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Urbi et Orbi

LETTERGATE

PAOLO CREMONESI - 30/03/2018

papiLa crisi ai vertici della comunicazione vaticana, culminata con le dimissioni di monsignor Edoardo Viganò al termine di quella che giustamente è stata definita una “Lettergate”, rischia di far passare in secondo piano l’intento della operazione: mettere a tacere chi contrappone il papato ‘teologico’ di Benedetto XVI a quello ‘pastorale’ di papa Francesco. Tesi che non a caso, nello scritto all’origine del caso, Ratzinger bolla come ‘stolto pregiudizio’.

Da tempo infatti blog, ambienti ecclesiali ma anche una parte della Curia vaticana alimentano una diffidenza verso Bergoglio considerato da un lato troppo latino-americano per comprendere l’Europa liberale. Dall’altro lato privo della preparazione teologica e filosofica necessaria per rivestire l’ufficio petrino.

Prova di tutto ciò per i detrattori sarebbe il suo linguaggio troppo semplice ed una certa indifferenza al mondo intellettuale.

In realtà la semplicità di papa Francesco è l’esito di una scelta deliberata. Come recenti pubblicazioni hanno dimostrato – tra le ultime la poderosa biografia intellettuale di Jorge Mario Bergoglio scritta da Massimo Borghesi per Jaca Book – dietro gli interventi di papa Francesco vi è un pensiero molto ricco che si nutre di una profonda formazione intellettuale. Non solo argentina (i gesuiti sono internazionali) ma trasversale. Attinge alla scuola di Lione di Gaston Fessard e Henri De Lubac. Incontra Von Balthasar e Michel De Certau. Lo porta a presentare per il suo dottorato una tesi su Romano Guardini. Si alimenta delle opere di Methol Ferré e Augusto Del Noce. La sua semplicità è l’esito di una complessità.

Lo stesso discorso vale per il versante lettarario. Bergoglio, che è stato professore di teologia, filosofia e letteratura, spazia dalla poesia ‘gaucha’ di Martin Fierro, alle iperboli di Luis Borges. Ama Dostoevskij e legge piu volte i Promessi Sposi. Apprezza i paradossi di Chesterton e cita nella sua prima omelia Leon Bloy. Scorre nel suo poco tempo libero le pagine di Charles Peguy. Guarda e riguarda ‘Il Pranzo di Babette’.

In sintesi: più si leggono le sue encicliche e le sue omelie, più si capisce quanto papa Francesco sia padrone di una vasta cultura curiosa della realtà e desiderosa di incontrarla.

Quando Karol Wojtyla venne eletto Papa il 16 Ottobre 1978, il ‘paese lontano’ da cui proveniva divenne rapidamente oggetto di studi e viaggi volti a conoscerne il retroterra. Grazie a tanti intellettuali, giornalisti e studiosi (si pensi alle pubblicazioni del Centro Cseo) vennero immesse in Italia una serie di materiali sino a ieri sconosciuti. Forse è il caso che anche oggi la vecchia, molto vecchia Europa compia nei confronti dell’America Latina lo stesso umile sforzo.

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