La mostra ‘Siamo forma, siamo colore’ organizzata in occasione della Varese Design Week 2018 alla galleria Punto sull’Arte di via S. Antonio offre una significativa rassegna dell’opera di Marcello Morandini. L’artista, varesino d’adozione, è infatti nato a Mantova, fra pochi mesi inaugurerà un intero ‘Museo’ in una splendida villa liberty di via Del Cairo, in fase di ristrutturazione, che ospiterà i suoi lavori.
Morandini, conosciuto soprattutto all’estero, dove ha lavorato per molti anni ha coniugato l’attività di artista a quello di designer di oggetti e mobili e creatore di forme di architettura.
Lunga e articolata la carriera artistica: importanti agli esordi, la conoscenza e l’apprezzamento del futurismo e la frequentazione di esponenti delle avanguardie ottiche e cinetico-programmatiche, la conoscenza del Costruttivismo russo, e del Bauhaus tedesco. Morandini considera suoi ‘maestri ’ Bruno Munari in primis e poi Gianni Colombo, Paolo Scheggi e Getulio Alviani; ha collaborato con Arbeitskreis, il ‘Gruppo di Lavoro Internazionale per l’Arte Costruttiva’, ‘una vera piattaforma di confronto tra artisti’ per la quale ha organizzato un Simposio a Varese nel 1977 cui parteciparono, tra gli altri, anche Paolo Ghilardi e Alberto Zilocchi.
Arricchente per lui il periodo d’insegnamento, in Germania in Austria, oltre che a Brera, con lo scambio reciproco di temi e ricerche con gli allievi, una ‘fucina d’idee’, che segnano le tappe dell’evoluzione stilistica.
L’esordio avviene nel 1964 in una collettiva alla Galleria San Fedele di Milano, cui seguono importanti personali a Genova e a Milano; l’apprezzamento di critici come Gillo Dorfles e Germano Celant, lo consacra come artista, e la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1968, con una sala personale, lo fa conoscere al pubblico in Italia e all’estero. È chiamato a rappresentare l’Italia alla Biennale di San Paolo in Brasile e poi è a Bruxelles, a Ginevra a Kassels. Numerose sono le richieste di collaborazione da parte di aziende svizzere, tedesche, giapponesi e italiane, come Baleri, Belux, De Sede, Gabbianelli, Girard Perregaux, Kartell, Longoni, Rosenthal, UnacTokyo, Memorabilia design.
Si trasferisce a Basilea, poi ad Hannover, a Berlino, Darmstadt, Düsseldorf, Monaco. In Germania trascorre buona parte della sua vita e realizza opere importanti per due fabbriche di porcellana bavaresi, per la Thomas la facciata della fabbrica a Speischersdorf e per la Rosenthal la sede amministrativa a Selb; per la Rosenthal disegna nella Vasenserie ’Tempo dell’arte’ e ‘Tempo dell’amore’ nella uhrenseries, oltre alla celebre ‘scacchiera’
Negli anni ottanta a Kuala Lumpur, a Singapore, a Tokyo realizza progetti architettonici dai volumi essenziali rigorosi come le sua cifra artistica suggerisce. Ma sempre torna e lavora e progetta a Varese il suo ‘luogo ideale’.
‘Arte, architettura, design,…(sono)… tre realtà che incoscientemente ogni giorno e in ogni momento mi coinvolgono – chiarisce Morandini-….sono la mia vita’.
La galleria propone pezzi eleganti dalle linee nitide sinuose accattivanti. Il bi-cromatismo bianco e nero e le forme eleganti sono il leitmotiv: le forme si fondono nell’armonia dei volumi degli oggetti di uso quotidiano, di vasi, tazze, piatti, recipienti complementi d’arredamento- tutto d’una raffinatezza immediata, che illustrano l’ampiezza della ricerca e dello studio dell’artista.
Nessuna stravaganza nessuna insulsaggine inutile, spesso frequenti negli sperimentatori. A questo proposito dice Morandini: ‘Quando progetto un oggetto, sono a servizio di colui che lo utilizzerà. Gli oggetti devono rispondere perfettamente all’uso a cui sono destinati. È sempre più diffusa la moda di realizzare prodotti ‘particolari’ … -che sono – sempre meno al servizio del fruitore. L’oggetto deve innanzitutto funzionare’.
Nelle opere è perfetto il contrasto tra bianco e nero che pure è un dèjà vu ma che genera emozioni scaturite dalla presenza di due colori che sono uno l’opposto dell’altro, uno la somma dei colori, l’altro ne è la negazione, e riassumono l’opposizione primordiale dell’esistere -esistono perché si oppongono,- sono simbolo di positivo e negativo, bene e male yin e yang giorno e notte luce e tenebre, elementi dalla cui fusione si origina la vita, l’armonia.
Se colpisce l’uso dominante del bianco e nero, colpiscono ancor più le rese formali, che subito appaiono di grande eleganza.
Morandini da sempre gioca sulla forma, sul segno geometrico di derivazione optical, che genera contrasti sinuosi opposizioni attraenti attraverso l’uso di linee pulite: lo studio dei del movimento nello spazio in tutte le sue declinazioni, torsione, tensione, espansione, sovrapposizione permette di creare opere bi- o tridimensionali di indubbia efficacia.
Riassume così il suo modus operandi: ‘Sono fedele alla ricerca sulle figure geometriche, ho una spiccata predilezione per il bianco, il nero e il grigio, colori non colori che mi permettono di concentrarmi sulle forme… La vita è colore ma lo è anche la forma e io mi occupo della forma.’
‘La ricerca che mi spinge a creare, riscoprire, la realizzo col segno e col colore, armonizzando forma e contenuto: è un’orchestrazione della mia vita interiore col mondo esterno…realizzare opere… per me significa non smettere mai di imparare, significa sperimentare un nuovo modo di conoscere e di ragionare sulla forma’.
A volte Morandini fa uso di tonalità diverse dal bianco e dal nero e crea opere come ‘l’Alfabeto’, ideato per la fabbrica di porcellane Rosenthal o come le ‘ carte da gioco’, vera esplosione di colore, che sono esposte alla galleria e dialogano con la ‘scacchiera’, coi vasi, con le sedie e ovviamente con ‘Tea for two’ -Infinite Love- il set minimalista, ricco di significati simbolici: un unico piattino a forma di otto, simbolo dell’amore senza fine, su cui poggiano negli occhi del numero, le due tazze candide ciascuna contraddistinta da un dettaglio d’amore: la punta d’oro di una freccia e il cuore rosso, da usare come manici.
Un omaggio al mondo femminile, le stole in seta optical, rigorosamente su sfondo bianco o nero.
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