Mettersi in discussione, cercare di capire fino a che punto siamo soddisfatti di quello che stiamo facendo, riflettere sul senso della vita, cercare di rifinire o definire meglio la nostra condizione, il nostro modo di relazionarci, il senso di quello che facciamo e di quello che diciamo, tutto concorre a dare una svolta alla vita, ogni attimo, ogni giorno, sempre. La vita è sempre nuova e diversa.
Ogni mattina si mette in movimento, ci costringe a pensare, a prendere iniziative, ci sollecita ad abbandonare la pigrizia, a passare oltre, a rimetterci in cammino, facendoci capire che la pensione, un malessere, un disagio, una disgrazia non sono un addio, ma l’inizio di un altro cammino, facendoci scoprire l’altra parte della nostra identità, quella che abbiamo sfiorato o toccato e poi abbandonato per motivi di lavoro, di impegno professionale o familiare.
Ci mette con le spalle al muro, ci impone scelte impreviste, ci costringe a sbattere il naso contro la polvere dell’inadeguatezza umana, ci impegna in una risalita difficile, ma in certi casi è nella fatica e nell’incertezza che scopriamo di avere risorse che non avevamo immaginato.
La bellezza della vita è anche questa, di essere imprevedibile, di non essere mai scontata, ripetitiva. In molti casi sorprende negativamente, la si vorrebbe cambiare, le si imputa di non essere stata generosa, attenta ai bisogni e alle necessità del genere umano, la si condanna e spesso la si sopprime.
È di questi giorni lo scenario drammatico della Siria, dove si assiste a un massacro insensato, a grappoli di bombe sganciate contro esseri indifesi, contro uomini e donne, famiglie, bambini, disperati che cercano tra le rovine della violenza umana un riparo per continuare a vivere. È terribile.
È terribile essere davanti a una televisione e assistere alla più assoluta e totale negazione della vita. Sono momenti in cui chi ama soffre, soffre disperatamente per non poter fare nulla per cambiare il mondo, per la durezza di cuori incapaci di guardare in faccia la disperazione, la bellezza di poter osservare, ridere, amare, scherzare, imparare, leggere, è come se il demonio in persona avesse preso in mano la situazione per rendere ancora più drammatica la vita umana in uno dei suoi momenti più complicati.
Guerre, massacri, prevaricazioni, violenze, vandalismi, rapine, terrorismo, tutto concorre a negare e a cancellare il dono più grande che abbiamo ricevuto. Ed è davvero incredibile come la storia si tinga di colori plumbei, scuri, di come sia diventato complicato e difficile vivere in pace, fare in sintonia, condividere, dare spazio alle cose belle, quelle che aiutano ad apprezzare quei tesori in parte nascosti che l’essere umano porta dentro di sé.
I fatti che avvengono nelle nostre vie e nelle nostre piazze ci riempiono di dolore, ci inducono a riflettere su una condizione che non ha nulla di umano e che, col passare del tempo, si configura sempre di più come una perdita di contatto con la ragione, la fede, sentimenti e valori come l’amicizia, la tolleranza, l’onestà, la comprensione, la fratellanza.
È incredibile come neppure la religione riesca a fare trionfare il senso della vita, eppure l’impegno in molti casi è fitto e determinato. C’è qualcosa che si è inceppato, qualcosa che ha a che fare con la cattiveria, quella che cova dentro e che viene fatta esplodere, quella che non trova pace, che si dilata fino all’inverosimile, che manca di chi abbia il coraggio di dire basta, di smetterla con l’istigazione, con la mitizzazione, con la dichiarazione di verità che sono solo messaggi di morte e di intimidazione.
Chi ama davvero l’umanità e chi lotta per la sua libertà non può e non deve soffiare sul fuoco, non deve usare le strategie del caos e della confusione, non è umano, non è politico, non è giusto. Osservare la realtà oggi significa essere costretti a fare un attento esame di coscienza per capire bene da che parte conviene ricominciare per dare un senso e un valore a un cammino che potrebbe essere ricco e imprevedibilmente positivo anche oltre le inadeguatezze di un mondo che si consuma giorno dopo giorno sotto l’incalzare di un’istigazione senza limiti.
Certo i problemi sono tanti e molto pesanti: la scuola, il lavoro, la salute, la disoccupazione, l’impossibilità di creare una famiglia, uno stato di generale insicurezza, flussi migratori incontrollati, un sistema educativo che non riesce in molti casi a far fronte alla sfrontatezza di uomini e donne che mancano di autostima, di rispetto per sé e per gli altri.
Siamo al bivio? Forse sì, ma proprio nei momenti difficili non occorre perdersi d’animo, bisogna tirare fuori tutto quello che maestri di lungo corso ci hanno insegnato, occorre guardare in faccia la realtà e capirla, correggerla se necessario, creare prospettive in cui la vita, quella vera, quella che rispetta le regole e lotta per bene delle persone abbia il suo spazio e che finalmente anche chi aveva sbagliato trovi il coraggio di recitare un mea culpa.
È tempo in cui bisogna essere realisti, giudici di se stessi, capaci di dire la verità, quella che può anche fare male, ma che ridisegna l’immagine vera di una natura umana che sa errare e riprendersi dall’errore, orientando di nuovo il timone verso quella terra promessa che profuma di pace, tranquillità sociale, ottimismo, voglia di fare, di crescere, di collaborare, di fare in modo che il mondo sia di tutti e per questo ancora più bello e rispettabile.
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