Sembra di vivere su di un altro mondo. Nel grande dibattito che in queste settimane avvolge l’Italia sembrano lontani, sparsi nell’universo, i veri problemi che una società in profondo cambiamento deve affrontare. Si parla di alleanze tattiche, di compromessi sulle alte cariche, di accordi bizantini per formare un governo, di nuove elezioni come (illusorio) passaggio risolutore.
Intanto, per fortuna, l’economia va avanti, molte imprese stanno ottenendo buoni successi soprattutto all’esportazione, i mercati finanziari non appaiono particolarmente preoccupati per la difficile evoluzione politica. Eppure proprio la politica resta un elemento fondamentale per affrontare in maniera costruttiva le nuove sfide di una società che sta profondamente cambiando e che sta offrendo nuove ed importanti opportunità di sviluppo.
Ci sono tre aspetti che meritano di essere affrontati abbandonando i vecchi schemi e cercando di valorizzare quando può emergere dal cambiamento.
Ma una società di anziani non è necessariamente una società “vecchia” tanto che sempre più spesso si usa il termine “longevità”. Così come si è spostata in alto l’asticella della speranza di vita, così, anche grazie alle nuove tecnologie, sono aumentate le possibilità di lavoro, ma soprattutto di impegno all’interno della dimensione economico-sociale. La politica deve aiutare la società ad aprire nuovi spazi, non deve penalizzare chi attraverso il lavoro crea nuova ricchezza, non deve considerare gli anziani solo come un fardello per la spesa sanitaria e previdenziale.
Di tutto questo si parla molto, troppo poco. Forse perché non esistono soluzioni facili, forse perché il consenso non si gioca sulla concretezza della vita quotidiana, forse perché è difficile uscire dai vecchi schemi. Ma sui fronti del lavoro, delle tecnologie, degli anziani non abbiamo solo dei rischi, ma soprattutto delle grandi e nuove opportunità. Ci vorrebbe una grande iniezione di fiducia in un paese in cui tuttavia, come ho già avuto modo di sottolineare, sembrano sempre avere il sopravvento i mai affaticati cultori del malumore.
You must be logged in to post a comment Login