Non ricordo chi abbia coniato il detto che il silenzio è d’oro, certamente mai come di questi tempi tenere la bocca chiusa sarebbe aureo considerato che i mezzi di comunicazione sono letteralmente infestati anche da stupidità, pettegolezzi e turpiloquio, quest’ultimo entrato a vele spiegate nelle trasmissioni Rai quasi fosse una conquista di democrazia e di libertà e non un veleno per i giovani.
Ci sono però bocche chiuse che con il loro silenzio ricordano a volte i regimi la cui definizione finisce in “ismo”, perché usano anche il silenzio per imporre la loro volontà, per non dialogare con coloro che li hanno eletti e chiedono approfondimenti e spiegazioni in ordine alle disposizioni di legge. In Lombardia questi trappisti della pubblica amministrazione li troviamo appunto nella sanità pubblica, in un servizio fondamentale per una dignitosa tutela della salute della popolazione.
Con rara mancanza di lealtà spacciando per avanguardia buchi e vani tentativi di rappezzi hanno taciuto il reale scopo delle riforme sanitarie, il risparmio, che proditoriamente applicavano in terra di Lombardia.
Il Varesotto avendo conosciuto per meriti propri il boom del secolo scorso, con l’entusiastica e miliardaria partecipazione di privati, si era dato strutture e uomini di serie A nella gestione della salute pubblica e nelle strutture, Università compresa.
Dai grandi uomini del privato e da un servizio pubblico pure all’altezza della situazione, si è passati ai nani della politica e ai loro furieri, certamente delle star nella distribuzione e nell’applicazione dei devastanti diktat sanitari varati a Milano.
Se non ci fosse stata la grave crisi economica e finanziaria, inizialmente appesantita da presunte aquile del Paese, se non ci fossero stati politici ben lontani come cuore e preparazione
dai loro padri, se ci fossero stati il buon senso e la richiesta leale e aperta ai cittadini di partecipare al recupero della situazione, oggi vedremmo ancora una volta il grande cuore di Varese battere per la comunità intera. Dovremo invece ripartire da zero, restare uniti e batterci per Varese, per non far andare oltre l’armata del silenzio, dell’antidemocrazia, del mutismo politico che è peggio della dittatura.
Già in campagna elettorale avevo fatto notare che per Milano siamo il popolo bue che si può bastonare a volontà tanto si sa che alle urne non tradirà. E invece qualcuno lo si è mandato a casa, e il cuore del Centrodestra, il Sud della provincia, è già in prima fila nella rivolta per la miniaturizzazione degli ospedali, primo passo per risparmiare soldi e riversare parte della popolazione nelle strutture assistenziali private. Che si fanno pagare. Noi a Varese abbattiamo la clinica Santa Maria e la Geriatria quando sarebbero utili per una accoglienza non ospedaliera, ma determinante per centinaia di anziani cronici.
Io non faccio appelli al governatore Fontana e all’assessore Cattaneo, già rifiutato dai suoi elettori. A Fontana ricordo però la sua tribolata presenza come sindaco sempre inascoltato dai ras di Milano. Facendolo governatore in qualche modo lo hanno risarcito, tenti a sua volta di risarcire la città che lo ha stimato. Senza rivoluzioni, ma con il buon senso.
Tenga alla larga i furieri, tanto amati da Cattaneo, e riallacci il rapporto con i sindaci del nostro territorio, con la popolazione e i suoi ottimati. Che vogliono aiutare un ospedale di Circolo bene riavviato e riavere una eccellente Università alla quale si possa tranquillamente affidare i figli, la classe dirigente della Varese dei futuri Anni 50.
Ignorare che la sanità italiana è in grave difficoltà perché si è speso molto e male è un dovere civico, Roma e Milano hanno il diritto di chiederci qualche sacrificio, ma non di azzerare diritti e situazioni positive mentre rivoli di denaro continuano a scorrere in altre direzioni.
E siamo stufi di vedere teatrini che promettono novità per risolvere i gravi problemi del Pronto Soccorso. L’ ultimo: un addetto al traffico, chiamiamolo così che in qualsiasi momento conosca il numero dei posti letti liberi. Tutti coloro che, a diverso titolo, nel secolo scorso si occupavamo dell’ospedale secondo i furieri di oggi non hanno una moderna cultura dell’assistenza, però con una telefonata avevano il punto della situazione sui ricoveri. Proprio perché all’inizio del turno di notte un infermiere del Pronto Soccorso contattava o controllava di persona ogni reparto prendendo nota dei letti liberi.
Il rapporto alle 7.30 del mattino veniva inoltrato alla direzione sanitaria che durante il giorno aveva modo di essere in tempo reale a conoscenza del numero dei degenti.
Sapete chi voleva anche il controllo notturno ? Era il direttore sanitario, per evitare eventuali accuse di omissioni di soccorso. E si trattava di un ospedale di 1400 letti.
Oggi per Palazzo Lombardia, pensatoio della sanità, i posti occupabili per Varese e il suo territorio sono 475! E se dovesse esserci una omissione di soccorso forse le responsabilità sulla disponibilità di letti sarebbero dei medici e degli infermieri.
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