Sono trascorsi parecchi giorni, ma il pensiero di quella pazzia angosciante che ha distrutto una famiglia, scaraventandola nel vuoto, ossessiona ancora. Quali sofferenze psicologiche nelle vittime? Ricordate come si era a dieci anni? Gran voglia di giocare. Di fare qualche birbonata. Risate e momenti gioiosi con i coetanei. Grande fatica a fare i compiti e studiare a memoria le poesie. Grande sofferenza quando papà e mamma litigavano. Grande amore e fiducia in quei due che per noi non potevano e non dovevano litigare. Grande amore, grande fiducia in loro che ci proteggevano. Loro erano tutto, erano la vita.
È l’età in cui si adorano ancora il papà e la mamma. L’affermazione della propria personalità è agli inizi e non è ancora sorta la capacità critica nei loro confronti. È istintivo commettere qualche disubbidienza, ma poi si ubbidisce ancora perchè i saggi, i custodi sono loro. Sono loro che riversano tutte le loro attenzioni su di me, immaturo cucciolo di uomo. Sono loro che mi danno i loro insegnamenti, che mi fanno distinguere il bene dal male, che mi curano quando non sto bene, che mi portano dal dottore, che parlano con i miei insegnanti, che scelgono i vestiti per me anche se incomincio ad essere affascinato dagli abiti degli altri. Sono loro che mi sgridano quando necessario, che mi stimolano a fare le cose giuste, che mi danno gli esempi. Che sorridono per le mie marachelle pur fingendo disappunto. Che mi portano in vacanza nei posti belli. Sono loro che chiacchierano con me, che mi coccolano, che mi accarezzano, che vegliano alla sera fin quando non mi sono addormentato.
Quella brutta mattina il papà si sta comportando in modo strano. Fa cose inusuali, ma lui è il mio papà e io fiduciosa lo seguo.
Perchè l’uomo è così folle? Perchè ama distruggere sé stesso e i suoi cari cercando spesso la via più crudele, la via più irta di sofferenze? Perché il cervello umano smette di funzionare? Ma l’uomo è nato per cercare la felicità o il dolore? Sono domande di tutti i giorni. Sono domande che sorgono continuamente in ogni momento della nostra giornata quando subiamo tradimenti, quando il prossimo ci regala ingiustificato dolore, quando chi amiamo si ribella.
Tu fiduciosamente chiedi aiuto e invece ti fanno aumentare i disagi. In noi è maggiore l’aspirazione per il bene o quella per il male? La nostra personale felicità aumenta quando creiamo benessere o dolore? Siamo più appagati dai sorrisi o dalle lacrime? Paga di più la gratitudine o la diffidenza? Gli altri, il prossimo, questo benedetto prossimo cosa c’è per fare? Per odiarlo o per amarlo? E perchè talvolta mi fa paura?
Qualcuno dice che siamo un branco di lupi. Ma i lupi hanno all’interno del loro branco codici di rispetto reciproco che noi uomini non abbiamo. L’intelligenza del lupo è notevole per cui ha comportamenti di lealtà che la candida colomba, simbolo della pace, non può conoscere tanto che uccide i suoi simili. E l’uomo? La creatura della natura con la massa cerebrale più grande degli altri esseri viventi che codici ha? È lupo o crudele colomba? Sfruttare o aiutare gli altri? Cercare la vita o la morte? Perchè anelare al brutto piuttosto che al bello, al sublime? Perchè torturare piuttosto che amare? Perchè far morire lentamente nella sofferenza in croce o in altri spaventosi tormenti come la storia tramanda? Ed ai nostri giorni perchè interrompere l’alimentazione e l’idratazione in casi senza speranza, piuttosto che farli addormentare con l’uso di farmaci di provata azione tranquillante e sedativa?
Perchè quel padre e marito crudele è stato usato dalle nostre TV per dare spettacolo? Perchè l’agonia terribile di quell’uomo non è stata rispettata e invece ci è stata buttata addosso mediante la TV? Perché non si cerca di eliminare il pericolo di imitazione da parte di deboli? Il compito del giornalista quale è? Perché usare in modo esasperato il nero per richiamare attenzione? Perché dirigiamo troppo spesso il nostro intelletto verso il negativo?
Sembra che la nostra umanità prediliga la disperazione e disprezzi il buono ed il bello, incolpando poi un Dio delle sue disgrazie.
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