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SOLITO GRANDE GARBOSI

ETTORE PAGANI - 06/04/2018

Garbosi portato in trionfo dopo una vittoria della Ignis Varese

Era venuto due volte a Varese l’Enrico. La prima come giocatore-allenatore di una Pallacanestro Varese che gli aveva tributato anche un trionfo quando alla palestra di via XXV Aprile aveva battuto una grande Virtus certo più grande dei ragazzi varesini sempre all’altezza di farsi rispettare ma non ancora con possibilità da guadagnare i vertici della classifica.

Quella Varese che prima che passasse agli ordini del veneziano puro sangue aveva pareggiato (allora si poteva) con la Reyer che come allenatore aveva proprio lui veneziano per nascita e tutto il resto.

In questo pareggio alla Misericordia (ottenuto da Giancarlo Gualco proprio sul finire evitando la sconfitta) Varese aveva in panchina Bough, uno di colore che – e non si capì mai perché – fu poi illogicamente sostituto mentre la squadra se la cavava bene in seconda posizione.

La seconda calata varesina di Garbosi poteva vantarsi di maggiori credenziali con quello scudetto conquistato per l’anno 1960/1961 marcato Ignis.

Un Garbosi approdato dalle acque di laguna a quelle di lago.

L’Enrico si era portato una fresca sposina – Miriam – manco a dirlo di eccellente origine cestistica. Di qui la presenza stabile di entrambi con l’intera famiglia poi aumentata nel numero.

Il primo scudetto della Pallacanestro Varese “fu ottenuto”, dunque, proprio con Enrico Garbosi in panchina.

Fu un trionfo per tutti: società, squadra, allenatori e tifosi.

È giusto non solo bello che ogni anno la Pasqua sia accompagnata dal trofeo dedicato a Enrico Garbosi nato da un’idea di Paolo Vittori e nel tempo ingigantito in tutto, dalle splendide partecipazioni, al pubblico che lo segue.Un omaggio al minibasket che più meritato di così non avrebbe potuto essere.