Nel libro “7 in condotta” (edito da Franco Angeli) si narra la storia professionale di dieci varesini, tutti studenti dell’Istituto Tecnico Francesco Daverio. Una di queste storie descrive l’esperienza maturata in Comune e in Regione cioè nella Pubblica Amministrazione. Ieri come oggi ci imbattiamo in notevoli difficoltà per superare divieti, restrizioni, vincoli. Si tratta degli aspetti procedurali di normative intricate, spesso poco chiare e addirittura emblematiche. Anche se la tecnologia ha aiutato il miglioramento della gestione della “macchina”, non si può sostenere lo stesso principio se consideriamo l’impegno delle persone.
Certo le eccezioni s’incontrano in tutte le realtà ma molti “burocrati” pare si divertano a mettere in atto comportamenti spesso finalizzati solo alla protezione del posto di lavoro, annullando così l’efficienza e l’efficacia amministrativa. L’articolo 97 della Costituzione ci ricorda che: “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialità dell’amministrazione. Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.
Forse pochi ricordano il “pasticcio” sugli scatti di anzianità degli insegnanti (a pagamento avvenuto, volevano riaddebitarli) e il blocco delle retribuzioni alle Forze Armate. Su quest’ultimo aspetto il Vice Presidente dell’Istituto Affari Internazionali, Vincenzo Camporini, dichiarò: Non voglio difendere per principio il livello politico, ma la responsabilità di quanto è accaduto va attribuita in modo predominante all’alta burocrazia dei ministeri, a coloro che preparano le carte, che predispongono i testi dei decreti e delle discendenti circolari applicative. Testi esoterici, un tempo comprensibili solo agli addetti ai lavori, oggi neanche più a questi. Strutture bizantinamente complesse, con competenze dai limiti sfuggenti, ma perfettamente idonee a rallentare e spesso a bloccare qualsiasi procedimento. Personaggi inamovibili, che sopravvivono per decenni a qualsiasi cambio di gestione politica, depositari esclusivi di un sapere inutile, da loro stessi creato. Un sistema a difesa di giardinetti di potere più o meno vasti, gelosissimi della loro capacità di veto e soprattutto delle loro prerogative.
Spesso i “capi”, travolti da una marea di adempimenti, a volte inutili, spesso ridondanti, commettono il peccato mortale di non leggere fino all’ultima parola il documento che stanno firmando, di non studiare per aggiornarsi al fine di capire fino in fondo le conseguenze ultime delle determinazioni assunte, di non rendersi conto che alcune soluzioni proposte nel risolvere un problema, ne creano altri di dimensioni ben maggiori. Il punto è che in termini organizzativi bisogna praticamente ripartire da zero, analizzare i processi, a cominciare dalla loro finalità, cancellare la miriade di passaggi inutili (e smantellare le strutture incaricate di questi passaggi inutili), spesso responsabili d’incrostazioni aggiuntive a volte non disinteressate. Minimizzare e dove possibile eliminare le aree di competenza concorrente, fonte di interminabili ed estenuanti negoziati, talora ispirati più dalla volontà di prevalere, che da un sincero intendimento di migliorare il prodotto. Solo così sarà possibile identificare i colli di bottiglia, attribuire univocamente le responsabilità, in una parola rendere efficiente l’azione dello Stato.
Questo aspetto organizzativo riguarda tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli Istituti e Scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300.
Le domande sono: “Riuscirà il Governo del Cambiamento a semplificare il funzionamento della macchina amministrativa? Quanto vorrà recuperare in efficienza ed efficacia”? Come intenderà aumentare la percentuale di utilizzo dei Fondi Europei oggi a livelli molto bassi per questioni burocratiche e incompetenza? E infine: come eviterà il pericolo delle privatizzazioni forzate pur di fare cassa? In molti vorremmo continuare a sperare che almeno l’acqua rimanesse un bene pubblico, della collettività!
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