Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

CALENDARIO

MASSIMO LODI - 23/03/2018

calendaProponiamo uno zic di buon senso, pur nella certezza che sarà giudicato baggianata politica. Se il nuovo Pd cerca un nuovo/vero leader, farebbe meglio a liberarsi dalle logiche correntizie e puntare su Carlo Calenda, ex manager Sky, Ferrari, Confindustria e ministro uscente dello Sviluppo economico. Pochi giorni fa all’assemblea dei Democrats ha detto ciò che da tempo si sperava qualcuno dicesse: piantiamola con la sindrome da asilo Mariuccia. Era in corso il dibattito sulle colpe di Renzi: passate, presenti e future. Perché c’è chi già ipotizza prossime e imminenti colpe di Renzi, anche se Renzi non è più Renzi. Il Pd in parte (in gran parte) seguita ad essere il solito: tutti contro tutti, nella linea tradizionale della casa. E con una speciale acrimonia verso l’attuale segretario.

Calenda ha preso la tessera del partito per denunziare il vizio malefico. Ascoltata l’ammuffita tiritera, ha aggiunto a quanto citato nell’incipit altre tre cose che ci si aspettava fossero finalmente dichiarate: 1) i governi Renzi e Gentiloni sono stati tra i migliori della storia repubblicana; 2) la riforma costituzionale bocciata nel dicembre 2016 avrebbe cambiato orizzonte al Paese; 3) l’Italia, dati i suoi confini e l’affaccio sul Mediterraneo, è vittima assai più d’altri Paesi di una congiuntura mondiale sfavorevole, pagando un elevato prezzo.

Pochi/chiari concetti riassumibili in una parola: realismo. Calenda ce la racconta come la racconterebbe chiunque abbia occhi per vedere, orecchie per sentire, competenze per cogliere, qui e là. Interpreta un agile riformismo/liberalismo e lo fa alla maniera, e allo stesso tempo alla rovescia, d’un Salvini o d’un Di Maio: usa linguaggio semplice, esprime idee largamente condivise, va al cuore della quotidianità. È uno che la conosce, e si vede. Lo ascolti (quando venne a Varese il mese scorso, c’era il teatro Santuccio sold out per lui) e ti fai l’idea che, beh, è un tipo sul quale varrebbe la pena d’investire.

Ecco, speriamo che nel Pd colgano l’insperata occasione che gli si presenta nel livido momentaccio. Non è vero che la sinistra va verso la sparizione. È vero il contrario: la sinistra può rinascere, se smette i vecchi abiti e si adegua al costume contemporaneo. Ci vogliono obiettivi nuovi, modi di comunicazione nuovi, personaggi nuovi. Calenda sintetizza il tris. La sua iscrizione al Pd nel momento della più umiliante sconfitta ne sta chiamando d’ulteriori (pensiamo a quella dell’assessore varesino alla Cultura, Roberto Cecchi, ex sottosegretario ai Beni culturali con Monti) e questo significherà pure qualcosa. D’altra parte il rimodellato partito che auspica/sogna Walter Veltroni (lo ha spiegato in un’intervista al Corriere) offre il profilo di modernità sagomato da Calenda. La società civile, così di frequente citata a capocchia e nella quale pescare risorse fresche per ripartire dopo la sconfitta, è composta di tanti come lui. Rappresentano giusto il contrario delle polverose figure che han condotto alla rovina una forza politica di pregio storico, stolidamente interpretando il ruolo che i cittadini avevano loro assegnato. Per riconquistare prima i secondi e poi il primo, non basta voltare pagina. Bisogna scrivere un libro inedito. Anzi no, un semplice taccuino. Un almanacco. Un Calendario.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login