Di recente ho avuto modo di sottolineare la grande pigrizia di noi varesini relativamente alla cultura della memoria, del ricordo del vissuto della comunità. Spesso ci dimentichiamo infatti di personaggi che con grande dignità personale ed esemplare spirito di servizio hanno ricoperto ruoli di rilievo tale da dare appunto prestigio anche alla città.
Il caso ha voluto che a questa mia segnalazione, partecipata ai lettori di RMFonline, sia stata seguita da due esempi, uno importante, il secondo meno ma comunque indicativo di pigra memoria in germe se riallacciati alla nostra quotidianità, al nostro vivere di corsa. Che è aumentato dopo che a correre si è messo il mondo intero, drogato dalla famosa o famigerata globalizzazione.
Ferruccio Sartorelli, imprenditore ormai di lunga età, guardando nel retrovisore della sua vita – lo facciamo tutti noi anziani – ha voluto recuperare all’attenzione collettiva un suo pregevole nonno che, cervello fino dell’ingegneria, ha fatto grandi cose non solo per la sua terra varesina, ma anche per il Paese. Infatti Ambrogio Baratelli ha disegnato e realizzato moto e auto, già di eccellente profilo tecnico in tempi assai lontani, sino a diventare poi un riferimento europeo grazie alla sua invenzione che permetteva e permette agili manovre a pullman con grande rimorchio, anche nelle strette vie cittadine. Oggi li chiamiamo trambus e possono accogliere il doppio dei passeggeri di un autobus normale. Diverse nazioni europee avrebbero acquistato il brevetto della “volta corretta”, ma la seconda guerra mondiale impedì all’inventore di incassare quanto gli era dovuto.
Ambrogio Baratelli un ingegnere vulcanico, una personalità eccezionale, un uomo che ha vissuto anche gioiosamente essendo stato autore di eccellenti scherzi e protagonista di eventi che suscitarono l’attenzione pubblica.
Insomma un personaggio poliedrico che Sartorelli ha fatto bene a recuperare inquadrando nel contempo le vicende della prestigiosa Carrozzeria Macchi che, credendo nei tecnici del volo avrebbe, ha contribuito al decollo della nostra industria più prestigiosa, l’Aermacchi.
Ferruccio Sartorelli ha ricordato suo nonno con la edizione di un godibile racconto di una ottantina di pagine, trasferite dal computer alla stampa semplice ma elegante, facendo così un grande regalo a Varese e alla storia del suo lavoro.
È una pubblicazione dalla tiratura molto contenuta, non in vendita, ma sarebbe opportuno che le biblioteche la acquisissero perché ha un suo notevole interesse storico: oltre ai brevetti di Baratelli essa recupera pure interessanti vicende industriali, come la fine, che sarà seguita dal clamoroso rilancio, di una impresa, la Carrozzeria Macchi, regina dei mercati europei delle ruote che tramontarono quando il legno venne soppiantato dall’acciaio. Lo sviluppo dell’aviazione vide poi l’Aermacchi prendere quota, grazie appunto anche ad apporti tecnici e professionali dell’ex carrozzeria.
La odierna crisi nazionale della politica, clamorosa ma con una lunga incubazione alle spalle, ha visto irrompere sulla scena nuovi protagonisti e nascite ed evoluzioni spesso negative nell’ambito dei partiti. Era inevitabile che le novità facessero calare qualche sipario e trovassero a Varese, città dimenticona, persone non più attente a coloro che con dignità l’avevano servita. Per esempio con i rinnovi del Parlamento e della Regione, che tutto sommato di poco hanno seguito quelli della sfera comunale, abbiamo assistito all’ibernazione di personaggi che il loro dovere di rappresentanza lo avevano fatto con serenità e con risultati apprezzabili.
Fermo la mia attenzione in particolare su Daniele Marantelli che, stando alle cronache, sembra quasi scomparso dai radar della politica. Eppure Marantelli ha chiuso la sua lunga esperienza parlamentare con un bilancio molto buono e utile per la comunità. L’ultima sua fatica
da deputato varesino è stata l’assegnazione di poco più di un miliardo di euro alle nostre industrie aeronautiche.
E un lavoro di rappresentanza molto positivo Marantelli lo aveva svolto, raccogliendo grandi consensi in termini di voti, anche a Palazzo Estense e in Regione. È stato sempre un nostro ammirevole concittadino, di esemplare correttezza anche nei rapporti con noi cronisti: da rive opposte più volte ci siamo tesi la mano nell’ interesse esclusivo della nostra cara Varese. Dal momento che Marantelli come politico ha ancora davanti a sé anni per mettere la sua esperienza al servizio della nostra gente non resta che sperare in una rapida soluzione della crisi interna del PD. Partito che ha una lunga tradizione popolare, ma che oggi sembra a volte una cooperativa di litiganti.
Due storie diverse, entrambe esemplari, quelle di Marantelli e Adamoli, due grandi servitori di Varese. Per ragioni anche rispettabili non abbiamo più avuto l’apporto di Adamoli, sarebbe un bis inaccettabile l’accantonamento di Marantelli. Lo dico con serenità e fermezza. Adamoli e Marantelli sanno benissimo che non ho mai fatto il tifo per i loro partiti. Il tifo lo faccio da più di ottant’anni solo per una squadra di calcio che dopo tanti trionfi è malinconicamente declinata. Come il suo ex presidente.
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