Avete mai fatto caso come nei film di fantascienza (salvo rare e lodevoli eccezioni) gli extraterrestri siano sempre brutti, sporchi e cattivi?
Non potrebbe essere altrimenti visto che, sino ovviamente a prova contraria, le loro sembianze vengono partorite nella mente degli autori e non nella… realtà: la paura è frutto di una immaginazione.
Niente di male. “The show must go on”, dicono a Hollywood. Qualche interrogativo nasce invece quando lo stesso processo viene applicato alla realtà: un clochard, un rifugiato, una schiava della prostituzione. Allora l’Italia del rancore, come è stata definita dall’ultimo rapporto Censis si accosta al diverso con un misto di curiosità (poca) e paura (tanta).
Lo ha ricordato Papa Francesco in occasione della giornata del migrante osservando che “Avere dubbi e timori non è peccato. Il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte”.
E qualche giorno prima aveva osservato: “In molti paesi si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onore dell’accoglienza dei nuovi arrivati. Quanti fomentano la paura magari a fini politici, anziché costruire una cultura della pace, seminano violenza e discriminazione razziale”.
E il cardinale Bassetti, presidente della Cei, nel corso della prolusione all’Assemblea dei vescovi ha aggiunto che occorre “reagire a una cultura della paura che seppur in taluni casi comprensibile, non può mai trasformarsi in xenofobia”.
Un tema che irrompe pesantemente, spesso con toni sguaiati, nostalgici e antistorici, anche nella campagna elettorale in corso.
“Cari migranti molti non vi conoscono e hanno paura” aveva detto Bergoglio durante la sua visita a Bologna nell’ottobre scorso. E forte della sua convinzione che Dio si conosce nell’oggi, nella storia così come viene, invita a lasciare gli ambigui pascoli dell’ immaginazione per sporcarsi le mani sul terreno della realtà.
Chiedete quale sia la percezione dell’altro ai giovani della comunità di Sant’Egidio o del Centro Astalli che accolgono migranti con i corridoi umanitari o alle centinaia di alunni che frequentano le scuole italiane per stranieri Penny Wirton di Eraldo Affinati o ai volontari che tramite il Banco alimentare distribuiscono ogni mese viveri a migliaia di famiglie disagiate giunte nel nostro paese.
Volti e speranze che fanno ripartire la vita in un mondo sempre più povero d’amore. Incontri dove sia chi dona sia chi riceve cresce reciprocamente. La mente invece… mente.
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