Domenica 27 maggio, dopo le convulse ore al Quirinale con la rinuncia di Conte e il mandato a Cottarelli convocato appena 40 minuti dopo, il paese si è spaccato in due: chi elogia Mattarella per la difesa delle istituzioni, chi lo considera autore quasi di un “colpo di stato bianco” per difendere lo status quo.
Sono contro le urla sguaiate, ma con pacatezza mi sento di doverlo criticare perché a mio avviso non ha tenuto un comportamento lineare.
Un presidente si giudica nel tempo e solo il futuro ci dirà se abbia avuto o meno ragione, ma è un fatto che in questi anni Mattarella è stato sempre silenzioso, quasi invisibile, lontano dalle beghe politiche.
Non ha mai obiettato nulla sulla nuova (indecente) legge elettorale e l’ha promulgata senza fiatare, non ha mai considerato che è stato eletto da un parlamento a maggioranza PD delegittimato dalla stessa Corte Costituzionale che aveva bocciato la precedente normativa elettorale risultato poi largamente perdente nel Paese.
Improvvisamente ha espresso un “no” sostenendo le sue prerogative. Giustissimo, ma la Costituzione – all’articolo 1 – sostiene anche che “La sovranità appartiene al popolo…” e questo “popolo” il 4 marzo, piaccia o meno, si è espresso in modo chiarissimo. Eppure Mattarella non ha dato incarichi a Di Maio (primo partito) né a Salvini (leader della coalizione vincente) e si è opposto quando i rappresentanti di una ampia maggioranza parlamentare gli hanno proposto un nome (Savona) che è un economista – ex ministro con Ciampi – che ha sempre motivato le sue posizioni. Mai, in nessuna occasione, Savona ha detto o scritto che si debba uscire dall’Europa o dall’Euro, ma piuttosto che i trattati andrebbero rivisti e questo – a mio modestissimo parere – è del tutto sacrosanto.
A metà del Paese Mattarella è così sembrato il continuatore in una lunga serie di complicità tra politica e finanza. Si prosegue nella scia delle ambiguità, così come per esempio nessuno ha mai voluto chiarire come si siano mossi nel 2011 i “poteri forti”, quelli che a livello di finanza internazionale abbattono i paesi a colpi di “rating” o le banche che lucrano sugli interessi e gli spread. Avevano imposto di cacciare Berlusconi per Monti che è poi finito come si sa, ma intanto la speculazione ha guadagnato miliardi sulla pelle degli italiani e sono seguiti tre governi tutti guidati da leader non eletti dalle gente.
Ma perché l’Italia non dovrebbe poi pretendere maggiore autonomia in campo finanziario tenuto conto che è un dato oggettivo come “i due pesi e le due misure” siano diventate una aurea regola europea? Perché i debiti delle banche italiane pesano sui conti italiani e quelli delle banche tedesche invece no? Perché da anni la Francia è fuori dai parametri e nessuno la mette in mora, nonostante che abbia una “sua” politica estera e finanziaria in spregio ad ogni direttiva dell’ Unione Europea?
Certo che è colpa nostra se siamo deboli e divisi, ma era la volta buona di dare a questo paese anche un po’ di amor proprio, invece che ributtarlo in pasto ai pescecani. Paura di ripercussioni finanziarie europee? E perché Mattarella allora ha sempre taciuto su un’Italia rattrappita a Bruxelles?
Così come le perdite di borsa e nei tassi seguiti a domenica, a chi sono adesso imputabili? Alla speculazione, a Salvini? Ma allora la “cura Cottarelli” non sembra vincente, così come Mattarella – capo della Nazione – è rimasto sempre silenzioso su tutte le vicende di questo tipo.
Nel suo lungo intervento il Capo dello Stato ha detto di aver “fatto di tutto” per trovare una soluzione, però quando gli è stata portata da una solida maggioranza parlamentare l’ha affossata. Se voleva “tutelare il risparmio” perché non ha mai mosso una critica al governo Renzi quando ha fatti passi demagogici? Mai una legge rimandata alle Camere, mai un appunto o una critica.
C’è poi chi dice che il governo Salvini – Di Maio sarebbe stato un bluff: a maggior ragione perché allora non metterli alla prova? Se Salvini tra qualche mese risalirà al Colle con la stessa lista di ministri, che farà Mattarella? Certo, nel frattempo c’è la mobilitazione generale della stampa (guarda casa in mano alle stesse forze finanziarie che comandano da decenni), ma gli italiani hanno votato solo tre mesi fa, hanno detto come la pensano e in democrazia andavano ed andrebbero ascoltati.
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questo articolo è stato scritto prima dell’ultima novità politica, la costituzione in extremis del nuovo governo Conte
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