L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e quella di vigilanza sul sistema bancario (EBA), oggi entrambe a Londra, dovranno presto trasferire la propria sede in conseguenza dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (la cosiddetta Brexit). Lo scorso 20 novembre, ad esito di una complessa procedura conclusasi con un discutibile sorteggio, Amsterdam è stata designata quale città destinata ad ospitare la nuova sede dell’EMA. Il trasferimento dovrà concludersi, al più tardi, entro la fine del mese di marzo del prossimo anno.
Alla selezione avevano partecipato 19 città europee, fra cui Milano, presentando altrettanti dossier di candidatura volti a dimostrare il possesso in capo alle città candidate dei requisiti essenziali, che avrebbero dovuto essere verificati in sede di valutazione. In particolare, le città candidate avrebbero dovuto dimostrare di disporre di un edificio adeguato ad ospitare sede dell’Agenzia entro il termine fissato per il trasferimento nonché di rispettare una serie di ulteriori requisiti volti ad assicurare la continuità del lavoro dell’Agenzia (business continuity), nell’obiettivo precipuo di ridurre al minimo le ripercussioni sull’attività dell’EMA, evitando di creare pregiudizi e ritardi sulle procedure di valutazione dei farmaci e, in conseguenza, di esporre a rischio la tutela della salute dei pazienti.
A distanza di poco più di due mesi dalla decisione, si scopre che l’Olanda, contrariamente a quanto dichiarato nell’atto di candidatura, non sarà in grado di ospitare l’Agenzia in un edificio adeguato prima della fine del 2019 e che quello offerto per ospitare temporaneamente il personale dell’Agenzia e gli esperti che vi lavorano quotidianamente non offre garanzie di continuità a causa dell’esiguità degli spazi e delle strutture messe a disposizione. Milano, d’altro canto, l’edificio ce l’ha, il grattacielo Pirelli, pronto, idoneo e disponibile all’uso, e la candidatura italiana soddisfa pienamente tutti i requisiti connessi alla ricettività alberghiera, all’offerta abitativa, alla presenza di scuole internazionali (tra le quali un posto di assoluto rilievo occupa la Scuola europea di Varese), a un’efficiente rete di collegamenti aerei con le principali città europee.
E allora si impone un ripensamento di una decisione assunta frettolosamente e le cui conseguenze rischiano di creare un danno irreversibile alla salute dei cittadini, per i ritardi e le ripercussioni che, se la scelta di Amsterdam dovesse essere irragionevolmente mantenuta, le attività dell’Agenzia verranno inevitabilmente a subire. L’Europa deve per una volta dare prova di privilegiare gli interessi dei cittadini su quelli campanilistici degli Stati, optando per la soluzione migliore, che non sembra coincidere con la scelta di Amsterdam.
Occorre uno scatto di orgoglio e un colpo di reni che porti gli Stati a riconsiderare la decisione assunta, portando EMA a Milano. Se ciò si dovesse verificare, indubbi sarebbero i benefici diretti e in termini di indotto, anche occupazionale che, incidentalmente e tra l’altro, deriverebbero per il territorio della nostra provincia.
Vincenzo Salvatore
Professore di diritto internazionale all’Università dell’Insubria. Già capo del servizio giuridico dell’Agenzia europea per i medicinali
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