I giovani hanno bisogno di imparare la lezione, che non è sempre teorica, fatta di leggi, regole e prediche, ma soprattutto pratica, fatta di esempi, di esperienze, di ricerche e di prove sul campo.
I giovani vanno impegnati, hanno bisogno di vivere intensamente, non amano la poltrona o la televisione o il computer o quei congegni digitali che attraversano sistematicamente ogni attimo della nostra vita, amano soprattutto scoprire che cosa sia la vita, che cosa si celi dietro quella straordinaria opportunità che incontriamo ogni mattina quando apriamo gli occhi e ricominciamo a pensare, a sognare, a guardarci attorno per scoprire com’è fatto il mondo. Entrare in noi stessi per una pacata lettura di chi siamo, di che cosa facciamo e del perché lo facciamo potrebbe aiutarci a intraprendere un percorso, un viaggio pieno di novità e di sollecitazioni alla ricerca della nostra identità.
Per quale motivo? Ma per trovare le motivazioni giuste, per capire chi siamo e cosa possiamo realmente fare di quella vita che abbiamo ricevuto in dono. Certo l’esplorazione non avviene sempre in solitaria, qualche volta ci vuole una guida, qualcuno più esperto di noi che ci accompagni verso l’autodeterminazione, a capire qualcosa di più delle nostre potenzialità.
Si parla pochissimo degli aspetti umani, come se gli uomini vivessero sulla luna, mancano persone che sappiano motivare, creare le condizioni, aprire porte e serrature, che richiamino continuamente l’attenzione su cosa significhi vivere, fare delle scelte, intraprendere percorsi, fare dei progetti, che senso dare alle cose che facciamo, quali potrebbero essere i punti su cui soffermarsi a riflettere e a pensare.
Ricominciare a riflettere potrebbe essere una buona partenza, un buon modo di rimettersi in pista, ritrovando il mito dell’esploratore, quello che consente di riprendere a fare piani, di rilanciare la voglia di conoscere, di approfondire e di amare. È triste vedere giovani che se ne stanno tutto il giorno raggomitolati su se stessi con un telefonino davanti, che non sanno come fare per rimuovere l’assenza di sentimenti e di emozioni, che non trovano il tempo e la voglia di stabilire un rapporto positivamente utile con quello spazio e quel tempo che sono lì ogni giorno a farci capire che non possiamo aspettare, ma che dobbiamo andare incontro alla verità.
Ai giovani potrebbe interessare la politica? Certamente sì, se alla politica consegnassimo il giusto senso e la giusta misura, animati dalla voglia di partecipare, di dare un contributo personale, di essere protagonisti dell’evoluzione positiva costante della nostra storia.
Certo i giovani vanno stimolati, guidati, orientati, bisogna riscaldarli, emozionarli, bisogna far vivere in loro quell’enorme quantità di emozioni e di curiosità che portano dentro, bisogna soprattutto attivarli, fare in modo che si rendano conto delle difficoltà, ma anche delle gioie che s’incontrano nello svolgimento della vita quotidiana, in tutte le sue parti.
C’è sempre una prima volta in cui appare il sole e sembra che il mondo cambi all’improvviso, avverti tutta la forza e l’energia che hai dentro, vedi il mondo che ti ruota attorno in una luce più ampia e più vera, ti senti stimolato a fare e a operare, capisci che la vita non finisce mai di stupire. Insegnare la politica ai giovani significa svegliarsi e aprire gli occhi, posandoli su quel mondo che ci passa davanti e che chiede di essere ammirato, capito, compreso, aiutato, per essere all’altezza del meraviglioso cammino cui è destinato.
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