Quando uno, per qualche contrarietà, si sente agitato dalla collera, allora gli sembra di trovare sollievo e pace dando sfogo all’ira con gesti impulsivi o almeno con parole forti. Ma così si inganna, perché subito dopo aver avuto quella reazione istintiva, si troverà molto più turbato di prima.
Chi vuole conservarsi in una pace continua si guardi bene dallo stare mai di malumore, che va scacciato subito, o almeno prima che arrivi la notte. Se pensiamo alla vita di tante famiglie, ci accorgiamo che i litigi sono all’ordine del giorno, causati dalla crisi economica, dagli orari che non combaciano, dai figli agitati…
Di per sé il conflitto (che, alla lettera, significa: lo scontro) non è un male sempre. Infatti, a volte, urlare, discutere per rompere il silenzio del corpo e del cuore e sciogliere, così, un dolore, può aprire il varco ad una comunicazione familiare più vera. Contrastare il coniuge, ribattere alle provocazioni di un figlio, esprimere la rabbia che ci portiamo dentro può essere un modo per evitare che la collera si trasformi in rancore.
Quando qualcosa nella relazione non funziona come quando si è irritati dal comportamento altrui, è meglio affrontare direttamente la questione piuttosto che ignorarla. Infatti nascondere la testa sotto la sabbia e fingere che il problema non ci sia non significa eliminarlo. Certe situazioni spiacevoli si risolvono parlandone subito con chiarezza. Così anche una lite può diventare un’occasione di crescita sul piano relazionale e dei sentimenti.
Per questo è importante circoscrivere la discussione al motivo per cui si sta litigando “qui e ora” senza tornare su vecchi torti (“l’anno scorso non sei venuto a casa dai miei”, “due anni fa sei uscito quando io non stavo bene”). Poi bisogna evitare di coinvolgere altre persone, come genitori o amici comuni (“ho dovuto fare una commissione per i miei”): può essere un modo per sfuggire alle responsabilità. Meglio discutere fuori casa: in spazi aperti ci si sente più liberi e quindi disponibili a dire la verità. Inoltre è bene anche guardarsi negli occhi. Non limitarsi a protestare, ma indicare una soluzione pratica… Fare attenzione a non accusare l’altro; meglio parlare di noi stessi…
La raccomandazione del Papa è concreta: per fare pace a volte basta “soltanto un piccolo gesto, una cosina così, e l’armonia familiare ritorna. Basta una carezza, senza parole. Ma mai finire la giornata senza fare pace!”. Di fronte a un male causato da altri “la reazione interiore dovrebbe essere anzitutto benedire nel cuore, desiderare il bene dell’altro, chiedere a Dio che lo liberi e guarisca”.
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