In Germania hanno impiegato sei mesi a fare un governo e nessuno in Europa si è stracciato le vesti, e men che meno i tedeschi.
In Belgio il tempo impiegato è stato di 532 giorni (un anno e mezzo) nel 2010 e di 5 mesi nel 2014. In Olanda di 208 giorni (7 mesi) nel 2017. Eppure sono lì tutte e tre, dignitosamente europei (anche se non del tutto europeisti) e dignitosamente Stati sovrani.
In pochi rilevano questo andamento nel cuore del vecchio Continente. Si chiama democrazia parlamentare, e forse l’avevamo dimenticato. Si chiama democrazia parlamentare ed è quella particolare forma di organizzazione dello Stato in cui la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Si chiama democrazia parlamentare ed è quella prevista dall’articolo 1 della nostra Costituzione.
Abituati, o forse rassegnati, da troppo tempo ad una democrazia da fast food, cotta e mangiata, non importa se con ingredienti nocivi o difficili da digerire,”purché se magna”, facciamo fatica a riorganizzare gli schemi mentali con i quali comprendere i tempi che un Parlamento, tornato al suo ruolo centrale della vita democratica, impiega a trovare la formula, comunque non facile, per dar vita ad un Governo stabile.
La nuova legge elettorale infatti ci ha consegnato un cocktail di aggregazioni rappresentative democratiche, che ricorda molto un “brodo primordiale”, da cui ebbe poi origine la vita sul nostro pianeta, che però necessitava, oggi come quattro miliardi di anni fa, di un addensante (così lo hanno chiamato gli scienziati della Georgia TECH che l’hanno scoperto).
Non so e francamente non mi interessa sapere quale sia stato quello di quattro miliardi di anni fa. So invece quale mi piacerebbe che fosse quello di oggi riferito al nostro Paese: la voglia di fare il meglio per il benessere dell’Italia e degli italiani. La volontà dei cittadini elettori ha mandato in soffitta, archiviandoli spero per sempre, patti del caminetto, accordi del Nazareno ed altre formule che poco somigliano alla volontà dei nostri Padri Costituenti.
Si tratta di trovare, con le formule parlamentari, i punti di convergenza fra le forze politiche;se saranno più di quelli di divergenza basterà aggiungere l’addensante e l’alchimia è fatta.
Sabino Cassese, giurista accademico e giudice emerito della Corte Costituzionale, indicato come possibile incaricato per la formazione di un Governo del Presidente,nel dichiararsi indisponibile ad una simile ipotesi, ha tuttavia indicato la soluzione trovata in Germania.
Gli aventi titolo ad aspirare a formare un Governo, dopo tre mesi di inutili trattative,hanno nominato in seno al Bundestag una commissione che individuasse i punti di convergenza.In due mesi ne hanno trovati 194.
La Germania ha un Governo.
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