Finalmente una buona notizia per la cultura varesina, una mostra importante dedicata a Guttuso, che preluderà alla costituzione di un deposito permanente della collezione della Fondazione Pellin. Una novità attesa da tanti anni e che grazie alla riconoscenza e alla lungimiranza di un privato promette di arricchire in modo considerevole l’offerta culturale della città e della provincia. Per una strana circostanza mi trovo solo a redigere questa rubrica, complici le vacanze extragalattiche di Onirio e di Sebastiano, mi perdonerete se sarò stringato.
Non devo descrivere il fatto, piuttosto trarne una prima conclusione e un auspicio: che finalmente la cultura a Varese non sarà più l’ultima delle opportunità e che l’attrattiva generata dall’esposizione permanente della Collezione Pellin attiri visitatori interessati ad altre esposizioni e più in generale alle bellezze del territorio.
Un primo nesso, il più evidente, è quello con il Sacro Monte, di cui voglio ricordare soprattutto il rapporto indissolubile tra Guttuso e monsignor Pasquale Macchi, primo artefice della nobilitazione del risiedere dell’artista: da villeggiante a protagonista del patrimonio culturale cittadino. Mi sembra logico che per primo debba essere valorizzato il Museo dedicato alla raccolta di monsignor Macchi, che del Sacro Monte e della Fuga in Egitto guttusiana è il prodromo più efficace. Poi non posso dimenticare che all’altro estremo del percorso sacromontino c è un’ opera altrettanto importante di un artista molto caro a Macchi, il Paolo VI di Floriano Bodini.
Qui giunge preziosa l’occasione di ricordare sia che una mostra importante sarà dedicata a Bodini e alla corrente del Realismo esistenziale dagli stessi Musei Civici tra qualche mese e sarebbe un peccato considerarla un avvenimento di secondo piano; sia che il Museo Bodini, collocato nella vicina Gemonio, costituisce un polo di attrazione culturale altrettanto facilmente coinvolgibile nella valorizzazione del territorio.
Trascurando altre possibili sinergie col territorio culturale così variegato del Varesotto, butto là un idea non proprio innovativa, tuttavia da non dimenticare : un incentivo per i giovani pittori, specialmente varesini. Non ho la competenza per dire se può essere qualcosa di diverso dal ‘solito’ premio, credo che Guttuso avrebbe gradito qualcosa dedicato ai giovani.
Infine, l’ultimo, scontato, suggerimento: l’avvicinamento al Canton Ticino finalmente conseguito deve costringerci a perseguire progetti comuni anche in campo culturale: l’importanza dell’occasione potrebbe convincere i diffidenti vicini che, per una volta, stiamo facendo sul serio.
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