Illustre architetto nato ad Induno il 2 aprile del 1818, morto a Varese nel 1899 nella sua abitazione all’angolo di Via Fiume con Viale Aguggiari, dove oggi sorge il solito orrendo condominio, Carlo Maciachini è famoso per progetti e restauri di chiese e cimiteri, soprattutto a Milano, città che gli ha dedicato un piazzale ed una fermata Metro.
Il lavoro suo più importante resta il progetto del Cimitero Monumentale di Milano, dove realizzò anche 14 edicole (cappelle), ma non meno importanti sono i rifacimenti delle facciate di chiese tra le più belle di Milano, ricche di storia, come san Simpliciano, legata alla battaglia di Legnano del 1176; san Marco, fatta costruire dai milanesi per ringraziare i veneziani dell’ aiuto nella lotta contro il Barbarossa e presso la quale un giovane Mozart soggiornò per alcuni mesi, come ricorda la targa sulla facciata stessa. Più importante ancora il progetto per il tempio serbo ortodosso della Santissima Trinità e san Spiridione, a Trieste, la cui facciata ci induce a cercare quali rapporti esistessero tra il Maciachini e Lodovico Pogliagli, nato nel 1857, forse debitore, lui varesino d’adozione con la stupenda casa museo al Sacro Monte di Varese.
Maciachini lavorò alla cupola del Duomo di Pavia, trovando enormi problemi strutturali; a Busto Arsizio per l’ampliamento di Palazzo Gilardoni e a Varese col progetto del cimitero di Giubiano che venne inaugurato il 2 maggio del 1880. Suo anche il disegno del cimitero di Induno Olona la cui facciata di ingresso è ben riprodotta in 6000 esemplari su di un elegantissimo foglietto erinnofilo emesso da Poste Italiane, col ritratto di Carlo Maciachini che si può ancora acquistare negli uffici postali centrali varesini e presso il Comune di Induno Olona.
Il giovane Maciachini, ebanista ed intagliatore, si trasferì ancor giovanissimo a Milano dove frequentò i corsi di Ornato all’Accademia di Brera. Aveva progettato allora solo i capitelli della Chiesa di Bodio, sul lago di Varese e il pulpito della Basilica di san Vittore, sempre a Varese. Scrive la professoressa Ornella Selvafolta nella sua guida, introvabile, “ Il Cimitero Monumentale di Milano” (Silvana Editore, 1996): “…È importante nell’architettura del Maciachini l’uso dei materiali, l’attenzione posta alle loro qualità funzionali e alla resa cromatica, giocando sull’alternanza tra il bianco del Botticino ed il rosso scuro della pietra Simona nelle fasce orizzontali che cingono le costruzioni principali, o sull’ abbinamento tra il laterizio a vista con i graniti e le pietre marmoree del veronese. È importante la ricerca di varietà che si esprime nell’avvicendarsi di parti chiuse e parti aperte, nell’andamento mistilineo delle costruzioni e nella ricchezza dei dettagli disegnati con l’interesse e la fantasia dell’antico intagliatore. L’impronta eclettica che governa il progetto Maciachini, l’abile fusione di stili e motivi….” che diventa qui al Monumentale, il “ carattere” definito lombardo misto di elementi bizantini.
La munificenza di Alberto Keller, industriale della seta di origine ebraica, permette alla sua Milano di stabilite un primato europeo: il primo Tempio Crematorio avviato nel 1876, sul lato estremo a nord del Monumentale, avviato poco prima di quelli di Lodi e di Varese. Maciachini, amico del Keller, lavora al progetto. Il tempio crematorio è costituito da un corpo centrale a base quadrata preceduto da un vestibolo a doppio emiciclo. Il vestibolo ospita diverse urne cinerarie mentre il soffitto viene decorato con uno stile dove il greco si fonde con colori e suppellettili di gusto pompeiano. Alberto Keller fu il primo defunto cremato in Italia, nel 1876, nel Tempio Crematorio del Monumentale.
La Massoneria milanese darà un ulteriore segno di munificenza con la solenne cerimonia per la posa del monumento, adorno di simboli massonici, al Gran Maestro Agostino Bertani, medico, garibaldino, patriota, studioso ed uomo politico di spicco del Risorgimento, monumento donato dal massone Vincenzo Vela, grande scultore di terra ticinese, nel 1888.
Occorrono volumi per raccontare il Monumentale e le sue ricchezze artistiche e storiche. Rimandiamo al lavoro di Carla De Bernardi e Lalla Fumagalli “La Piccola Città, Il Monumentale di Milano” (Jaca Book, 2017) per il godimento di questo poema epico milanese e lombardo dove artisti della nostra terra prealpina hanno lasciato memorabili opere (Eugenio ed Eros Pellini, Floriano Bodini; Enrico Butti, Vincenzo Vela, Luigi Buzzi) tra i tantissimi altri grandi.
Un Comitato per le Celebrazioni in occasione dei 200 anni dalla nascita si è costituito grazie al Comune di Induno Olona che ha trovato sinergie con quello di Milano e di Varese, con Socrem Milano (Giovanni Bossi) e Socrem Varese (chi scrive) e la Pro Loco di Induno Olona. Vitale è stato l’apporto dell’assessore Emanuele Marin, di Betta Cacioppo, brillante guida, Valerio Crugnola, l’anima filosofica, dell’architetto Gian Franco Ferrario, autore di un interessante testo sui cimiteri di Varese “ Luoghi della memoria” reperibile presso il Museo di Villa Mirabello a Varese. Colonne del Comitato sono Carla de Bernardi e Lalla Fumagalli fondatrici di “Amici del Monumentale di Milano”, studiose, scrittrici ed inesauribili guide al Monumentale che è poi un vero Museo a cielo aperto, grazie anche a Carlo Maciachini, gloria di Induno Olona e di Varese.
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