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Cara Varese

DAL BESTETTI AL BESTIARIO

PIERFAUSTO VEDANI - 16/02/2018

Il palazzo Littorio, ora sede della Questura, dall’album di un soldato della Wermacht

Il palazzo Littorio, ora sede della Questura, dall’album di un soldato della Wermacht

In Italia si profila un importante rigurgito del fascismo? Secondo i progressisti assetati di scontri di piazza, tanto comodi per distrarre l’ attenzione dell’opinione pubblica dai loro problemi, siamo già quasi all’emergenza: il fascismo è di nuovo alle porte. Di questa loro preoccupazione disserta, condividendola, Repubblica, il massimo organo del capitalismo d’avanguardia, mentre il Corriere è di ben diverso avviso: non ci sono le condizioni per vedere nel prossimo futuro una nuova marcia su Roma.

E a Varese come stiamo a fascismo? Se ne sono andati da tempo gli uomini in camicia nera che vissero in prima linea qui da noi l’ascesa del regime, ma furono impiegati solo per azioni di pattuglia perché i camerati di Varese non vennero mai presi in considerazione dai vertici nazionali del partito. È storia che Mussolini snobbò sempre la nostra città che, pur di ingraziarselo, gli aveva dedicato anche la cittadinanza onoraria. Mussolini per alcuni anni venne in vacanza a Luino, mai fece una significativa tappa a Varese.

Nel dopoguerra Varese ebbe invece un pizzico di notorietà nazionale grazie all’avvocato Luigi Bombaglio, consigliere comunale del MSI, nominato giudice della corte costituzionale allargata che doveva fare luce sulla specialità della politica di casa nostra, le ruberie. Bombaglio, prigioniero in India, ritornò in Italia nel 1946, seppe conquistare il rispetto anche della Sinistra. Più avanti negli anni ci fu al Palasport, durante un incontro di basket, una indegna manifestazione antisemita e quando poi spuntò la lotta armata, erede degenere del mitico ’68, anche qui da noi ai “compagni che sbagliano” si aggiunsero bombaroli neri peraltro sgominati o quanto meno resi inoffensivi. Ci sono stati comunque cronisti bene documentati che meglio del sottoscritto hanno conosciuto e descritto quegli anni bui.

Di fascismo clamorosamente affiorante non si sarebbe più parlato a Varese se non in occasione di problemi di toponomastica cittadina che non hanno visto particolarmente vigile il Centrodestra che ha accettato per esempio l’incredibile qualifica di statista per Edgardo Sogno quando egli fu medaglia d’oro della Resistenza, riconoscimento ineccepibile ma evidentemente poco gradito ai criptofascisti del Palazzo.

E il Palazzo ha respinto la richiesta di cancellare Mussolini dall’elenco dei cittadini onorari. La storia è storia se rispettata: si poteva allora, anzi si doveva non cancellare la presenza di Mussolini dal prestigioso elenco, ma se la storia come tale va omaggiata, si poteva aggiungere semplicemente il termine revocata con la data della decisione presa.

Il problema di Mussolini che mai mise piede nel capoluogo della provincia avanguardia mondiale a colpi di record in campo aeronautico, fu sempre una piaga aperta per i fascisti e per il nostro mondo del lavoro. Piero Chiara ricostruisce il dramma nel racconto “Il povero Turati”. Uno spasso autentico: la coraggiosa camicia nera Bestetti che si sarebbe lanciato sul corteo del Duce in visita ai cantieri aeronautici di Sesto Calende esclamando “Duce, Varese garibaldina ti attende”.

Ci furono complicazioni, il servizio d’ordine bloccò Bestetti che più volte non rinunciò all’invito, ma senza completarlo: ”Duce, Va…,va…” e quando lo fece stava ormai perdendo il match con gli uomini del servizio d’ordine e il Va risuonò alto con un seguito proprio a loro indirizzato “dà via el…”.

Che sarebbe passato negli annali dell’antifascismo come prima ribellione popolare. Ma fu solo un incidente espressivo nell’ambito di una impresa che solo se ben ricordata nei dettagli potrebbe oggi giustificare la presenza di Mussolini tra i nostri cittadini adottivi da onorare.

La foto è tratta dal volume di Franco Giannantoni “La notte di Salò (1943-1945)” vol. II, Edizioni Arterigere

 

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