Dopo la lunga e contrastante vicenda del Molina, ricca di colpi di scena e assordanti silenzi, un’altra telenovela ha preso corpo a Palazzo Estense poco prima di Natale.
Stavolta l’oggetto del contendere riguarda la gestione del servizio idrico integrato, uno tra i più rilevanti servizi pubblici la cui importanza dovrebbe suggerire alle istituzioni locali e non solo, comportamenti e decisioni all’insegna dell’interesse generale. La questione è da tempo oggetto di confronto e nessuno dovrebbe mettere in dubbio che per ragioni di efficienza e funzionalità, oltre che di contenimento dei costi, sarebbe buona cosa affidare la gestione del servizio idrico integrato ad un’unica società. Alfa srl è nata proprio per rispondere a questa necessità. Ma è altrettanto vero il fatto che – per l’importanza del servizio e la molteplicità dei soggetti interessati – le scelte non possono essere compiute unilateralmente o, peggio ancora, all’insegna dell’ improvvisazione.
Vediamo i fatti. Il Comune di Varese con delibera del 22 dicembre 2017 ha deciso di dismettere le sue quote dalle due società partecipate (quella per la tutela del Lago di Varese e quella del fiume Olona) titolari degli impianti preposti alla depurazione delle acque di competenza, per affidare la futura gestione alla Società Alfa srl, costituita da Provincia e Comuni. Nella prima il Comune di Varese deteneva circa il 28,2% del capitale sociale, nella seconda il 20,3%. Quote significative dunque e non solo sul piano finanziario. Per i tempi e le modalità seguite, la decisione appare incomprensibile e rischia di creare più problemi di quanti non ne risolva.
Infatti per ammissione dello stesso Presidente della Provincia – la cui nomina è stata sostenuta dal partito del Sindaco di Varese – la Società “Alfa” non è in grado di subentrare in tempi brevi ai soggetti che finora hanno garantito la gestione del servizio idrico integrato e dunque la decisione adottata appare ingiustificata e gravida di conseguenze pericolose. Una decisione ancora più incredibile se si pensa che il Comune era socio delle due Società sopra richiamate, ma non ancora di Alfa. Una prima conseguenza della frattura prodottasi tra i vari enti è riscontrabile nel ricorso al Tar da parte della società proprietaria del depuratore del lago. Ma a conferma che non tutto è avvenuto con criterio possiamo richiamare anche la dichiarazione del consigliere provinciale Mariani, titolare della delega all’ambiente, nonché membro dello stesso partito di Galimberti, il quale sottolinea l’assenza in delibera della previsione di un periodo di transizione assolutamente obbligato se non si vuole portare alla paralisi la gestione del servizio. Anche perché non ci sono altri depuratori cui il Comune di Varese possa conferire i propri reflui, quelli sono e lì dovranno andare, comunque siano targati.
Ma allora perché il Comune ha assunto una decisione che lo mette contro la Provincia e gli altri Comuni? Mistero. A meno che non si voglia dare credito alle voci che attribuiscono tale scelta ad una ripicca conseguente al mancato accoglimento di una proposta relativa a qualche incarico interno alle Società per la tutela del lago.
Tuttavia, al di là di eventuali scontri sorti su motivi non certo edificanti, restano aperte alcune questioni che riguardano decine di migliaia di utenti sia su come deve essere gestito un servizio pubblico essenziale, sia per i suoi costi di funzionamento e le relative conseguenze tariffarie.
A tal proposito va precisato che l’attuale tariffa applicata dal Comune per la depurazione, è inferiore ai costi sostenuti, cosa che avviene in quasi tutti i Comuni. Fino ad oggi la differenza veniva coperta con risorse finanziarie derivanti dalla fiscalità generale. Cosa succederà adesso? Nessuno lo sa, a meno che non si stia pensando di scaricare su Alfa gli ulteriori costi o, al momento del subentro, l’onere di imporre gli incrementi tariffari conseguenti.
Sarebbe dunque corretto spiegare fin da ora cosa accadrà in futuro e in particolare quando tutto il servizio passerà alla Società Alfa.
Se, comunque, la situazione non si sblocca a pagarne le conseguenze sarebbero gli utenti e, con essi, anche la salute del lago di Varese il cui stato, come è noto, non versa in buone condizioni anche per le negligenze e ritardi accumulati in passato.
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