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FORATURE E FORI

ETTORE PAGANI - 07/06/2018

Vista l’entusiasmante perfezione del tracciato romano trionfalmente scelto per un finale in gloria non è affatto escluso che il Giro d’Italia 2019 possa avere conclusione alla Schiranna, sicuramente in grado, con la sua ciclabile, di assicurare alla corsa in rosa conclusione assai più decorosa.

Conviene metterla sul ridere ma neanche troppo considerato lo stato di un tracciato che tutto ha potuto fornire in materia di degrado.

Un peccato per la conclusione della nostra “gran corsa” anche se, parliamoci chiaro, qualche ispezione certamente avrebbe fornito diversi consigli tanto più logici quando si pensi alla più che risaputa situazione delle strade della capitale.

Tutto sommato non è neanche andata male merito però particolare dei corridori anche se pare che abbiano tirato moccoli così potenti da scavalcare persino le mura del Vaticano.

Una mano la deve avere anche data San Pietro senza, peraltro, mancare di sottolineare di non essere minimamente disposto ad avere parentele con i “sanpietrini” decisamente meritevoli dei moccoli dei corridori.

Chi ha finito solo in bellezza è stato (ed altri non avrebbe potuto essere) lo stravincitore di un Giro che a noi è parso un po’ meno degno di alcune enfasi soprattutto di espressioni televisive.

A parte la mediocre prestazione dei nostri neppure lontanamente avvicinabili quanto a qualità a quelli di un tempo, ma anche la partecipazione – vincitore a parte – non è stata certamente qualificante e lo strapotere di Froome ne è stata assoluta conferma.

L’inglese costretto a una difficile e sfortunata parte iniziale ha poi sbaragliato il campo risolvendo i giochi con quella fuga decisiva di 83 km all’arrivo considerata di impossibile esito positivo è andato al traguardo con questa vittoria trionfale, così facendo ha voluto anche saldare i conti (quale sarà) per l’esito dell’indagine nei suo confronti, dando un anticipato responso sulla sua validità di campione.