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Apologie Paradossali

RISVEGLIO D’ARTE

COSTANTE PORTATADINO - 09/02/2018

pellin

Francesco Pellin ritratto da Guttuso (1975)

Finalmente una buona  notizia per  la cultura  varesina, una mostra importante  dedicata a Guttuso,  che preluderà  alla costituzione di un deposito permanente  della collezione della Fondazione  Pellin. Una novità attesa da tanti anni e che grazie alla riconoscenza  e alla  lungimiranza  di un privato promette di arricchire in modo  considerevole l’offerta culturale  della città  e della provincia.  Per una strana circostanza mi trovo solo a redigere questa rubrica, complici le vacanze extragalattiche di Onirio e di Sebastiano, mi perdonerete se  sarò  stringato.

Non devo descrivere il fatto, piuttosto trarne una prima conclusione  e un auspicio: che finalmente  la cultura a Varese  non sarà  più  l’ultima  delle opportunità  e che l’attrattiva generata  dall’esposizione  permanente della Collezione Pellin attiri visitatori interessati  ad altre esposizioni e più  in generale  alle bellezze del territorio.

Un primo nesso, il più  evidente,  è  quello con il Sacro Monte, di cui voglio ricordare soprattutto il rapporto indissolubile tra Guttuso e monsignor Pasquale Macchi, primo artefice della nobilitazione del risiedere  dell’artista:  da villeggiante a protagonista  del patrimonio culturale  cittadino.  Mi sembra logico che per primo  debba essere valorizzato  il Museo dedicato alla raccolta di monsignor Macchi, che del Sacro Monte  e della Fuga in Egitto  guttusiana  è  il prodromo  più  efficace. Poi non posso  dimenticare  che all’altro estremo del percorso sacromontino c è  un’ opera altrettanto importante  di  un artista  molto  caro a Macchi, il Paolo  VI di Floriano Bodini. 

Qui giunge preziosa l’occasione  di ricordare sia che una mostra importante sarà dedicata a Bodini e alla corrente del Realismo  esistenziale  dagli stessi Musei Civici tra qualche mese e sarebbe  un peccato considerarla un avvenimento  di secondo piano; sia che il Museo Bodini, collocato nella vicina Gemonio,  costituisce un polo di attrazione culturale altrettanto  facilmente coinvolgibile nella valorizzazione  del territorio.

Trascurando altre possibili  sinergie col territorio culturale  così  variegato  del Varesotto,  butto  là  un idea non  proprio  innovativa,  tuttavia da non dimenticare :  un incentivo  per i giovani pittori, specialmente  varesini. Non ho la competenza  per dire se può  essere  qualcosa  di diverso  dal ‘solito’ premio, credo che Guttuso avrebbe gradito  qualcosa  dedicato ai giovani.

Infine, l’ultimo,  scontato, suggerimento: l’avvicinamento al Canton Ticino finalmente  conseguito  deve costringerci a perseguire  progetti comuni anche  in campo  culturale: l’importanza  dell’occasione potrebbe convincere i  diffidenti vicini che,  per una volta, stiamo facendo sul serio.  

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