Uno dei panorami più suggestivi della nostra cara Varese lo si gode dal Sacro Monte, dal “balcone” del Mosè, da dove il grande e santo Giovanni Paolo II benedisse la città dopo aver recitato il rosario lungo il viale delle cappelle, luogo di serenità e riflessione frequentato volentieri anche dai non credenti.
Davvero suggestivo lo scorcio del centro urbano affogato in una grande macchia di verde.
Per anni in passato è stato emozionante guardare Varese dal campanile del Bernascone anche se raggiungere il punto d’osservazione era parecchio impegnativo per via di scale mozzafiato e pure malridotte. E anche dalla sommità della torre civica di piazza Monte Grappa il panorama faceva dimenticare agli ardimentosi la lunga e scomoda ascesa. Questi punti di osservazione evocavano quelli comodi e agibili di altre città, Bergamo in particolare.
Si polemizzò, blandamente, sino a quando tutto finì con una risata e avvenne quando irruppe sulla scena un giovane che se fosse stato pellerossa i varesini avrebbero chiamato Cavallo Pazzo. Con la collaborazione di una stampa amica del sorriso, riuscì al simpatico e intelligente concittadino di richiamare l’attenzione popolare con un progetto di raro divertimento. Torre civica troppo alta e priva di ascensore? Che fosse allora capitozzata, addirittura tagliata a metà e utilizzata come trampolino per tuffi nella vasca della fontana. Nonostante il boom economico del tempo erano ancora numerosi i varesini che non si concedevano vacanze e magari non andavano più alla Schiranna dopo il clamoroso allarme dei Furia Boys, che appunto avevano colmato la vasca di piazza Monte Grappa con la puzzolente acqua del lago.
Erano tempi in cui ben più numerosi erano i politici molto preparati e quindi alcuni di loro fecero sembrare che stessero allo scherzo; qualcuno fingeva una adesione certa a patto che ci fossero delle modifiche al progetto. Ci si divertì tutti per qualche giorno.
Cavallo Pazzo avrebbe riconquistato la scena con la sua conversione politico – religiosa: da radicale convinto abbracciò infatti l’Islam, con tanto di proclama; quotidiano locale apparve una foto dove l’ex progettista della torre-trampolino si presentava come perfetto mussulmano ma “sciista” e infatti nella foto abbracciava teneramente… un paio di sci.
Crazy Horse negli anni avrebbe combattuto tante battaglie di libertà, da non violento e da sognatore come tutti coloro che la pensano come lui.
Al cielo appena sopra Varese e al panorama cittadino a portata d’occhio si è ricominciato a pensare con la scalata alla cupola della Brunella e la bella vista conquistata nell’ antico cuore urbano con un mobile impianto che ha richiamato masse di curiosi. A questa novità la nuova politica ha fatto seguire la proposta del recupero della scalata della torre civica. In tutti questi anni oltre a essere rimasta parte del progetto architettonico di piazza Monte Grappa, la torre dopo tanti sogni e belle idee ha svolto in silenzio e con molta umiltà la funzione di pipì stop del circuito dei passeggiatori del centro.
La politica che guarda nel retrovisore è bene accetta perché per un quarto di secolo ci siamo dati tante arie come cittadini della capitale della Lega, salvo poi vivere ed essere trattati quasi come capita oggi ai romani. E infatti sono numerosi gli interventi di carattere urbanistico ai quali aspiriamo: per l’opposizione sarebbero una pacchia se a renderli urgenti oggi non fossero stati ieri, quando erano maggioranza, proprio coloro che contestano.
Ma è pur vero che a dimenticare siamo un po’ tutti. All’ospedale i maghi amministrativi della sanità vogliono abbattere il reparto di geriatria e l’ex clinica Santa Maria, ovvero un patrimonio di posti letto che potrebbe essere utilizzato non più come ospedale ma come residenza per la parte più fragile e oggi trascurata dalla mano pubblica, gli anziani. Ma in termini di memoria corta e di trascuratezza potremmo domandarci che fine abbia fatto il trasferimento del carcere in una sede nuova e moderna. Se ne discusse per anni e anni poi, ai tempi d’oro della Lega varesina, spuntò un progetto che prevedeva il trasferimento del carcere in una zona verde ai confini con altri comuni. Finì tutto tra fischi e contestazioni. Oggi sulla pista di lancio è pronta un’altra astronave con rotta sul disastro: Villa Mylius e il suo parco, donati dalla stessa famiglia che vedrà abbattere un’altra sua storica donazione, il reparto di geriatria dell’ospedale.
Di privati che gestiscono bene le fondazioni Varese ne ha avuti e ne ha parecchi. Chi vuol donare alla comunità si informi. Oggi sembra che la mano pubblica della città e anche quella della regione abbiano una singolare e forte cultura. Che si richiama agli sfasciacarrozze.
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