Le elezioni amministrative di giugno hanno confermato la progressiva perdita di consensi e di capacità propositiva del Partito democratico e comunque di tutte le forze che si possono definire di sinistra. L’incredibile capacità della Lega di tenere un piede in due scarpe, al Governo con i Cinque stelle, nelle realtà locali con gli altri partiti di destra, sta premiando sia nelle consultazioni sia nei sondaggi il partito di Matteo Salvini forte anche del suo ruolo di protagonista in questa nuova fase politica.
In tale scenario il rischio per il Pd e la sinistra di diventare irrilevanti è sicuramente molto forte e questo, al di là delle preferenze personali, sarebbe un grosso rischio per la stessa dialettica democratica.
Per intravvedere i possibili sviluppi futuri è importante non solo guardare alle strategie possibili, ma anche sottolineare il fatto che il declino del Pd è figlio di molti padri. Nella prima prospettiva appare innanzitutto un arroccarsi in difesa la tentazione di risolvere tutto con una nuova grande alleanza delle piccole e meno piccole forze di sinistra, magari creando una nuova entità politica sulla scia di quanto realizzato con successo in Francia con l’ascesa politica di Emmanuel Macron e del suo movimento En marche. Più che a Macron la sinistra italiana dovrebbe guardare ad altri esempi, come quello di Tony Blair, primo ministro inglese dal 1997 al 2007, con la sua capacità di rilanciare un partito con scelte drastiche coniugando efficacemente la libertà e la solidarietà sociale.
Al fondo tuttavia resta il fatto che l’attuale politica chiede due elementi essenziali. In primo luogo un leader capace di coniugare una forte immagine personale con la capacità di aggregare e coinvolgere le diverse istanze sociali. E poi un programma politico chiaro, capace di guardare agli interessi del Paese, alle esigenze reali della popolazione e non alle istanze ideologiche e alle illusioni di una falsa modernità.
Proprio su quest’ultimo fronte le scelte staccate dalle reali esigenze popolari, in questi ultimi anni non sono state né poche, né di scarsa importanza.
Tre esempi.
1) Gli 80 euro. Una elargizione che è stata certamente gradita e che è servita al Pd ad arrivare a quota 40% nelle elezioni europee del 2014, ma che ha progressivamente consolidato l’immagine di un Governo incapace di vere riforme strutturali.
2) I cosiddetti diritti civili. La sinistra è diventata un partito radicale che ha fatto la propria bandiera della legge sulle unioni civili. Come ha scritto Claudio Magris sul Corriere della Sera: “L’ intenzione di alcuni esponenti della maggioranza di correggere le recenti leggi riguardanti le coppie gay e altri diritti civili potrebbe anche essere un’abile mossa che porterà al Governo consensi e voti, soprattutto per la probabile cecità della sinistra, che si concentrerà totalmente su questi temi, con proteste ora sacrosante ora discutibili, come è accaduto spesso, trascurando i problemi sociali, le elementari esigenze di vita e di lavoro e quella difesa dell’occupazione dei dipendenti e salariati, quando non disoccupati, che è il suo compito fondamentale. Se molti elettori hanno abbandonato la sinistra e in particolare il Pd è proprio perché si sono sentiti delusi nella tutela e nella rappresentanza delle proprie esigenze.”
3) Le leggi sulle banche popolari e sul credito cooperativo. Provvedimenti che non sono serviti ad evitare le crisi bancarie e che hanno profondamente intaccato la fiducia dei risparmiatori consegnando il controllo delle maggiori banche del paese ai fondi speculativi internazionali. Le banche popolari sono state per decenni protagoniste dello sviluppo e della coesione sociale e sono state consegnate ai poteri forti della finanza.
Ecco quindi che cosa sarebbe necessario ad un rilancio della sinistra. Un leader vero, capace di aggregare consensi e di suscitare passioni nella realtà sociale. Un programma e soprattutto un’azione capace di cogliere le vere esigenze della popolazione: sicurezza, lavoro, giovani, sviluppo e solidarietà.
Ma nell’attuale pensiero dominante non è certo politicamente corretto affermare come sia fuori luogo sostenere l’orgoglio omosessuale e le unioni gay, situazioni da rispettare, ma non certo da proporre come modello.
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