Troppi santi in paradiso, mormorano gli agnostici. Sta di fatto che Giovanni Battista Montini, papa Paolo VI, sarà il terzo pontefice proclamato santo dal “collega” argentino Jorge Mario Bergoglio dopo il papa buono Giovanni XXIII e il papa pellegrino Giovanni Paolo II, canonizzati insieme nel 2014. Tutti e tre eletti al soglio di Pietro nel giro di vent’anni nel XX secolo. Con il suo stile franco e simpatico papa Francesco lo ha annunciato al clero romano riunito a San Giovanni in Laterano: “Ci sono due vescovi di Roma già santi. Paolo VI lo sarà quest’anno. Un altro, Giovanni Paolo I, con la causa di beatificazione in corso. E Benedetto e io in lista di attesa, pregate per noi!”.
La canonizzazione di Paolo VI avrà luogo in ottobre a quarant’anni dalla morte (6 agosto 1978), a cinquantacinque dall’elezione (21 giugno 1963), a quattro dalla beatificazione (19 ottobre 2014) e quattro dal secondo miracolo attribuitogli dalla Congregazione delle Cause dei Santi, come il primo riguardante la vita prenatale. L’evento, “scientificamente non spiegabile” come richiedono i requisiti di validità, ebbe luogo all’ospedale di Borgo Roma a Verona. Il giorno di Natale del 2014 venne al mondo Amanda, una bimba prematura di 865 grammi dopo ventisei settimane e quattro giorni di gravidanza della mamma Vanna Pironato.
Una gestazione drammatica. Il feto a rischio, la rottura della membrana e la perdita di liquido amniotico minacciavano la vita di entrambe. La mamma non ha dubbi. “Amanda è nata grazie a lui, il papa di Concesio – spiega – All’ospedale di Legnago dove lavoro come infermiera mi dissero che le speranze di sopravvivenza della bambina erano ridotte al lumicino”. Disperata, si rivolse a strutture sanitarie di Monza e Roma con prognosi avverse. Accolse allora l’invito di una suora, andò al santuario bresciano di S. Maria delle Grazie legato alla devozione di Montini invocandone l’intercessione. Poi il lieto fine, la bimba in terapia intensiva neonatale, messa in incubatrice e salvata.
Oggi la piccola ha tre anni e vive con i genitori e il fratellino Riccardo di sei a Villa Bartolomea, provincia di Verona. Analogo l’evento riconosciuto a suo tempo per la beatificazione di Paolo VI. Anche in questo caso rispettando i due elementi richiesti, l’invocazione univoca del beato e la guarigione scientificamente inspiegabile. Il caso risale al 2001 in California, un feto che versava in condizioni critiche per la rottura della vescica fetale materna, la presenza di liquido nell’addome e l’assenza nel sacco amniotico. La diagnosi parlava di morte imminente del piccolo nel grembo materno o di gravissime malformazioni future consigliando l’interruzione della gravidanza. La mamma invocò l’intercessione di Paolo VI e il bimbo nacque sano.
Entrambi i miracoli riguardano dunque la vita prenatale e il pontefice dell’Humanae Vitae, l’enciclica del 1968 di cui ricorre quest’anno il cinquantennale in cui Montini afferma l’intangibilità della vita umana fin dal seno materno. Un documento che al prezzo di violente critiche e resistenze dichiarò inammissibile interrompere la gravidanza e ricorrere agli anticoncezionali, affermando che la coppia sposata può avere intimità coniugale regolandosi con la pianificazione familiare naturale, basata sul ciclo di fertilità della donna. Una presa di posizione che papa Francesco ha definito profetica per il “coraggio di schierarsi contro la maggioranza e difendere la disciplina morale” nell’epoca in cui fu scritta.
E profetica è anche l’enciclica Populorum Progressio del 1967 sul tema che oggi chiameremmo dei migranti: “I popoli della fame interpellano in maniera drammatica i popoli dell’opulenza, la chiesa trasale davanti a questo grido d’angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello…. Lo sviluppo dei popoli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della chiesa”.
Di monsignor Pasquale Macchi, varesino, segretario di Montini arcivescovo a Milano e poi pontefice a Roma, sono le parole che compaiono nella prefazione del libro Paolo VI Beato: “I suoi documenti non hanno avuto paura di andare controcorrente rispetto alla mentalità dominante, lanciando messaggi “forti” a tutto il mondo per la difesa della vita e della dignità dell’uomo, per la giustizia sociale, per la pace nel mondo. E una parola particolare merita la determinazione con cui ha perseguito il cammino dell’unità con i “fratelli separati” compiendo anche personalmente gesti di grande significato storico”.
Macchi allude all’unità di tutti i cristiani che con il Concilio Vaticano II e l’aggiornamento della Chiesa cattolica ai tempi moderni, con l’istituzione della giornata mondiale della pace, il dialogo ecumenico con ortodossi e anglicani, con la politica di apertura ai Paesi dell’Est, la riforma del Sant’Uffizio e della curia romana fu un tema caro al pontefice di Concesio. La cerimonia di canonizzazione si terrà probabilmente fra il 3 e il 28 ottobre in occasione del Sinodo dei vescovi, un appuntamento istituito nel 1965 proprio da papa Montini, quando giungeranno a Roma presuli da tutto il mondo.
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