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Cara Varese

SCEGLIERE LE PERSONE

PIERFAUSTO VEDANI - 01/03/2018

La sede del Consiglio Regionale della Lombardia

La sede del Consiglio Regionale della Lombardia

Il rispetto è uno dei cardini della corretta convivenza in una comunità. Da noi ne è venuto a mancare molto quando la politica, uscita a pezzi da un inevitabile ricambio generazionale, non è stata capace di inquadrare e gestire situazioni interne e sovranazionali che avrebbero richiesto cultura, fermezza, e una giusta dose di dignità e amor patrio.

Inevitabile che si sia diventati lo zerbino di un’Europa che oggi addirittura ci addita come cattivo esempio se non un pericolo.

È molto difficile che il voto cui siamo chiamati porti al miracolo di una netta inversione di tendenza perché a distribuire le carte sono ancora e sempre i soliti ghibellini e guelfi, bianchi e neri, ai quali si sono aggiunti gli alberghieri a 5 stelle, che, lo dico con il massimo rispetto, venendo tutti da un arruolamento ideologico fondato su web, computer, tecnologie e avanguardie varie, non potranno essere mai rappresentativi di tutti gli elettori di tradizione, come el Pedrin de Bubià o la Peppina de Mustunà, fratelli miei e di milioni di italiani che fanno parte del popolo degli esclusi di Italia punto 3.

Votando dobbiamo premiare con la nostra fedeltà coloro che abbiamo mandato a rappresentarci in Parlamento e in Regione. In questi anni ben poco abbiamo avuto come “ritorno” della nostra fiducia negli eletti, è accaduto a moltissimi italiani a causa della crisi alla quale prima ho accennato. Il problema non ha facili soluzioni se consideriamo che il voto squisitamente ideologico è sacro e privatissimo nelle sue motivazioni.

Ha in parte le stesse caratteristiche anche quello regionale ma lo sentiamo più vicino a noi, ai nostri problemi e ci induce a volte a mettere in disparte il piccolo supporto ideologico che ha per utilizzarlo a fini pratici, ovvero i problemi quotidiani sui quali la piccola politica di casa nostra può incidere, nel bene e nel male.

Consigliare un voto può essere considerata se non una violenza una invasione di campo, significa infatti contraddire l’imparzialità di una stampa democratica.

Ai lettori che pazientemente mi seguono come cronista in particolare delle vicende sanitarie della città e del territorio posso però segnalare una opportunità offerta dal voto regionale: grazie alle coalizioni non si cambia bandiera e, dove le liste dei candidati lo permettono, esiste la possibilità di scegliere persone che vengono dalla società civile e non da una carriera politica; non solo si ha l’opportunità con il voto di preferenza per esempio di mandare in Regione sindaci competenti che hanno già fatto battaglie positive per gli ospedali delle loro zone e per la tutela dei servizi alla salute delle loro comunità. Occhio quindi alle liste dei candidati.

Ma tutti gli abitanti del Varesotto molto si attendono da Attilio Fontana, candidato alla presidenza della Regione, che sindaco per due legislature a Varese, non è mai stato adeguatamente aiutato dalla Regione nella gestione della città simbolo del Carroccio. E parecchio ci attendiamo da un altro big, Raffaele Cattaneo, che è convinto che tutti quelli della sua squadra, tecnici dell’amministrazione in particolare, siano persone eccezionali. Sono invece normali essere umani. E come tali fallibili. Molto.

Se ci sarà un pizzico di fierezza in chi avremo mandato a rappresentarci a Palazzo Lombardia contribuiremo anche alla rinascita dei consigli regionali, oggi non molto considerati in Italia per il loro livello di preparazione e sapere politico-amministrativo. D’altra parte non può essere diversamente se in Parlamento vanno in scena spettacolini inaccettabili o vengono prese decisioni incredibili. Se poi la politica permette lo sviluppo di caste e gruppi di potere che hanno dimenticato il significato delle parole servizio e democrazia, se la violenza si impossessa di nuovo delle piazze, allora il fine corsa del nostro Paese è più vicino di quanto non sembri.

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