In questo periodo quaresimale ho ricevuto da due mie carissime amiche, in momenti distinti, la foto qui riprodotta, che si vorrebbe facesse il “giro del mondo entrando nel cuore dei superbi”. La didascalia – Il bambino e il Crocifisso: un amorevole abbraccio – insieme all’immagine intensa e dalla tenerezza infinita, mi auguro susciti tra i lettori del digitale, riflessioni, meditazioni, considerazioni, circa tutte le problematiche negative del nostro mondo in declino, ma nel contempo dia un impulso di speranza per un rinnovato e più sereno modo di vivere.
Anche una semplice immagine può aiutare a ripercorre il periodo quaresimale con uno slancio nuovo, certi che Dio non ci abbandona mai, né si dimentica di noi, ma anzi sta sempre con noi.
Quaresima è pur sempre un mistero di amore, di quell’Amore immenso e sconfinato fatto di attenzioni continue verso di noi da parte di Dio, che si china sull’umanità effondendole la Sua grazia e infondendole una Vita nuova e inondata di Luce. Lasciamoci illuminare da Lui che conosce bene il dolore del Venerdì Santo!
Non sappiamo chi sia, da dove venga, come si chiami questo bambino dalla camiciola verde e dal ciuffo spettinato. Appoggia l’orecchio e la guancia destra sul volto e il torace di Cristo quasi in attesa di un alito vitale: è troppo piccolo per capire cosa è la morte ma sembra già così grande per percepire la sofferenza. Con le sue manine e gli occhi socchiusi abbraccia in modo avvolgente e accarezza delicatamente il capo di Gesù: sembra parlarGli soffusamente, pensa forse di poterLo consolare o di asciugarGli le gocce di sangue che scendono sul viso dalla corona di spine. Come è facile per i bambini, il nostro piccolo si è forse sdraiato di fianco, per terra, visto che il crocifisso sembra coricato su un piano di erba e di sasso. Ha un sorriso appena accennato questo bimbo “universale”, che appare in attesa di una risposta o meglio di numerose risposte che lui sollecita attraverso un dialogo empatico con l’amico Gesù.
Sono parecchie le domande che come portavoce di tutti i bambini del mondo vuole esprimere. Sa parlare forse appena, ma non è ancora in grado di formulare discorsi importanti. Ma l’amico Gesù sa leggere nel cuore suo e in quello di tutti i bimbi che attraverso la loro semplicità, l’innocenza, il candore domandano : “Caro Gesù perché in Siria sono morti tanti nostri amici ? Erano forse cattivi ? Perché l’angelo custode di Alessia e Martina non le ha protette dalla furia del loro papà? Perché tanti bambini non sono amati dai loro genitori che invece li maltrattano, li violentano, li abbandonano? Perché ci sono tante orchi che si spacciano per nostri amici e poi invece ci fanno del male? Ma perché il mio papà non è più con la mia mamma dopo che hanno litigato tanto e io li ho sentiti tante volte urlare? Avevo paura e nascondevo la testa sotto il cuscino. Io voglio bene a tutti e due e vorrei proprio che ritornassero anche loro a volersi bene come prima. Sai, caro Gesù, sono andato a trovare in ospedale il mio amico Giovanni: lui era contento di vedermi, mi ha mostrato tanti giochi che gli hanno portato, abbiamo sfogliato un libro, ma mi pareva strano, si stancava subito, aveva gli occhi tristi e la pelle del viso e delle mani chiara chiara. Ho chiesto perché Giovanni è così alla mia mamma, quando siamo tornati a casa. Lei mi ha parlato di una malattia dal nome difficile e mi ha detto che per Giovanni bisogna pregare tanto. Caro Gesù fai uno sforzo anche Tu per il mio amico e per tutti gli altri bambini che io ho visto quel giorno in ospedale. Ti chiedo di non farli soffrire. Scusami, ma ho ancora un’altra cosa importante da dirti: perché muoiono le mamme o i papà quando noi bambini abbiamo ancora bisogno di loro per crescere e diventare grandi? Per questo ho capito però che devo chiederti un aiuto particolare: parla Tu, caro Gesù, con la Tua cara Mamma che è tanto tenera, buona, dolce affinché dia dei baci e delle carezze particolari ai bambini che qui non possono più chiamare “ mamma “ o “papà”. Quando i loro occhi si riempiono di lacrime, fai subito intervenire la Tua grande Mamma a consolarli. Io di Te mi fido. Caro Gesù quante cose abbiamo ancora da chiederTi noi bambini del mondo, ma non osiamo più, ora, di fronte al Tuo viso freddo e rigato di sangue: vorremmo che la carezza e il bacio di tutti noi, Ti riscaldassero e Ti facessero tornare con la Tua Mamma come durante le nozze di Cana. Noi sappiamo che Tu non ci tradisci, che tornerai magari a giocare con tutti noi bimbi del mondo, noi Ti aspettiamo. Ancora un bacio dai tuoi amici. Ti vogliamo tanto bene. Un ciao grande“
La foto di questo bambino che sembra comunicare in modo commovente e profondo con Gesù, a me ricorda il dialogo tra il Signore e Marcellino pane e vino, nel testo di J. M. Sanchez Silva – che ha poi ispirato il film omonimo – e che da bambinidi parecchi anni fa avremo tutti letto. Era colpito Marcellino al vedere quel “corpo nudo e grande” per cui “toccandogli le gambe scarne e dure “ gli disse: “Hai tutta l’aria di chi ha fame“. E così gli portò un pezzo di pane che il Signore mangiò.
In un secondo momento il Signore chiese a Marcellino: “ Non hai paura ? “ “Ma proprio non ti faccio paura ?” “ No!” rispose “Sai dunque chi sono ?” “Sì !“ “Sei Dio!” rispose Marcellino. Successivamente ecco ancora dire al Signore : “ Senti, hai molto sangue nel viso e nelle mani e nei piedi. Non ti fanno male queste ferite ?” e poi ancora “ Non te le potrei curare io ?” [….] Struggente è poi nella parte finale il dialogo sempre tra Gesù e Marcellino sulla mamma di quest’ultimo, che lui non ha conosciuto, e la mamma di Gesù, fino all’epilogo quando il Signore disse : ”Marcellino, sei stato davvero buono e Io in premio, voglio darti quel che desideri di più.” “Voglio solo vedere mia mamma e poi anche la Tua “. Questa la risposta di Marcellino, che fu così come sappiamo, accontentato e accompagnato dolcemente da entrambe.
Anche il nostro bambino “universale” non sembra avere paura del Crocifisso: questo perché nella sua spontaneità ogni bimbo percepisce la fonte vera dell’affetto e dei sentimenti rassicuranti. L’amore di Dio è percepito come certo, alla pari dell ’amore di ogni genitore, quindi sicuro come una culla avvolgente o un abbraccio rasserenante, dopo qualunque tipo di pianto. Noi adulti abbiamo molto da imparare dai bambini!
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