacere, si incontra, oltre che con artisti come quelli citati, con i loro paesaggi e volti. E anche con momenti di vita che spesso abbiamo già osservato in altre opere degli stessi, ma che mai ci stancheremo di volere ammirare.
Il sapore antico dei paesaggi e dei volti di Tosi, come quello più moderno e attento al progresso di De Bernardi, gli stupendi ritratti di bambini di Montanari, le atmosfere rarefatte e luminescenti di Innocente Salvini, rimasto unico e inimitabile nel raccontare la magia di quel mix di luce e buoni sentimenti – amore per la famiglia – ma anche senso religioso che sa di pace e di amore universale: sono tutte immagini di bellezza, inutilmente replicate da imitatori in cerca di affermazione, che ti fanno orgoglioso di stare coi piedi sulla terra dove questi artisti hanno mosso i loro passi inquieti.
Seguono, ai maestri già detti del primo Novecento, quelli del dopoguerra sui quali la mostra ha appuntato la sua attenzione, attorno ai tre massimi esponenti operanti sul territorio: Enrico Baj, estroso e coltissimo artista, amico di Duchamp, trasferitosi da Milano nella villa di Vergiate in cui aveva fatto casa, studio e famiglia; Renato Guttuso, felicemente insediatosi anche lui nel rifugio estivo varesino, verdeggiante e discreto, di casa Dotti, dagli anni Sessanta. Il genio di Bagheria era amico di Vittorio Tavernari, scultore e pittore, a sua volta indiscusso protagonista- non lo si dimentichi- della effervescente vita culturale e artistica varesina a partire proprio dal secondo dopoguerra – con i citati in catalogo Isella e Chiara. Tra i maestri ecco ancora Lucio Fontana, fondatore dello spazialismo, la rivelazione argentina che nell’idillio lacustre di Comabbio aveva messo la sua rinomata casa-studio: e che dire di Albino Reggiori, insuperabile maestro di ceramica, oltre che pittore di cattedrali, poi direttore per anni di Palazzo Perabò dove sta racchiusa la storia della gloriosa ceramica lavenese e parte di quella italiana.
Da notare, tra i nomi fondamentali di quegli anni presenti in mostra, anche quello di Ottavio Missoni, vero maestro del colore, autore di motivi grafici, tradotti in inavvicinabili intrecci per tessuti, che ne hanno fatto il re del colore nel campo della moda internazionale. E ancora quello di Gottardo Ortelli ricordato da belle opere monocromatiche, accanto a Giancarlo Ossola, affabulatore di domestici segreti, a Piero Cicoli, virtuoso dell’uso coloristico, a Franco Rognoni garbato cantore di atmosfere trasognate.
La terza tranche della rassegna è dedicata ai contemporanei . Tra i prescelti in mostra ricordiamo Aldo Ambrosini, noto artista legato a una visione dell’arte in cui la figura umana è centrale paesaggio della narrazione artistica: propone evanescenti protagonisti, e protagoniste, di levità descrittiva inimitabile, per gestualità del segno e materica risoluzione basata su trasparenti carte veline, che sono gli impalpabili scenari da sempre prediletti nei suoi acquerelli. E anche Domenico D’Oora prediletto da Panza, e ancora Vittore Frattini, il padre dei Lumen e figlio d’arte di quell’ Angelo, a sua volta pittore, oltre che esimio scultore, da non dimenticare.
E poi ecco Luca Lischetti, con i fantasiosi collages lignei, coloratissimi, ecco Alberto Magnani, estroso pittore di indumenti – quasi gusci di uomini – il cuore diviso tra Italia e America, il gentile, ironico e impegnato Silvio Monti, Antonio Pedretti gaviratese cantore del lago di Varese, infine i bravi, insuperabili Raffaele Penna, Antonio Pizzolante, Giancarlo Pozzi,e il fantasioso Giorgio Vicentini, che col colore sa fare di tutto. Provare a vedere, per avere un’idea chiara della sua arte, le opere in celluloide realizzate per il Map di Castiglione Olona.
Altri e meritevoli personalità non figurano tra le personali scelte dei curatori e questo ci fa naturalmente pensare a quanti incontri si potrebbero fare ancora seguendo la buona arte dei nostri numerosi artisti del territorio. Un assaggio dei piacevoli e sorprendenti intrecci della nostra storia culturale e artistica è comunque fornito dai molti testi del catalogo realizzato da Menta e Rosmarino: dove si rievocano momenti e persone indimenticabili. Come Luigi Zanella, artista e fondatore del Premio Città di Gallarate. O ancora come Giuseppe Panza che ha lasciato nella villa di Biumo alto segno della sua ricerca collezionistica internazionale, o infine Giovanni Testori e Silvano Colombo, curatori di indimenticabili mostre a Villa Mirabello. Altri volti ancora affiorano in catalogo , rievocando competenza e passione per l’arte: ritroviamo una giovanissima gallerista luinese degli anni Settanta, Gabriella Badi, e un indimenticabile amico di tutti gli artisti del territorio, Gino Piatti, Ginetto, amatissimo ieri e ancora oggi, nel ricordo di quanti hanno avuto la fortuna di avvicinarne l’ineguagliabile simpatia. La stessa che, assieme alla competenza, è da sempre caratteristica d’un gallerista e organizzatore d’eventi come Luigi Barion.
Le “schegge d’artista” di Piatti sono rimaste per sempre, fulminee battute supportate dalla prodigiosa memoria di un attento testimone della nostra arte. E generosamente pubblicate, sempre a scopo benefico, per far sorridere gli amici.
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