Chi dovesse limitarsi a leggere ogni giorno e soltanto le cronache della città di Varese non potrebbe che trarne una conclusione: la Giunta di centrosinistra/civica alla prova dei fatti merita l’assoluta insufficienza. Strade e marciapiedi dissestati, buche in abbondanza, rifiuti abbandonati ai margini delle vie, dei giardini, delle zone boschive, degrado un po’ dovunque. Senza parlare delle movide nei weekend, degli incivili comportamenti e di quanto di sporcizia viene abbandonato. Una pacchia per le opposizioni che non perdono tempo, e fanno il loro dovere, a segnalare queste deficienze e a farne scandalo.
Se la stessa attenzione dovessero porre i lettori di Gallarate o di Busto Arsizio soltanto alle cronache della loro città troverebbe le stesse situazioni. Stesso degrado urbano, stesse criticità nel suolo stradale e nelle periferie, stesso abbandono di immondizie, stessi incivili comportamenti delle locali movide. Le stesse accese proteste e denunce da parte delle opposizioni consigliari.
Una cosa è diversa, il colore delle amministrazione comunali. A Gallarate e a Busto governano i centro destra che colà dimostrano le stesse incapacità attribuite all’amministrazione varesina.
Si impone quindi qualche riflessione su quanto accade al netto delle facili espressioni propagandistiche.
Al di là delle posizioni ideologiche e della preparazione culturale e professionale dei singoli amministratori comunali credo che tutti abbiano dovuto passare le forche caudine delle pesanti leggi di riduzione della spesa pubblica. Il che ha costretto a privilegiare spese correnti più urgenti o impreviste a danno di spese sociali e delle ordinarie manutenzioni del patrimonio urbano.
Quello che doveva essere finanziato con risparmi di spesa e con economie di gestione, ha avuto difficoltà a realizzarsi in tempi dovuti. Di fatto ne ha risentito, come possiamo ancora constatare, tutto il patrimonio urbano, strade, piazze, giardini. Patrimonio che ha accumulato anni e anni di abbandono, non voluto, ma sempre abbandono. Che adesso stiamo pagando.
Ridurre il compito di un Comune alla gestione delle buche o della lampadina mancante sarebbe assai limitativo e, per esempio, a Varese non mancano i grandi progetti in avvio del comparto delle Stazioni, della Caserma Garibaldi e Piazza Repubblica, dell’autosilo di Via Sempione e quant’altro come Nature Urbane per cambiare il volto della città ed assicurarle un altro futuro. Così a Busto e Gallarate pensano ai collegamenti con Malpensa e all’unificazione dei loro Ospedali.
Ma i cittadini vedono tutte queste cose con sospetto senza sguardi per il futuro, spesso diffidano pensando a pure trovate propagandistiche. Quasi sempre non ne vedono vantaggi personali immediati. Insomma ha il sopravvento l’oggi e non il domani. Anche le recenti consultazioni elettorali confermano questa tendenza. E guai a chi non dovesse tener di conto.
Ciò vale soprattutto a Varese dove i problemi delle periferie sono diventati prioritari per l’Amministrazione che sta portando avanti un programma di ascolto sia a tappeto che mirato. Questo perché è doveroso rendersi conto che non è sufficiente badare alla buona conservazione di parchi e giardini, come fiore all’occhiello della città se questo comporta un abbandono delle periferie. Un fatto che dovrebbero comprendere anche alcuni della maggioranza, affascinati dalla professione e dalla propria alta cultura arborea, che vorrebbero porre tutte le loro cure e attenzioni ai giardini Estensi, ai parchi di villa Toeplitz, del Castello di Masnago, di Villa Mylius. Cosa eccellente ma sicuramente non facile da ottenere con scarse risorse e spese tutte a carico comunale. Anzi qualche parco come quello di Villa Mylius potrebbe essere definitivamente assegnato alla Fondazione Gualtiero Marchesi, come da patti già sottoscritti e nel pieno interesse del Comune di Varese. Sembra poco fattibile una sponsorizzazione di privati alla costosa gestione di grandi ville e parchi, cosa invece da ricercare per rotonde, spartitraffico, aiuole cittadine anche di piccole dimensioni che se abbandonate diventano ricettacoli di immondizie. Ne guadagnerebbe tutto l’arredo urbano come dimostra a Casbeno l’elegante rotonda a pergolato mantenuta dalla Coop.
Fin qui doveri e oneri del Comune, ma il mantenimento del decoro urbano spetta soprattutto ai cittadini. Qui il decadimento è notevole e continuo. Altro che Città Giardino, siamo diventati la città degli sporcaccioni. Mura imbrattate da presunti pittori villani maleducati, sporcizie lasciate ovunque con addirittura vecchi arredi abbandonati a lato di vie cittadine. Altro che mozziconi gettati o su marciapiedi o nei parchi, e giustamente vietati e multabili. Altro che colpevolizzare il servizio di nettezza urbana che avrà pure qualche pecca, ma che funziona egregiamente. Altro che invocare un numero sempre maggiore di vigilanti (e chi li deve pagare ?) e contemporaneamente lamentarsi per le tante tasse che poi si generano.
L’ampiezza del fenomeno di maleducazione che spesso finisce in atti vandalici ha raggiunto un grado di intollerabilità tale da chiamare a una ribellione pubblica,
Occorre la ribellione dei cittadini probi che non deve limitarsi a deprecare e segnalare gli atti più clamorosi. Una ribellione corale che parta dalla educazione civica, una cosa dimenticata ormai nella scuola e in famiglia. Facciamo se del caso una vera rivoluzione culturale di civismo. Con un bel libretto di norme di civile convivenza. Non sarà il libretto rosso di Mao, il colore della copertina non ha importanza, ma divulghiamo certe norme troppo dimenticate. E finiamola anche col buonismo. Meno tolleranza verso chi sporca e deteriora l’ambiente, beni di tutti. Togliamogli la possibilità di nascondersi dietro l’anonimato. Deve essere la pubblicità di nomi e cognomi il deterrente maggiore per chi sgarra.
Sono violazioni di normative comunali, non reati perseguibili coi codici alla mano, quindi si dovrebbero superare certe restrizioni volute dalla privacy quelle dietro le quali si nascondono solitamente i violatori delle norme di civile convivenza. Dunque pubblicità dei nomi oltre naturalmente alle multe o agli impegni di lavoro sociale riparatore. Infine aggiungerei questa mia libera divagazione.
Una volta al mese, di sabato pomeriggio, il Re Bosino convoca i cittadini in Piazza alla Motta, dove da un palco viene fatta la pubblica confessione con impegno a non turbare più nel futuro le bellezze e sonno della città da parte di coloro che sono stati colti in castagna. Una carnevalata?
Oppure una manifestazione goliardica, vecchi anni, con sporcaccioni “fetens” pubblicamente esibiti chiedenti perdono alla città? Pensiamoci. Tutti insieme si può dare vita a brigate anti degrado e far tornare Varese pulita, ordinata attrattiva come merita.
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