Il mondo si muove e si muove velocemente, al punto che diventa persino difficile capire che cosa stia succedendo, ma chi osserva con attenzione si rende conto che ci sono delle costanti che rimangono inalterate, come il bene e il male ad esempio.
Sono due aspetti della nostra vita che riaffiorano spesso. Si rincorrono, si affrontano, si combattono, sono spesso presenti nelle nostre azioni, nei nostri pensieri, nel nostro modo di essere, nelle parole e nelle frasi che usiamo.
A volte dimostriamo di essere positivi, attenti alla bellezza e alle cose buone, a volte subentra la ribellione e quello che era stato costruito con fatica e buona volontà passa in second’ordine, perde di sostanza etica, si consuma. Restringere la vita umana a una lotta tra il bene e il male potrebbe sembrare ingiusto e riduttivo, ma un fondo di verità esiste.
L’uomo inventa, fa, costruisce, s’illude e contemporaneamente distrugge. Parla di giustizia, di legalità, di bellezza e poi dimentica. È in queste circostanze che i messaggi del divino poeta risultano ancora più chiari, autenticamente universali, capaci di decodificare comportamenti e sistemi, mettendo l’uomo di fronte alle sue responsabilità, costringendolo a prendere atto che a ogni colpa corrisponde una pena e che la razionalità da sola non basta a raggiungere anche solo una minima parte di felicità.
Non basta affidarsi alla sapienza e pensare di avere risolto tutto, c’è sempre una parte che sfugge, che ha bisogno di qualcosa la cui presenza aleggia nelle forme, nei colori, nella generosità di un cuore, nel sorriso di una madre, nella bellezza di un cielo stellato.
Il passato e il presente si rincorrono, cercano sempre un equilibrio e un’armonia, un modo più vero e leale di convivenza. C’è sempre qualcosa che, pur nella sua indefinita e un po’ magica identità, rimane e riluce anche a distanza di tempo, quando l’intelligenza sembra aver ormai varcato i confini, quando sembra che tutto sia chiaro e non ci sia più bisogno di amare.
Dante continua a essere grande non solo per le cose che ha pensato e scritto, ma per il logo profetico della sua visione, per avere dato uno spazio all’infelicità umana, restituendole il coraggio di riprovare, creando un rapporto più vero e umanamente intenso tra vita materiale e vita spirituale, tra la misteriosa bellezza della fede e quella di una ragione aperta alle verità della vita.
La nostra è una storia di corsi e ricorsi, di parole e frasi che si ripresentano puntualmente, quasi a volere suggellare il delirio di un’esistenza che non trova pace, che non sa più coniugare la forza con la dolcezza, la concretezza del bisogno con la pacata contemplazione di un mondo che sappia dare una risposta al mai sopito desiderio di salvezza.
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