Ho avuto modo di vivere nella nostra città un momento che mi ha affascinato: la bellezza del pensiero logico, la bellezza della logica matematica, il rispetto del valore dei numeri, la ricerca e lo studio dei valori statistici, l’interpretazione oggettiva dei fatti inquadrati ed evidenziati in schemi matematici che permettono di comprendere immediatamente il valore di un evento, interpretandolo numericamente nella sua reale e concreta entità così da saper e poter suggerire provvedimenti consoni, nella economia del momento. Si stava parlando di economia che, come tutti sappiamo, è apparentemente soggetta a elementi che sembrano capricciosi, imprevedibili e non dominabili. Chi ne parlava invece sapeva interpretarla in modo assolutamente razionale. Bello subire il fascino di una equazione racchiuso nelle linee di uno schema.
A questo punto la politica, fatta sua la cultura sopra esposta, può intervenire prendendo decisioni sagge e provvedimenti giusti per raggiungere il benessere per la popolazione, stimolando le imprenditorialità e le forze lavorative. Purtroppo invece assistiamo al realizzarsi della drammatica forbice che spacca l’umanità in pochi troppo ricchi ed in tanti troppo poveri. E ci si chiede: come mai? È la politica che è contro i bisogni di tanti nel suo essere lontana dal razionale?
Sono dubbi che sorgono quando si ascoltano i conoscitori dei fenomeni economici dei nostri tempi, quelli che conoscono la storia delle rivoluzioni economiche che hanno accompagnato nei secoli la vita dell’umanità che, grazie alle odierne tecnologie, è giunta all’era del villaggio globale.
Questo studio affascinante ha richiamato tante persone che desiderano conoscere lo stato attuale della nostra economia, comprendere quali compiti attendono i responsabili della conduzione della nostra società in campo cittadino, provinciale, regionale ed ovviamente nel più ampio territorio di tutta l’Europa.
Evidentemente è importante sapere quali siano le decisioni da prendere per vivere attivamente, dominare, guidare l’attuale rivoluzione della tecnologia, dell’intelligenza artificiale, che sembra minacciare invece di favorire la nostra esistenza futura. È importante abbandonare lo scoramento che può prenderci di fronte al convulso, disordinato sviluppo esponenziale di momenti scientifici che sembrano incontrollabili da parte nostra, tanto che si teme di essere inghiottiti, mortificati dalle tecnologie che noi stessi abbiamo originato. Viene in mente il paradosso mitologico di Saturno che uccideva i figli temendo per il suo regno; è il suggerimento che l’intelligenza artificiale consiglia poi a chi l’ha originata: spegnetemi.
Il pubblico presente è stato poi stimolato a dominare questa situazione e a non adagiarsi pigramente, con scoramento in essa, dicendo che è e sarà un destino inevitabile, ineluttabile. Si deve saper reagire aggiornandosi razionalmente, studiando scientificamente, scoprendo le cause degli eventi, comprendendoli, dominandoli e realizzando rimedi con il grande aiuto della cultura. I nostri giovani potranno controllare e dominare la realtà futura se sapranno cavalcare non la tigre dell’egoismo, ma la sicura e certa guida, come detto, della cultura. È questa la forza necessaria per controllare e dominare sia la tecnologia dell’hardware che l’intelligenza del software, che in definitiva escono dal lavorio dei neuroni umani.
Questo bell’incontro è avvenuto nella nostra città in un sito troppo piccolo che può essere quasi considerato simbolo della crisi che abbiamo passato, così come le tante persone presenti sono un simbolo del grande desiderio di voler vivere attivamente e non passivamente l’attuale realtà, senza subire con fatalismo ciò che ci attende.
Purtroppo non tutti i cervelli stanno andando in questo senso, perché neuroni incartapecoriti, imballati e cialtroni si aggiravano tra quelli che esprimevano invece vivace intelligenza. Anche questa è una realtà di cui dobbiamo aver coscienza, come pure dobbiamo saperci misurare con le facce di bronzo che sollecitano criminalmente l’emotività di certi lati del nostro essere con il populismo, allontanandoci dalla razionalità necessaria per superare le gravi difficoltà della nostra società. Sono difficoltà gravi che vanno oltre i nostri confini e che quindi sono superabili con intelligenti politiche estere, europee e mondiali.
Rientra in questo discorso economico il lato etico morale dello stesso nei confronti dei privilegi e favori dei politici e di certe cariche dello stato che incidono negativamente sui bilanci dello stesso. Che siano atipici lo rileva il rapporto con gli stipendi delle figure analoghe degli altri paesi. I cittadini avvertono questo elemento come dispregio dei sacrifici che loro devono sopportare.
Un discorso opposto al valore della cultura lo troviamo anche in politici (questa volta non solo italiani) che si dichiarano contrari al sapere, anzi si vantano di non aver mai comperato e quindi mai letto libri, ma i risultati deflagranti della loro politica spiccano subito all’occhio. Va però anche sottolineato che la loro potrebbe essere una strategia politica perché è più facile controllare, dominare gli ignoranti piuttosto che i saggi.
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