Pare impossibile, ma c’è ancora chi ha voglia di discutere se abbia senso o meno investire in cultura. In altri paesi non se ne parla proprio più. S’investe e basta. Destinando risorse imponenti e in maniera capillare per progetti culturali di tutti i tipi.
Perché, lì, hanno capito molto bene che per creare quelle condizioni di fiducia che sono alla base dello sviluppo economico, bisogna investire anche e soprattutto in cultura. Il problema generale del valore – scriveva Giacomo Becattini – è lo sforzo di legare i fenomeni in superficie della vita economica con qualche struttura o ordine profondo. E la cultura e l’esperienza artistica fanno parte di quest’orizzonte che dà senso all’agire e all’intraprendere.
Quindi, alla fine, sarebbe bene smetterla di discutere se valga la pena o meno investire in cultura e, magari, concentrasi sul come e sul quanto. Se provassimo a farla, una discussione del genere, scopriremmo che sarebbe necessario investire di più e meglio. Con maggiore consapevolezza e più determinazione.
Investire in cultura conta. Serve. Significa mettere in luce che “ogni paese costruisce nei secoli un patrimonio di conoscenze, di attitudini, di valori, in breve di cultura e, talvolta, un senso d’identità, che lo rendono relativamente più adatto a partecipare all’agone inter-locale con certe produzioni, anziché con altre […] Questa intrinseca pluralità di linee di sviluppo ci dice che il passato conta, che ogni luogo accumula una pluralità di possibilità di sviluppo, che si rivelano […] solo quando un paese entra massicciamente negli scambi inter-locali, specie se internazionali […]”.
Il Festival varesino “Nature Urbane” (che è alla seconda edizione) si occupa di questo. Vuol indirizzare l’attenzione proprio su quelle conoscenze, attitudini, valori che il territorio varesino possiede e che meritano di essere messi in luce, perché possano rappresentare un’opportunità. Forse unica. Forse l’ultima.
Il luogo di queste cose è il territorio. E “paesaggio” è il termine che riassume il tutto. Per questo il Festival parte dalla visita dei luoghi. Dai parchi delle ville. Quegli straordinari artefatti, realizzati in un paio di secoli, che connotano il territorio della città, in un modo che forse non ha eguali in tutto il Paese e che l’anno scorso hanno suscitato un interesse straordinario.
Ma come nell’edizione precedente, l’attenzione sarà rivolta anche al Campo dei Fiori, attraverso una serie di passeggiate nel verde di grande suggestione. Nella speranza che possa essere l’incipit di un intricato sistema escursionistico che in futuro possa attraversare più regioni.
Ci sarà anche un pre-festival (con quattro appuntamenti tra maggio e giugno) che tratterà la parte “urbana” di “Nature Urbane”. Si svolgerà in spazi evocativi del paesaggio urbano. E a raccontare questi luoghi ci saranno dei varesini illustri che han trovato fortuna fuori dalla loro città. Lavorano fuori e tornano a Varese per l’occasione, per sperimentare narrazioni e linguaggi che vanno dalla musica alla danza contemporanea, dalla letteratura all’arte, dal teatro alle video installazioni.
Andrea Chiodi, regista, ed Elisabetta Pozzi, attrice, giocheranno col pubblico negli spazi della Biblioteca Civica (sabato 19 maggio) usando la parola e improvvisando una sorta juke box letterario, con testi di autori famosi e sconosciuti, da leggere e far leggere.
Al Castello di Masnago, il 26 maggio, i protagonisti saranno la soprano varesina Francesca Lombardi Mazzulli e Roberto Balconi. In questo scenario, tra gli affreschi quattrocenteschi delle sue sale e le opere di Morazzone, Hayez, Pellizza da Volpedo, Balla e Guttuso, si sperimenterà un’alchimia che sta tra musica antica e parola, con gli attori di Karakorun Teatro e Teatro Periferico.
Poi, a giugno, tra il 15 e il 17, i Musei Civici di Villa Mirabello diventeranno il set di Souvenir di Varese. Un progetto multimediale pensato per costruire una memoria collettiva della città attraverso i racconti dei suoi abitanti, intervistati dalle drammaturghe di Officina Orsi. Ne uscirà un ritratto emozionale di Varese, nelle forme di un cortometraggio, sulla base del progetto ideato dall’artista Rubidori Manshaft, affiancata dalla drammaturga varesina Francesca Garolla.
Infine, tra sabato 23 e domenica 24 giugno lo scenario si sposterà nelle stanze di Villa Panza, quelle consacrate alla luce di Dan Flavin, dove si esibirà la danzatrice varesina Marta Ciappina, con la coreografia di Roberto Sciarroni.
You must be logged in to post a comment Login