Oramai son passate due domeniche da quando abbiamo celebrato la giornata mondiale del malato. È stato un giorno di profonda meditazione e preghiera nelle nostre parrocchie, perchè veramente tanta è la sofferenza psichica e fisica cui andiamo incontro nella vita. Noi aspiriamo alla felicità, aneliamo con fiducia alla gioia ed invece ci ritroviamo nella sofferenza che inevitabilmente diventa la grande prova che chiude la nostra vita. Con l’aiuto della medicina riusciamo ad alleggerire questo dolore e, quando possibile, anche annullarlo creando strutture dove si aiutano con efficacia i pazienti affinchè possano chiudere al meglio il mistero della vita.
Mistero della vita, affascinante e sconvolgente, grande dono, grande prova particolarmente per gli esseri umani che, grazie al dono della coscienza, ne sono consapevoli.
Il grande problema è che attorno alla sofferenza della malattia, alla necessità delle cure, manovre politiche, interessi economici, che poco o nulla hanno a che fare con il dolore, vengono creati ad arte, sfruttandola. E così recentemente è stato fatto l’albo dei manager delle ASL: di fatto è stata creata una corporazione potente, come tutte le lobby, di poco meno di 800 individui destinati a stipendi inusuali, con l’incarico di dirigere i “carrozzoni” delle ASL (in Lombardia definiti ASST – perchè?) E si pensò che, se non fossero stati offerti questi stipendi, i cervelli sarebbero rimasti nell’economia privata. I risultati invece fanno sì che il cittadino semplice mormori che i cervelli veri vanno all’estero, mentre i cervelli politici restano in Italia a parassitare sul dolore dei malati. Il cittadino è perplesso di fronte al salto tra questi stipendi amministrativi e quelli dei sanitari che hanno dirette e più grandi responsabilità nel salvare vite umane con scienza e coscienza.
Il cittadino semplice ha una logica appunto semplice, concreta, che esprime giudizi crudi e veri. Direi che si potrebbe chiamarlo il “semplice” lasciando via “cittadino”, come un tempo si definiva Formigoni il “celeste”
Altra notizia tristissima: manager di organizzazioni “umanitarie e sanitarie” risultano coinvolti in scandali sessuali nei siti di missione …Inviati per aiutare popolazioni disastrate, le sfruttavano a proprio apparente vantaggio! Povere ragazze alla fame abusate alla ricerca di egoistico piacere. Dei sofferenti poco importava.
Poi gruppi farmaceutici abbandonano la ricerca su certe patologie (leggi Alzheimer, Parkinson) perché non si prevedono risultati positivi a breve. Il nostro “semplice” sa comprendere certe esigenze, ma il veder abbandonati con freddezza i sofferenti al loro destino lo angoscia, come pure lo preoccupano i costi di certi farmaci, di certi strumenti, e di conseguenza di certe indagini cliniche.
“L’uomo è schiavo dell’economia e non è questa al servizio dell’uomo” hanno spesso ammonito i Papi: e non solo Francesco, ma tutti i suoi predecessori. Ma i “cattolici” (anche quelli che dichiarano a gran voce di ritenersi tali) fanno “orecchie da mercante” con tutto il rispetto per questa categoria di professionisti.
La sofferenza non è uguale per tutti, essendo innumerevoli i fattori che la personalizzano, per cui a chi si dedica ad alleviarla si richiede tanta sensibilità e disponibilità. In molti è istintivo cercare di allontanarsi negandola, lasciando nella solitudine il sofferente che invece ha bisogno d’affetto e sostegno. E’molto cambiato, rispetto al passato, il modo di affrontare il paziente a cui si nascondeva la verità, convinti di lasciargli più speranze. L’esperienza ha insegnato il contrario. La reazione consapevole nei confronti della malattia dà più forza ed efficacia nel modo di affrontare le cure.
Il problema ha così infinite sfaccettature che non è possibile creare un unico protocollo comportamentale di fronte alle sofferenze sia fisiche che psicologiche. In effetti ogni persona è unica. Con l’aiuto di una statistica clinica intelligente si possono realizzare cammini terapeutici sempre più efficaci, ma è necessaria una grande sensibilità, come detto, da parte di tutto il personale che in qualunque modo viene a contatto col malato, sia a livello medico che infermieristico che ausiliario e così via. L’aggiornamento del personale sanitario non ha mai fine e decisamente importante il pensiero, la sorveglianza, l’insegnamento delle figure responsabili delle varie equipes perché per assistere i sofferenti è richiesta una cultura, una sensibilità, una generosità, una disponibilità, un amore incommensurabile.
Il “semplice” si chiede : in una struttura sanitaria sono più importanti gli amministrativi che devono battersi con i numeri o la povera infermiera che corre da un letto all’altro nel tentativo di aiutare chi soffre? Più importante il capo dipartimento che ha il compito di dirigere o il medico a contatto diretto con la patologia clinica e psicologica dei pazienti?
Chi è responsabile delle implicazioni medico-legali che pesantemente hanno complicato i rapporti con i pazienti, spingendo i sanitari a ripararsi dietro la costosa “medicina di difesa” e non clinica?
Un ospedale ha più spese perchè amministrato male o perchè cura meglio e quindi richiama più pazienti facendo aumentare la quantità degli atti medici e di conseguenza i costi delle cure?
Il “semplice” sta accennando a tanti temi che riguardano il povero malato, curato meglio dalla medicina pubblica o privata? Queste due devono procedere in concorrenza, secondo le leggi (o bugie) del libero mercato? O andare avanti sinergicamente in parallelo a favore dell’essere umano, spaventato dal suo precipitare verso il fine vita?
Perché la politica ha spento la voce dei cittadini impossibilitati ad esprimere i loro bisogni in tema di salute?
Non dimentichiamo poi che il diavolo della burocrazia è in agguato nascosto dietro ogni angolo delle strutture ospedaliere, con accanto il losco angelo medico legale ed il perverso Caronte dell’economia.
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