Quale migliore possibilità, per introdursi nella Settimana Santa, che ascoltare dal vivo l’esecuzione della Passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach? Una esperienza che ho potuto fare il sabato sera prima della Domenica delle Palme insieme ad alcuni amici a Monaco di Baviera, dove nella chiesa evangelica di Sankt Markus, il coro e l’orchestra MünchenKlang, composto da più di cento elementi, ha eseguito con maestria il capolavoro del grande musicista.
La Passione secondo Giovanni appartiene, come quella secondo Matteo dello stesso autore, al genere degli oratori: si tratta di opere musicali e canore composte per rendere più bella ed espressiva la liturgia.
Il testo fondamentale è quello del Vangelo di Giovanni, ai capitoli 18 e 19, secondo la traduzione in tedesco di Martin Lutero, che viene cantato in forma integrale dai solisti e dal coro e commentato a più riprese da arie e da corali.
Il genio musicale di Bach riesce con straordinaria inventiva a compenetrare a tal punto la musica ed il messaggio religioso da renderli un tutt’uno, che tocca il cuore di chi ascolta.
In particolare commuovono i corali, che aiutano ad immedesimarsi con la passione di nostro Signore e con quello che essa rappresenta per la singola persona e per l’umanità intera.
Ne riporto tre. Il primo corale è quello che introduce il riconoscimento di fede, che la contemplazione della passione di Gesù confermerà nell’animo del credente: “mostraci attraverso la tua passione come Tu, vero figlio di Dio, in ogni tempo, anche nella più grande umiliazione, sei stato glorificato”; è il paradosso della croce, la gloria attraverso l’umiliazione di una morte ignominiosa.
Il secondo viene cantato alla fine della prima parte, a commento del tradimento di Pietro:
“Pietro, che dimentica il passato, rinnega il suo Dio, ma poi trafitto da uno sguardo, piange amaramente” e qui l’implorazione del credente “Gesù guarda anche me, quando io non voglio pentirmi, quando io ho compiuto il male, tocca la mia coscienza”.
Il terzo corale è quello finale: “Oh Signore, fai che il tuo caro piccolo angelo, nell’ora estrema, riconduca la mia anima nel grembo di Abramo e che il mio corpo…libero da ogni tribolazione e da ogni pena, riposi dolcemente fino all’ultimo giorno. E allora risvegliami dalla morte e fa che i miei occhi ti vedano pieni di gioia, oh Figlio di Dio”.
L’invocazione conclusiva chiede che si realizzi quello che Gesù stesso ci ha promesso: “Quando tornerò vi prenderò con me e sarete anche voi dove sarò io”.
Una promessa che nella sua morte e resurrezione ha iniziato a compiersi.
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