All’inizio della settimana entrante cambio della guardia ai vertici dell’Università dell’Insubria, che ospitando al Circolo i corsi pareggiati di mamma Pavia vide i primi nostri studenti in medicina e chirurgia. Sono trascorsi decenni, l’ateneo ha ampliato la sua offerta ai nostri giovani e lo ha fatto con grande successo di adesioni e, quello che più conta, per qualità di insegnamento e dei corsi.
Roma, divoratrice di soldi male impiegati in tutta Italia, in questi anni ha inteso gli stanziamenti per la pubblica salute come risorsa per altre iniziative e la falce si è abbattuta anche sul sistema sanitario lombardo, nel quale politici vanagloriosi e incolti si sono fatti promotori di riforme del settore, ma che già al loro inizio apparivano inadeguate sotto il profilo assistenziale se addirittura punitive nei confronti dei cittadini.
E’ occorso molto tempo prima che la gente del nostro territorio si accorgesse dello scippo, oggi finalmente si comincia a contestare perché tutto è stato fatto in silenzio senza coinvolgere la popolazione e senza che la partecipazione delle istituzioni use a obbedire tacendo agli unti del Centro destra regionale, una società di partiti che si sono creduti padroni delle nostre vite nulla o poco più realizzando per quasi tre decenni.
L’ennesimo richiamo alle imprese dei nostri eletti è dovuto al fatto che a fare le spese delle riforme è stata anche l’Università che ha visto abolire alcune specialità e non ha avuto la soddisfazione di trattenere un ricercatore del gruppo di lavoro varato dal professor Capella.
Contitolare di una di ricerca di livello internazionale il ricercatore, apprezzatissimo, oggi è all’ospedale di Losanna.
Il futuro di Medicina e Chirurgia non si presenta roseo se la città, i suoi maggiorenti e i politici di buona volontà non aiuteranno il nuovo rettore dell’Insubria in un deciso e tenace recupero.
Noi giornalisti faremo la nostra parte con lealtà perché Il Circolo e l’ ateneo hanno storie belle anche se di diversa età.
Per le istituzioni cittadine e del territorio è un dovere la tutela delle condizioni della salute pubblica. Anche se qualche inchino da organi che sono al di sopra di tutti ogni tanto ci scappa, Università e Ospedale sono un prezioso bene di tutta la comunità e con il rinnovo dei quadri dell’Insubria, ai quali va comunque il ringraziamento per il molto di buono che sono riusciti a difendere e sviluppare, l’ateneo dovrà recuperare l’allegro passo della pace e della collaborazione.
Il primo passo dell’opinione pubblica invece deve essere dedicato al ricordo di condanne, sequestri e arresti di onnipotenti. Già, perché non solo Roma è ladrona.
Alla Regione Lombardia non possiamo oggi chiedere miracoli finanziari, ma una chiara partecipazione responsabile delle nostre istituzioni locali al governo di situazioni delicatissime.
Sono infatti oggi intollerabili i silenzi, le bugie su un migliore futuro della pubblica assistenza, su riforme eccezionali. Basta con intollerabili imposizioni nell’era della comunicazione e in tempi di democrazia.
Più di 100 anni or sono Varese si diede un ospedale d’avanguardia, Milano e Roma ce lo stanno togliendo. Prima di fare la guerra si esplori la possibilità di una leale collaborazione; anche per l’Università.
I varesini hanno già fatto miracoli con la loro laboriosità, accetteranno di sicuro impegni per l’Ospedale e l’Università.
Ma a casa e di corsa chi propone letture di un vangelo improbabile.
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