Dallo scorso settembre l’Inps si occupa di gestire i dipendenti malati degli enti pubblici con risultati significativi. Attraverso l’analisi dei certificati redatti a seguito dei nuovi controlli, si sono evidenziati due dati: una diminuzione del 13,1% dei certificati e del 10,6% dei giorni di malattia. Queste variazioni sono dovute al calo dei certificati brevi.
Il raffronto è con l’ultimo quadrimestre del 2016. In termini relativi risulta che i lavoratori con almeno un giorno di malattia sul totale sono passati, nella Pa, dal 33% del 2016 al 29% del 2017. Ma sono un po’ tutti positivi gli indici offerti dal primo Osservatorio statistico sul Polo unico. Scende il numero medio dei certificati dei lavoratori pubblici: si passa dai 7 certificati ogni 10 dipendenti del 2016 ai 6 certificati ogni 10 del 2017, mentre nel settore privato (dove però l’età media è più bassa) la media rimane a 4 certificati ogni 10 lavoratori.
Dagli organi di informazione ho appreso come il presidente dell’inps, Tito Boeri, abbia affermato che il Polo unico «tutela i lavoratori e scoraggia i comportamenti opportunistici». Secondo il numero uno dell’istituto, le nuove competenze sui controlli hanno avuto «effetti importanti sui comportamenti, come dimostra il calo dei certificati di breve durata, quelli che spesso vengono presentati alla fine o all’inizio della settimana, quando si concentrano le azioni più opportunistiche». Minori assenze, insomma, a beneficio della produttività dei comparti pubblici interessati (tutti tranne la difesa e la sicurezza), con la prospettiva di un allineamento delle durate medie delle malattie registrate tra pubblico e privato.
Inps può effettuare visite di controllo sia su richiesta delle amministrazioni che trasmettono i certificati sulla piattaforma on line (superando la richiesta via fax ai medici delle Asl) sia d’ufficio. Dal debutto del Polo unico sono stati fatti controlli domiciliari per i dipendenti pubblici di poco inferiori ai privati assicurati (144 mila nel pubblico e 178 mila nel privato), pur in presenza di un numero di certificati medici di gran lunga inferiore (1,7 milioni rispetto a 4,3 milioni). A valle di queste verifiche è risultato un tasso di idoneità (che misura le visite che hanno dato constatato l’idoneità per il ritorno in ufficio rispetto al numero di visite effettuate) maggiore nel pubblico rispetto al privato: 38% contro il 34%. «Si tratta di un sistema che lavora con un algoritmo che consente di selezionare le visite e affinare sempre più le nostre verifiche» ha spiegato Boeri.
Ho pertanto scritto ai Sindaci di Varese, di Busto Arsizio, di Gallarate per verificare se questi dati nazionali siano confermati da quelli locali.
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