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Cara Varese

LE PREDICHE E I FATTI

PIERFAUSTO VEDANI - 09/02/2018

Villa Cagnola

Villa Cagnola

Anche nel pianeta della politica la fretta può essere cattiva consigliera: la troppa voglia di rimescolare il mazzo per ridistribuire le carte meglio dell’ultima volta potrebbe infatti trasformarsi in un boomerang per coloro che con il voto hanno progettato ribaltoni politici.

Ai primi di marzo si è ancora in inverno, alta stagione per le valanghe di tribolazioni, varie e spesso quotidiane, che affliggono i cittadini che da sempre non riscuotono mai gli utili delle aziende regionali che essi stessi hanno costruito con il loro voto. Basta dare un’occhiata ai giornali , ascoltare le piccole preziose tv cittadine o consultare la grande e vincente informazione che cola dal web sulle comunità, per capire che il voto d’inverno potrebbe avere risultati non tradizionali.

Se ci fermiamo a casa nostra constatiamo che la cattiva stagione influisce sulla qualità di fondamentali servizi pubblici come la mobilità , i mezzi di comunicazione, in particolare le ferrovie: incidenti, guai tecnici, difficoltà gestionali delle reti mandano spesso in crisi il nostro sistema ferroviario tartassando così decine di migliaia di pendolari e mettendo in croce pure il personale addetto ai trasporti.

Con questo piccolo e consueto dono agli utenti dei servizi della Regione verrà chiesto a inizio marzo il voto anche per mantenere il presunto status di eccellenza lombardo. Tanto malandato invece da infettare quello ticinese se non sono invenzioni i contrattempi della nuova ferrovia transfrontaliera Varese-Mendrisio-Como , dove per esempio non è ritornato in Italia un convoglio per l’assenza del personale svizzero di bordo.

In compenso abbiamo letto dei pendolari in rivolta perché tutti gli ascensori – nuovi di zecca e installati tre anni fa – di diverse stazioni, quella di Busto compresa, non sono ancora in funzione.

Pendolari ancora e sempre inferociti: voteranno per il loro partito anche tra pochi giorni? Difficile che rinuncino agli ideali, ma risultati delle amministrative alla mano, potrebbe invece scapparci una loro lezione ai parolai politici con il voto dato alle liste civiche di appoggio al partito amato e che comunque non merita di essere tradito.

Mentre esplode la vicenda degli ascensori e nel contempo i treni ritardano e sono spesso stracolmi, sempre grazie ai giornali si apprende di un ennesimo problema al Pronto Soccorso dell’ospedale del capoluogo. A scrivere un altro capitolo di una storia infinita sono i medici che non ce la fanno più a causa anche dei ranghi ridotti.

Sull’ospedale i politici da sempre fanno gigantesche orecchie da mercante: con rare eccezioni le loro file sono sempre state in fuga da problemi che negli ultimi dieci anni hanno sconvolto la sanità varesina a dir poco in misura inaccettabile. Infatti è stata miniaturizzata per spendere di meno e quindi non è più in grado di offrire ai tutti i cittadini la migliore assistenza. Al perdurare dei problemi, che non si limitano a quelli del Pronto Soccorso, concorrono il menefreghisimo dei sindaci e dei consigli comunali del territorio e la fiducia malriposta in loro dagli elettori.

È vero che spetta lai sindaci in materia di sanità solo il controllo della condizione della salute delle rispettive comunità, ma nessuno vieta loro di alzare la voce, di promuovere anche azioni in sede civile se sono migliaia i cittadini che protestano per l’inadeguatezza del più delicato dei servizi, quello della salute. Sindaci del Verbano si sono coalizzati e mossi per problemi relativi all’ospedale di Cittiglio: ci sono stati subito dei chiarimenti.

A Varese dopo avere ridotto a 475 i posti letto di un ospedale che ne aveva tre volte oggi i buoni milanesi che ci gestiscono le studiano tutte per non cedere di un millimetro. E per un millimetro un giorno magari arriveranno comunicazioni giudiziarie , le prime da inviare quelle a Palazzo Lombardia.

Votare bene a marzo non sarà facile perché le risse mediatiche ci dicono che nella politica italiana il peggio non ha mai fine.

Noi a Varese abbiamo problemi concreti che non vengono risolti per la mancanza di coraggio di chi bene li conosce ma non li affronta. Nella passata gestione (cinque anni) solo due consiglieri di minoranza di Palazzo Estense, Mirabelli e Corbetta. hanno cercato di difendere i diritti dei cittadini ad avere un ospedale adeguato, funzionante.

Tutti predicano bene ma non danno buoni esempi.

Salvini con la sua nuova Lega dalle ambizioni nazionali non ha mandato a casa la sindachessa di Gazzada per via del suo incredibile turpiloquio. Salvini l’ha stimata una vicenda da paese, ma ha confermato di essere un leader poco attento, superficiale. Gazzada non è un paese, ma con la sua vaticana Villa Cagnola è un centro di cultura internazionale di chiara fama per filosofi e storici, dove mondi e culture diversi si incontrano, dove si discute su pagine antiche e nuove della grande storia della Chiesa, dove la rudezza, la volgarità, l’inaccettabilità del turpiloquio comunale infangano non solo un partito ma una intera comunità che serenamente ospita una eccellenza culturale di fama internazionale. Ancora più affascinante e accettabile per via della sua discrezione, del suo esempio di convivenza intelligente.

La mancata punizione per una valutazione da suburra la dice lunga sulla cultura di governo della nuova Lega. Ma è già una fortuna per noi che , con Salvini diventata nazionale, non sia più Lega Nord. Essere del Nord per noi varesini ha ben altri significati e meriti. E confermeremo che siamo di eccellente razza accogliendo la nostra quota di migranti. Anche con loro

vogliamo continuare a essere la Varese del cuore in mano e collaboreremo con chi gestirà i profughi, lo faremo avendo e chiedendo rispetto delle regole dell’ospitalità sicura e tranquilla per tutti.

Dopo avere partecipato in passato alla corsa al colonialismo dobbiamo anche noi restituire qualcosa ai meno fortunati di altri continenti. Lo so che non è facile e che oggi avremmo avuto un’altra Italia se in tanti anni la politica nazionale avesse gestito e aiutato diversamente i nostri ultimi.

Ma non abbiamo potuto fare molto perché nemmeno noi bene abbiamo imparato che cosa siano rispetto e democrazia.

Non a caso avendo inflazionato diritti inesistenti e non sancito doveri elementari ancora oggi accettiamo di votare e mandare in Parlamento persone che hanno conti aperti con la giustizia.

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