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Società

“AVVENIRE”, 50 ANNI

SERGIO REDAELLI - 30/03/2018

avvenireIl quotidiano d’ispirazione cattolica Avvenire compie cinquant’anni. Mezzo secolo di battaglie sui temi della difesa della vita, della bioetica, dell’economia dal volto umano, dei diritti degli ultimi, dei migranti e dei cittadini senza voce. Una voce fuori dal coro che racconta l’originalità del mondo cattolico e fa cronaca rispettando uno stile che è anche sostanza. Con centodiecimila copie è al quinto-sesto posto fra i quotidiani generalisti italiani (dati 2016). Ha un lettore di cultura medio-alta, fedele e curioso, che lo sfoglia 50 minuti al giorno contro il 18 della media italiana. Un terzo dei quali composto da sacerdoti, in buona parte giovani.

Il giornale esordì il 4 dicembre 1968 nel segno di Paolo VI e della Conferenza episcopale italiana. Allora i quotidiani cattolici erano sei, tutti editi al Nord, quattro a diffusione locale, Il Cittadino di Genova, L’Eco di Bergamo, L’Ordine di Como, L’Adige di Trento e due a diffusione interregionale, L’Italia di Milano e L’Avvenire d’Italia di Bologna. La situazione economica non era florida, la tiratura limitata, modesta la capacità di fare opinione, il passivo sempre più pesante. Il pontefice, già arcivescovo di Milano e figlio di un giornalista, Giorgio, tra i fondatori del Partito Popolare a Brescia, pensò a una fusione.

​Papa Montini voleva tradurre lo spirito del Concilio Vaticano II in uno strumento popolare d’informazione e di giudizio sulla realtà del mondo contemporaneo. “Da tempo aveva in animo l’idea di un grande quotidiano cattolico sul tipo del francese La Croix”, rivela Angelo Majo nel libro “La storia della stampa cattolica in Italia”. Nacque così Avvenire che raccolse l’eredità dei due quotidiani cattolici di Milano e Bologna. Il giornale voleva essere lo specchio del variegato mondo cattolico e interpretarne i nuovi fermenti. Il pacchetto azionario era diviso tra la Conferenza Episcopale Italiana e la diocesi di Milano.

Per gestirlo fu fondata la Nuova Editrice Italiana e la scelta della sede cadde su Milano. Del consiglio di amministrazione furono chiamati a far parte l’ingegner Giovanni Battista Vicentini, presidente, Gian Sandro Bassetti vicepresidente, Giampiero Dore, Giuseppe Lazzati, Giuseppe Restelli, Giuseppe Glisenti, Vittorio Bachelet, Angelo Salizzoni, Vittorino Veronese e i monsignori Giuseppe Bicchierai e Renato Corbella. La direzione fu affidata a Leonardo Valente che nell’editoriale del primo numero scrisse: “Cercheremo di metterci nella prospettiva nuova di un quotidiano che sia dei cattolici più che per i cattolici”.

A Valente, in sella neppure un anno, succede Angelo Narducci per oltre dieci, poi eletto deputato europeo nelle liste DC; quindi Angelo Paoluzzi e Piergiorgio Liverani, presidente dell’Azione Cattolica romana, fino al 1983; il giovane Guido Folloni vicino a Comunione e Liberazione per sette anni; Lino Rizzi fino al 1993 e Dino Boffo per quindici. Il quotidiano tratta i grandi temi della vita, della famiglia, dell’educazione, dei cattolici e la politica. Nel 1972 è il primo ad usare la teletrasmissione in facsimile. Approda su Internet (1998) e si arricchisce dei supplementi Luoghi dell’Infinito e Noi Genitori e Figli (entrambi mensili) e del giornale per l’infanzia Popotus, oggi bisettimanale.

Dall’autunno 2009 la direzione è affidata a Marco Tarquinio e il giornale registra un trend di crescita in controtendenza rispetto alla media dei quotidiani. “Avvenire – dice Tarquinio – è un giornale mai aggressivo, spesso scomodamente e quasi inevitabilmente fuori dal coro”. I lettori, in gran parte abbonati, si avvalgono delle applicazioni per smartphone (2010) e tablet (2011), dello sviluppo del sito Avvenire.it e della presenza su Facebook, Twitter e You Tube. Originale, grazie all’impegno dei cappellani, è la diffusione del quotidiano in settanta istituti penitenziari italiani. Dai carcerati giungono tante lettere in redazione e il giornale in cella è anche la loro voce.

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