E così ci toccherà andare a votare.
Considerando le percentuali di affluenza alle urne, qualcuno preferisce dire che “si dovrebbe andare a votare”. In effetti non è facile partecipare a questo evento, che dovrebbe essere un “dovere”, svolgendolo con coscienza.
Vien da sorridere: le campagne elettorali, in cui si impegnano a fondo, ossia si “buttano dentro”, i cosi detti politici o coloro che desiderano diventarlo, al posto di entusiasmarci al voto e renderci desiderosi di votare, sembrano ottenere l’effetto contrario. Dai discorsi che si sentono fare tra la gente si percepiscono grosse difficoltà di scelta. Prevalgono pareri negativi sui vari protagonisti piuttosto che entusiastiche aderenze alle proposte.
Sia nel passato che recentemente è stato fatto di tutto per staccarci dall’unico momento in cui possiamo esprimere, pur in modo minimale, il nostro pensiero politico. “Domenica tutti al mare”: fu urlato una volta, in occasione di un referendum … senza rendersi conto che quel gesto non era manifestazione democratica, ma spreco di soldi pubblici, ma che contemporaneamente gli autori dell’invito si rendevano poco credibili; poi gli astensionisti sono aumentati.
Tutti ricordiamo la famosa frase di Montanelli “in cabina elettorale tappiamoci il naso e…”.
Le stesse varie leggi elettorali proposte rendono perplessi gli elettori, portati a diffidare delle scelte fatte dal “legislatore”, termine paravento che copre l’azione di figuri intenti a mantenere i loro privilegi. I termini usati per definirle, pur essendo onomatopeicamente sintetici, confermano le perplessità. Prima “Porcellum”, ora “Rosatellum”: cosa sono questi neolatinismi? Nascondono imbrogli? Senz’altro non si brilla per trasparenza.
Altro motivo di allontanamento è il modo in cui si fa campagna elettorale con l’uso indiscriminato, troppo frequente delle “fake news “, in poche parole, delle bugie. Se ben ricordo Clinton rischiò di doversi dimettere perché stava cercando di negare di aver sollazzato la sua esuberante sessualità con una fanciullina piuttosto furbetta. Ammesso apertamente l’errore ed affrontata la giusta ira della moglie, evitò l’impeachment. In altre nazioni la bugia non paga, come in Germania dove uno fu radiato dal mondo politico per aver dichiarato farina del suo sacco venti paginette di una tesi di laurea, che invece aveva copiato. Da noi pare invece che la bugia sia un’arte del buon politico. È strategia, ma talvolta è talmente pesante da far “cadere le braccia”, come si suol dire.
Altro motivo di scoraggiamento è l’uso di linguaggi volgari e l’esasperato riferimento al così detto “populismo” a cui sono sensibili ampi strati di elettori. Di fronte a problemi per i quali noi semplici cittadini non abbiamo possibilità di soluzione, è ovvio il diffondersi di uno stato di preoccupazione, di istintiva paura. È su questo fenomeno che fanno leva molti politici, che ad arte cercano spudoratamente di ingigantire l’istintivo disagio.
Oltre tutto i rimedi proposti sono piuttosto primordiali e beceri perché, invece di appoggiarsi a nuovi ed efficaci progetti innovativi, vengono scelte antiche soluzioni pericolose come la chiusura delle frontiere, la realizzazione di barriere ai confini, la chiusura dei territori. Nessuno può negare l’esistenza del problema, che è senz’altro molto grave perchè anche forzato da strategie di nazioni avverse all’Europa. Recenti risultati elettorali avvenuti in nazioni a noi vicine hanno mostrato questo regredire politico. Il sogno di un’ Europa unita si allontana sempre più e ci espone a future sconfitte nei confronti di popolazioni di nazioni più unite e più ampie della nostra decrepita terra, abitata da popoli decisamente decadenti.
Altro punto di perplessità: i costi di una campagna elettorale sono veramente notevoli. Cerchiamo di essere concreti: uno non va ad investire per la gloria di partecipare; spera almeno di recuperare l’investimento, se non addirittura di realizzare qualcosa di più. In che modo verrà fatto? È davanti a questo interrogativo che il semplice cittadino ha un nuovo moto di scoraggiamento. Se investi così tanto, è evidente che ti aspetti un ritorno. Chi te lo darà?
È un quadro scoraggiante specialmente quando vengono presentati personaggi che ci blaterano addosso argomenti contrastanti col loro stile di vita. Ad esempio dichiarano di difendere la famiglia, ma chi parla ha alle spalle due matrimoni ed è inquadrato con vicino qualche avvenente figura femminile.
Recentemente davanti ad un grafico riguardante le preferenze dei partiti si vedono le varie linee staccarsi di poco dalla retta orizzontale: nel tempo gli spostamenti in su o in giù sono minimi, ma il difetto di quella ricerca sta nella mancanza della linea del “partito degli astensionisti” senz’altro in aumento, perché non viene soddisfatto il grande desiderio dei semplici cittadini di avere politici che sappiano “onestamente” calarsi nei panni della gente, che si dibatte in mezzo ai tanti problemi della vita quotidiana.
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