Dagli organi di informazione locale ho appreso che il consigliere comunale di Busto Arsizio Livio Pinciroli, dirigente di Ats provinciale, ha preso una posizione contraria a fare realizzare nuove aree cani nei nel Comune di cui è amministratore. La questione che ha posto non ha una valenza solo locale ma è invece una petizione che si rivolge al legislatore. Egli esprime una convinzione, a mio modo di vedere, assolutamente condivisibile sostenendo che le aree cani così come sono state realizzate e mantenute rischino di essere pericolose per gli stessi animali per cui sono costruite.
Non so come la pensi il dottor Pinciroli, ma certamente trovo assolutamente sbagliato e inadeguato che sia mancata sino ad ora la disamina del parlamento attorno un problema che riguarda la maggioranza degli italiani e di quasi tutte le città.
Sino ad ora, in mancanza di un intervento statale, molti Comuni, o hanno ignorato il problema di coloro che non avevano e non hanno un giardino proprio non facendo nulla, ovvero sono intervenuti con realizzazioni tra loro disomogenee e comunque inadeguate. Questi dovevano tra l’altro solo sostanziarsi prevalentemente sulle povere casse comunali.
Qualcuno obbliga ad avere un animale domestico nella propria casa? Penso assolutamente di no. Il tenere un animale per ragioni estetiche o di divertimento, è una scelta di un soggetto che deve assumersi ogni responsabilità della stessa. In pratica, una persona che mette nella sua abitazione un animale domestico, deve sopportare tutte le conseguenze negative che lo stesso comporta. Tra queste, anche quella di dover mettere mani al proprio portafoglio.
L’associazione che rappresento (Amici della Terra Varese) è stata tra le prime in Italia assieme al comune di Milano a sposare le aree cani, motivando il comune di Varese ad istituirne due. Lo ha fatto a tre condizioni essenziali: 1) la disinfestazione dell’area cani almeno tre volte al mese; 2) il mantenimento delle aree cani; 3) la pubblicità delle stesse perché i proprietari degli animali sapessero dove fargli fare i bisogni.
Nessuna di queste è stata esaudita. Molte poi sono state le persone incivili che hanno fatto sporcare i propri beniamini senza raccoglierne le deiezioni.
C’è, quindi, stata la forte e giustificata lamentela di tutti coloro che non erano indifferenti a poter condividere i propri spazi con degli animali custoditi da un proprietario incivile.
Ho così scritto al sindaco del Comune di Busto Arsizio proponendogli di sfruttare quanto fatto presente da Pinciroli mettendo in opera alcune azioni.
Innanzitutto gli ho chiesto di fare assumere dal consiglio comunale una chiara presa di posizione, che richieda allo Stato un aiuto valido per poter soddisfare i numerosissimi cittadini che hanno animali domestici, cosa che il Comune non può fare. Dovrebbero arrivare allora speciali fondi perché le aree cani possano essere trattate almeno settimanalmente con disinfettanti che non abbiano a nuocere agli animali e che comunque rendano le aree più praticabili di quanto avvenga ora.
Una tale delibera deve essere inizialmente trasmessa, perché possa essere emulata, alla Regione Lombardia e quindi a tutti i suoi comuni.
Inoltre, sarebbe opportuno, che il comune di Busto Arsizio, in attesa di una risposta statale, agisca autonomamente dimostrandosi capace di poter risolvere a livello locale la questione animali domestici in città e responsabilizzando i loro proprietari, che potrebbero essere chiamati a contribuire alle spese dell’ente locale.
Lo stesso Comune, oltre ad approvare un regolamento animali, che potrebbe essere richiesto al comune di Varese che l’ha predisposto, attraverso il presidente della commissione Ambiente, sarebbe d’uopo che: 1) faccia svolgere almeno una conferenza all’anno da un etologo specializzato che illustri il rapporto che l’animale domestico intrattiene all’interno della città con gli altri cittadini e con gli spazi a lui dedicati; 2) istituisca un ufficio animali domestici dedicato nel quale si abbia, cane per cane, un’indicazione del numero di microchip e delle vaccinazioni eseguite, il nome del proprietario e il suo numero di telefono; 3) elenchi le aree cani presenti in città; 4) faccia presenti i nomi dei veterinari presenti in città; 5) dica quali siano tutte le spese che devono essere mediamente assunte per mantenere un animale domestico; 6) elenchi quali contravvenzioni vi siano per i comportamenti incivili dei padroni degli animali; 7) dia al padrone una medaglietta che dimostri che l’animale è stato adeguatamente registrato dal suo padrone.
In questo modo si potrà sapere il numero degli animali presenti per Comune e questo sarà tenuto a fare delle scelte ponderate e a non ignorare il problema.
Personalmente non vedo con sfavore il progetto adottato da tre Comuni in provincia di Varese, di sperimentare il metodo Dna per riuscire a reperire con certezza il nome del proprietario incivile che ha fatto sporcare un luogo aperto al pubblico.
Questo metodo obbligherebbe, se sposato, ad aggiornare gli uffici animali dove dev’essere indicato il Dna cane per cane, per recuperare il quale basta una semplice rilevazione della sua saliva da parte di un veterinario.
Tutto ciò premesso, non posso non manifestare la mia preoccupazione per le aree cani non disinfettate. Certamente, non potendo richiedersi alle esigue casse comunali di supportare la spesa per raggiungere questo obiettivo, queste devono necessariamente cadere sul proprietario dell’animale.
Sarebbe importante che un Comune adottasse una scelta consapevole come quella sopraddetta a partire da un certo giorno per il futuro.
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