Il 15 ottobre scorso Papa Francesco ha annunciato per l’ottobre del 2019 un Sinodo per l’Amazzonia. La conferma è stata data dal Presidente della Conferenza episcopale peruviana, l’Arcivescovo di Ayacucho Mons. Salvador Piñeiro al termine della sua visita ad limina.Il subcontinente dell’Amazzonia godeva negli anni Novanta del secolo scorso di una grande notorietà, oggetto di dibattiti quotidiani, ma è andato perdendo di importanza. L’Amazzonia ha un’estensione di 8 milioni di chilometri quadrati, di pertinenza per il 67% del Brasile, per il 13% del Perù, per l’11% della Bolivia, per il 6% della Colombia, per il 2% dell’Ecuador e per l’1% del Venezuela. L’abitano in totale 34 milioni di persone, di cui 3 milioni di indigeni (390 popoli autoctoni e 137isolati), che parlano 240 idiomi di 49 famiglie linguistiche. L’Amazzonia costituisce il maggiore polmone verde del pianeta con tutti i positivi riflessi esercitati sul clima mondiale, dispone di immense ricchezze minerarie e per quantità di legname, preda ambita di uno sfruttamento sistematico ed estremamente invasivo delle multinazionali.
Alla luce della Laudato si’ preoccupano il Papa ed i vescovi cattolici lo spaventoso deterioramento della condizioni sociali ed economiche degli abitanti della foresta, il degrado della biodiversità, i negativi influssi sul clima in termini di salvaguardia del creato. Nel solo Brasile la deforestazione è passata dai 1500 chilometri quadrati degli anni ’90 ai 4800 del 2013-2014, alla cifra esponenziale di 8000 nel 2015-2016. Vanno difesi ecosistemi di estremo rilievo da una speculazione senza tregua, interessata al solo profitto massimizzato, senza alcun rispetto per le necessarie salvaguardie, speculazione favorita dalla complicità e corruzione delle classi politiche dominanti (v. il caso del golpe parlamentare in Brasile). Nessun freno agli interessi delle multinazionali.
Giustamente Mons. Pedro Barreto, Arcivescovo di Huancayo in Perù, Presidente del Dipartimento di giustizia e solidarietà del CELAM, chiede, nel contesto di una evangelizzazione integrale delle popolazioni amazzoniche, che sia riconosciuto il diritto degli indigeni di avere voce e visibilità nella vita e nella missione della Chiesa e al contempo affaccia l’esigenza di uno sviluppo umano integrale alternativo a quello attuale. Va promossa a tutela la cultura della sobrietà e della decrescita, esercitata la riflessione su un modello di sviluppo che critichi i megaprogetti e miri alla condivisione dei progressi nelle tecnologie, contrasti l’avanzata dell’agroindustria e il depauperamento degli ecosistemi, pur sempre capaci di una grande suscettibilità di adattamento. Si deve avere un grande rispetto verso le comunità indigene, le loro culture, lingue e stili di vita, il loro inalienabile diritto alla terra, la loro attenzione alla natura.
Decisivo è il ruolo profetico della Chiesa in un sistema di morte, alla luce di una decentralizzazione (Evangelii Gaudium) che favorisca le cure pastorali in un territorio tanto esteso e complesso. Si pensi che la prelatura dello Xingu abbraccia 311.000 chilometri quadrati e dispone soltanto di 27 preti. La Messa si celebra una o due volte all’anno. La liturgia della Parola viene affidata spesso a un laico. Va accordato maggior peso e riconoscimento ai ministeri non ordinati, valorizzato ulteriormente il diaconato permanente, introdotti i presbiteri sposati. Si deve insistere anche sul dialogo interreligioso. Il Cardinale Claudio Hummes, già Arcivescovo di São Paulo e Prefetto della Congregazione per il clero, oggi Presidente della Commissione per l’Amazzonia del REPAM, si richiama all’opzione preferenziale per i poveri della Chiesa e alla necessità di una pastorale d’insieme. L’uscita dalla miseria e dall’abbandono degli indigeni, degli esclusi, si coniughi con metodi missionari più efficaci.
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