Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

AUTOLESIONISTI

MASSIMO LODI - 04/05/2018

treRenzi ha fatto bene a chiudere ai Cinquestelle. Se avesse lasciato aperto l’uscio d’un possibile accordo col Pd, gliel’avrebbe sbattuto in faccia il risultato elettorale friulano. Invece di complimentarsi con l’ex premier, il segretario reggente dei democrats (in verità autoreggente: che credibilità rimane a Martina?) ne ha criticato la sortita televisiva da Fazio, e assieme a lui Franceschini e altri d’uno stupefacente/autolesionistico partito, sempre pronto a farsi del male.

Il panettiere Di Maio s’è dovuto rassegnare. I suoi due forni (oltre che col Pd, ne proponeva un altro con la Lega) sono rimasti spenti. Il cerino acceso delle consultazioni per il nuovo governo l’ha invece mantenuto saldo in mano: appare evidente che il responsabile delle trattative fallite è il leader del gruppo parlamentare di maggioranza relativa, tenace nel rivendicare per sé Palazzo Chigi. E infatti i votanti alle elezioni regionali del Molise e del Friuli lo hanno punito.

La vicenda spiega, ancora una volta, come sia facile protestare e difficile proporre. Facile distruggere e difficile costruire. Facile arringare le folle e difficile stringere un accordo istituzionale. Non basta raccogliere voti, bisogna saperli utilizzare. Di Maio, a digiuno di virtù mediatrici, ha dimostrato d’esserne incapace.

Anche a Salvini, nonostante il successo personale e della Lega, non è riuscito di trasformare il consenso del centrodestra in carburante sufficiente a far partire la macchina della legislatura. Tutti fermi dal 4 marzo in poi, ormai due mesi. Che cosa potrà o dovrà succedere perché il convoglio si muova? Non c’è chi abbia una risposta sicura. Il richiamo al senso di responsabilità, che Mattarella insiste a proclamare/diffondere, rimbalza contro orecchie sempre più sorde. La soluzione d’un governo del presidente sembra da scartare, visto il diniego di Lega e Cinquestelle. Resta in piedi l’ipotesi d’un esecutivo formalmente di minoranza -è il suggerimento del centrodestra e la suggestione del Pd renziano- ma in grado di raccogliere in Parlamento il sostanziale appoggio d’altre forze politiche su poche cose da fare e in fretta: la nuova legge di stabilità, il rispetto degl’impegni internazionali dell’Italia, la soluzione alle emergenze sociali, la riscrittura della legge elettorale in chiave maggioritaria. Non semplice individuare chi lo dovrebbe guidare (una proroga a Gentiloni, con modifica profonda dell’attuale sua squadra, sarebbe tanto ragionevole quanto impraticabile; un leghista soft come Giorgetti solleva pro e contro; una terza figura super partes irrita Salvini), e sull’ostacolo finirà per schiantarsi ogni possibilità d’intesa. Salvo miracoli.

Se così sarà, torneremo alle urne. Una sconfitta della politica, una vittoria degli egoismi. Il trionfo della mediocrità, l’affondamento del buonsenso. Soprattutto la presa in giro degl’italiani, ai quali molti raccontano d’aver vinto mentre nessuno (numeri alla mano) è stato in grado di farlo, e per simile motivo ci si trova/si annaspa nel pantano. Ma gl’italiani (do you remember?) se la sono voluta, la presa in giro: sarebbero in ben diversa situazione se non avessero bocciato, nel dicembre 2016, riforma costituzionale e legge elettorale maggioritaria ad essa collegata. Per castigare Renzi han punito sé stessi.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login