Ma dove va l’Europa? E dove va la nostra Italia, e dove la grande America?
Tutte navi, in gran tempesta, con nocchieri che viaggiano perigliosamente sotto la minaccia del populismo. Se lo chiedono i commentatori politici, che temono le ondate minacciose di una navigazione a vista, senza ragione e senza cuore, e ce lo chiediamo in tanti, sbigottiti e offesi dalle decisioni improvvise, disumane, troppe volte giocate sulla pelle dei deboli: dei poveri, degli ultimi della terra.
I barconi di raccolta scaricano grovigli umani di donne, di uomini, di bambini che il più delle volte sono stati separati dai genitori: sono visioni apocalittiche, quelle che Salvini dice di non voler più vedere da un momento all’altro. Ma non è respingendo una nave che sta per arrivare, con tutti i rischi e i danni a seguire, che si risolve il problema, che si evita il dramma, che si alleviano le pene degli oppressi.
Come può Salvini fingere di ignorare tutto questo, prendendo in ostaggio, per forzare la mano all’Europa, centinaia di disgraziati che peggio di così non potrebbero stare? Certo che sale il consenso elettorale basato sul populismo, certo che se arrivano i complimenti di Trump e della destra tedesca di Horst Seehofer, del cancelliere austriaco Sebastiano Kurtz o del premier ungherese Orban ci si sente rinfrancati e in buona compagnia. Certo che “alzare la voce” solletica da sempre l’ego di chi mostra i muscoli, grazie all’eco amplificatrice di ritorno. Tanto che il nostro si è esibito in una nuova performance, questa volta mirata ai campi rom: dove vedrebbe volentieri da sempre le ruspe. La proposta di un loro censimento, inopportunamente lanciata mentre Conte stava per dialogare a Berlino con Merkel, è stata poi rimangiata in seguito alla sottolineatura di incostituzionalità di Di Maio e alla pronta correzione del premier, che ha ricordato la sua promessa fatta alla Camera” non siamo, non saremo mai razzisti”.
Speriamo che il presidente del Consiglio tenga dritta la barra. Che sia un buon capitano della nave a lui affidata. Che non accetti prevaricazioni e prepotenze dal mangiafuoco, in cerca di crescenti consensi elettorali. Che si faccia dignitoso paladino della sua – e nostra- dignità. Purtroppo quanto importa ai populisti della terra ė solo questo: aizzare le menti e azzerare le coscienze. Sine misericordia. I pianti dei bambini -abbiamo sentito quelli dei fanciulli fatti separare dai genitori negli Stati Uniti- gridano vendetta in cielo. Non lasciamoci abbindolare dalle immagini finte di chi, per ottenere consensi, stringe un piccolo tra le braccia, fingendo di preoccuparsene. lo sta solo usando, come usa quanti lo stanno ad ascoltare. Il vero aiuto è la collaborazione costruttiva che può arrivare solo all’interno di un contesto internazionale in cui ciascuno fa la propria parte, ma a partire da se stesso. Occorre quel girotondo, intorno al mondo, “intorno al mondoo” di cui cantava Endrigo anni fa. Sembrava una dolce utopia degli anni Sessanta, oggi è una necessità urgente, una richiesta drammatica che va ascoltata.
E indispensabile. Ognuno di noi deve allungare la propria mano, fare cerchio e scudo con il proprio abbraccio. Quello delle mani, e quello del cuore; e di una mente non gretta, votata all’egoismo distruttivo.
Si ricordino bene i populisti che l’una, la mente, non è niente se perde l’altro. Che nessuna nave- neanche tra quelle fortificate della più cocciuta politica- per quanto ben dotata in partenza, può arrivare sana in porto se cuore e mente del capitano non sono votati al bene di tutti.
Utopia? No! Al contrario: sano realismo politico, perché alla fine solo questo paga, quando si vanno a fare i conti. Più che imparare ad alzare la voce, si deve saper far lavorare insieme testa e cuore. Crediamoci, ė possibile: in tanti lo hanno fatto e continuano a farlo, la storia umana è una catena ricca di buoni esempi e di successi che tutti conosciamo.
Intanto anche la first lady Melania ha sconfessato l’autoritarismo spiccio e impietoso del consorte, prestando ascolto alla voci smarrite dei bambini separati dai loro cari. Melania ci ha messo la sua voce e, pensiamo, il suo cuore. Mentre la cancelliera Merkel, maestra di rammendi, tiene a bada il ringhiante ministro bavarese. Noi facciamo il tifo per la buona navigazione di ogni nave in cerca di pace e di un sicuro porto.
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