E così la campagna elettorale sia nazionale che regionale impazza. Dove viene fatta meglio? Dove uno viene informato in modo più corretto, più sereno e obiettivo attorno ai programmi che i vari partiti proclamano, facendo sì che il buon cittadino possa decidere con cognizione di causa a chi dare la sua preferenza? Dove e da chi avere notizie valide?
Non è facile capire a chi dare retta: sia in Lombardia che da Roma. La cosa che risulta più evidente agli occhi semplici della gente è che si cerca di confondere il più possibile le menti, complicando e rendendo arruffata e scoraggiante la situazione. Perché? Si dice che nel torpido si pesca meglio, ma non so se questo detto ha valore in campo elettorale. Se i protagonisti insistono in questo atteggiamento o son degli incapaci o ci guazzano malignamente dentro, ma certamente questo disanima gli elettori che così si allontanano dal dovere di votare. Meno elettori votano, meglio si controllano i risultati. Si guidano meglio i flussi dei voti residui. Un manipolo è più manovrabile di una grande folla. Un manipolo trascina meglio gli altri inducendoli all’errore Meno votanti più facile il successo. Ma i protagonisti non si rendono conto di perdere in autorevolezza?
Andremo a votare, ma per chi? si chiede il povero elettore, che vorrebbe tornare ai tempi di Atene dove il voto era semplice e limitato al sì o al no, espresso con dei cocci diversi. Ma forse sarebbe pericoloso l’uso di questa metodica, perché c’è la possibilità di prendere a sassate i protagonisti politici.
Gli aspiranti alla guida della Lombardia incominciano a comparire tutti: chiarendo le idee? No! Anche qui si realizza il contrario. Strategie sofisticate sconvolgono il quadro. Su suggerimento di tecnici della comunicazione oppure di esperti consci delle reazioni della gente, finemente vengono mosse le pedine sulla scacchiera politica ottenendo il massimo dell’attenzione, che deve essere allertata ma, come detto, confusa, nebbiosa, con l’uso di insincere dichiarazioni fatte ai mass-media ed al pubblico dei votanti. Vogliamo fare un paragone artistico dei contenuti della campagna elettorale? Si preferisce un quadro di Pollock tutto bello pasticciato piuttosto che un bel Caravaggio, facilmente comprensibile nelle sue chiare luci.
Abbiamo un candidato della sinistra che onestamente e con chiarezza si presenta a tutti, ma ha da affrontare abbondanti intralci creati da gente che dovrebbe essere dalla sua. (Intralci suicidi che fanno pensare a pesanti connivenze con altri, con gli antagonisti della destra) Gente dimentica degli errori del passato o non li ha mai capiti, ripetendoli pedissequamente, non capendo o non volendo capire le reali necessità degli umili, della gente. Loro che si proclamano al servizio del popolo sembra che lo tradiscano sistematicamente. Ciò che conta è il loro potere anche a costo di commettere pesanti mancanze di stile, come ha fatto recentemente un’importante carica dello Stato. Vien da pensare che alle elementari non abbiano imparato le somme, per cui sanno fare solo le divisioni, che sicuramente fanno perdere.
Abbiamo all’opposto un candidato che da tempo naviga nella politica, legatissimo ad un apicale che gli ha ceduto il suo posto, rinunciando alla gara per il comando della Regione, dichiarando che lo fa per motivi personali. Nessuno crede ad un suo allontanamento dalla politica, dichiarata il grande amore della sua vita. Nessuno può pensare ad un abbandono del calice del potere da lui troppo bevuto. E ora il suo amico candidato esce con una frase sulla “razza bianca” che sembra un errore, seguita da smentita e quasi scuse. Vien da pensare ad una gaffe. Invece è un abilissimo uso dei mass media che lo super divulgano, tanto che raccoglie l’eco del suo segretario nazionale, che vuol condividerne i frutti. Di fatto quella frase lo porta subito sui telegiornali nazionali, che sembrano stigmatizzarlo ma che in effetti gli fanno pubblicità, rendendolo apprezzabile agli occhi di troppi che credono al contenuto della sciagurata frase. Siamo di fronte alla perfetta applicazione delle antiche strategie di un notissimo politico democristiano: “nel bene o nel male è importante che si parli di me”. Nel contempo vien da chiederci chi e cosa c’è dietro queste strategie? Chi guida questa caccia leghista al potere? Solo i due amici o suggeritori occulti, ma molto interessati?
E arrivano candidati di altre correnti. I grillini, ad esempio, in Lombardia hanno un concorrente analogo all’aspirante premier che si muove in giro per l’Italia, dimostrando grande capacità ambulatoria sgambando sui nostri teleschermi, col suo cappottino aderente, le sottili gambette in pantaloni stretti sopra le caviglie, proclamando frasi impossibili come l’abolizione di 400 leggi di cui non può conoscere i contenuti, salvo che i legislatori precedenti abbiano ripetuto per 400 volte lo stesso argomento? Oppure sparlando di vaccini mostrando la massima ignoranza sull’argomento?
Ora non ci resta che attendere le liste dei desiderosi futuri consiglieri regionali, che saranno assisi sugli scranni dei siti dove dicono che si eserciti la democrazia. Scranni? “Poltrone” dice la gente, considerando i lauti gettoni che producono ai proprietari dei fondo schiena che li si collocheranno. Speriamo di non dover continuamente crogiolarci nella costernazione.
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