Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Presente storico

FAMIGLIA

ENZO R. LAFORGIA - 07/06/2018

famigliaSembra ormai inevitabile. Nel tempo in cui le tecnologie della comunicazione reclamano sempre più velocità annullando lo spazio e il tempo del ragionamento, le parole sono condannate ad essere agitate come clave. Trasformate in meri simboli, strappate alla storia, innalzate in vessilli, vengono minacciosamente agitate da autoproclamatisi depositari di verità. Intorno a queste parole-simbolo non sono ammessi confronti né tollerate opinioni; si richiede solo una adesione emotiva.

Recentemente la parola “Famiglia” è stata elevata a ministero della Repubblica. Questo ministero è stato assegnato a chi, intorno al significato di questo termine, ha idee molto chiare. Al punto da ritenere che «non esistono» interpretazioni di questa parola differenti dalla sua: la famiglia è solo ed esclusivamente quella in cui «un bambino deve avere una mamma e un papà». Opinione legittima. Ma pur sempre “opinione”.

Gli entusiasti di un’idea assoluta di famiglia (la loro, evidentemente) ne sostengono la piena consonanza con l’articolo 29 della nostra Costituzione, il cui primo comma afferma che «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».

Ora, non ci vuole né un esperto di diritto né un antropologo per comprendere che tale affermazione sia profondamente contradditoria. Come potrebbe, infatti, una «società naturale» essere fondata su un istituto storico e una costruzione sociale (e pertanto “artificiale”) come il «matrimonio»?

In realtà, la formulazione di questo articolo fu il risultato di un compromesso alla fine di uno spinoso dibattito tra la componente cattolica e quella comunista (questo fu l’unico articolo di tutta la Costituzione per la cui approvazione si ricorse alla votazione a scrutinio segreto). E all’origine del difficile confronto non ci fu mai (non poteva esserci, considerati i tempi) la preoccupazione per la eventuale legittimazione di unioni differenti da quelle eterosessuali. Bisognava, invece, porre ogni ostacolo alla eventualità che il testo lasciasse uno spiraglio aperto alla possibilità di riconoscere il divorzio.

Per tentare di far uscire la discussione da una posizione di stallo (Giuseppe Dossetti aveva ammesso che i democristiani affrontavano il dibattito su questo tema partendo da una «impostazione ideologica»), un componente della Prima sottocommissione impegnata nella elaborazione dei «Diritti e doveri dei cittadini» propose, nella seduta del 30 ottobre 1946, il seguente testo: «La famiglia è riconosciuta come naturale associazione umana ed è tutelata allo scopo di accrescere la prosperità materiale e la solidità morale della nazione». Il deputato in questione si chiamava Palmiro Togliatti.

Alla fine di quella seduta, la Prima sottocommissione affidò il compito di redigere un testo da sottoporre a nuova discussione agli onorevoli democristiani Camillo Corsanego, Giuseppe Dossetti, Aldo Moro e ai comunisti Leonilde Iotti e Palmiro Togliatti.

Nel leggere il resoconto della successiva seduta del 5 novembre, interamente dedicata alla discussione sulla famiglia, spicca l’intervento del trentenne Aldo Moro:

«[…] Quando si dice che la famiglia è una società naturale, non ci si deve riferire immediatamente al vincolo sacramentale; si vuole riconoscere che la famiglia nelle sue fasi iniziali è una società naturale. […] Pur essendo molto caro ai democristiani il concetto del vincolo sacramentale nella famiglia, questo non impedisce di raffigurare anche una famiglia, comunque costituita, come una società che, presentando determinati caratteri di stabilità e di funzionalità umana, possa inserirsi nella vita sociale. Mettendo da parte il vincolo sacramentale, si può raffigurare la famiglia nella sua struttura come una società complessa non soltanto di interessi e di affetti, ma soprattutto dotata di una propria consistenza che trascende i vincoli che possono solo temporaneamente tenere unite due persone».

Perbacco! Il democristiano Aldo Moro, il cristiano e cattolico Aldo Moro sosteneva che, mettendo da parte il «vincolo sacramentale nella famiglia», convinzione legittima di alcuni, si poteva immaginare, nel 1946, una famiglia «comunque costituita», non solo luogo di «interessi e di affetti», ma con una sua propria «consistenza che trascende i vincoli che possono solo temporaneamente tenere unite due persone».

Non è possibile ricostruire qui il dibattito che portò alla approvazione dell’articolo 29 così come noi lo leggiamo. Se ne sono abbondantemente occupati gli storici, i giuristi e i filosofi. Basti dire, in conclusione, che la formulazione attuale fu il risultato, come per molte altre occasioni, di un compromesso (qualche filosofo ha parlato a questo proposito di una «negoziazione concettuale»). Aldo Moro e Palmiro Togliatti convennero sulla definizione di famiglia come «società naturale» proprio perché ambigua. L’unica voce che si era sollevata contro questa interpretazione bizzarra di famiglia fu quella dell’onorevole Lelio Basso, socialista, il quale, già nella seduta del 30 ottobre, aveva dichiarato di non poter accettare l’adozione dell’aggettivo «naturale»:

«Se con questo – sostenne – si intendesse fare un’affermazione storica nel senso di considerare la famiglia come la prima forma naturale della società, si direbbe un’eresia scientifica, poiché lo Stato riconosce oggi una determinata famiglia che è il frutto di un’evoluzione storica».

Un’«eresia scientifica», appunto.

Mosso da curiosità, sono andato a consultare il glossario dell’Annuario statistico italiano. Quello strumento, cioè, che è alla base delle rilevazioni periodiche condotte dall’Istat. Alla voce “Famiglia” si legge:

«Insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, o da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune […]. Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona».

Accidenti… Vuoi vedere che Aldo Moro aveva ragione? E adesso…? Chi glielo dice al signor Ministro?

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login