Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

IL BELLO

MASSIMO LODI - 16/02/2018

renzigrassoPerché demonizzare il voto utile? Questa scelta -non importa se di destra o di sinistra- è funzionale a uno scopo virtuoso. Lo scopo virtuoso al bene pubblico. Il bene pubblico al progresso del Paese. Il progresso del Paese alla gratificazione individuale, se non (anche) alla convenienza. Il voto utile mette l’idealismo al servizio della praticità. Dove sta il male?

Non si capisce. Però viene evocato, additato, condannato. Sorge il sospetto che la motivazione sia personalistica, esercizio in cui a sinistra sono formidabili specialisti da una vita. Facciamo l’esempio delle elezioni regionali. Il favorito è Fontana, leader di un’alleanza Forza Italia/Lega/Centristi che comanda da oltre un ventennio, sotto la guida di Formigoni prima e di Maroni poi. Il contendente è Gori, sindaco di Bergamo. Bravo. Ma deve rimontare, come tocca a chi lancia la sfida. L’impresa risulterebbe meno impossibile se il fronte che lo sostiene fosse più ampio. Invece lo restringe la decisione d’andare per conto proprio presa da Liberi e Uguali, lista che a livello nazionale s’identifica in Grasso/D’Alema/Bersani.

Eccoci al punto. La tesi del Pd recita: il consenso speso a favore di LeU si tradurrà in beneficio pro centrodestra: non servirà di sicuro a far vincere il suo aspirante presidente (Rosati), ma aiuterà forse a far perdere Gori, sottraendogli suffragi. Di qui l’appello al voto utile, che si spende non per il candidato di maggior gradimento di un’area comune, ma per evitare la prevalenza di quello dell’area avversaria. È una tesi sbagliata, capziosa, demagogica o d’altro e ulteriore segno negativo? Non lo è. E non lo sarebbe se venisse espressa, nel loro campo d’alleanza, da Di Maio, Berlusconi, Salvini. Di realismo si tratta. Di buonsenso. Di saggezza.

Ma quale motivo, che non sia il sottile piacere masochistico, sottende una simile presa di posizione? Siamo al personalismo sopraccennato. Liberi e Uguali è il partito degli scissionisti dei Democrats, nato in contrasto/avversione a Renzi. Lo scopo principale, pur se non dichiarato, della nuova formazione consiste nell’affossare il vecchio sodale. Con banale semplicità, si sostanzia in una speranza per il 4 marzo: che muoia Sansone con tutti i filistei. Ovvero: che sia sconfitto Renzi, e vada pure alla malora il centrosinistra.

La tesi (o la speranza) non difetta ovviamente di legittimità. Ciascuno fa politica come gli pare. Ma i tutti, cioè i cittadini, meriterebbero dalla politica d’esser degnati d’un alto riguardo di responsabilità. Non d’un basso interesse partigiano. Specie quando la politica si presenta al giudizio popolare proponendosi di cambiare, innovare, ribaltare, rivoluzionare (è il caso del centrosinistra che in Lombardia intende scalzare il centrodestra).

L’elementare ragionamento fin qui fatto denunzia peraltro il suo importante/collaterale aspetto deficitario. Sottovaluta la libertà d’opzione dei votanti, certo non tenuti a seguire le indicazioni schematiche dei potenziali votati. In altre e ultime parole: a privilegiare il voto utile potrebbero essere quanti ragionano con le loro teste, valutando l’inutilità d’affidarsi ai consigli (o agl’imperativi?) delle teste altrui. In fondo, anzi in principio e per principio, è questo il bello della democrazia che talvolta confligge (per fortuna) con il brutto dei partiti. Di alcuni partiti.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login