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Cultura

SACRO MONTE FIABESCO

SERGIO REDAELLI - 22/12/2017

 

Le fiabe, Andersen e Gianni Rodari. É il magico mondo di Manuela Vasconi, l’insegnante e pittrice di Azzate che si fregia dello straordinario riconoscimento Galérie dell’Unesco. Da pochi giorni si è conclusa la mostra “Apriti sesamo, la magia delle fiabe” al museo della civiltà contadina di Stabio e con Natale si fa sentire di nuovo il fascino del Sacro Monte, una presenza fissa nella sua vita. “Il borgo è parte della mia infanzia – spiega – ricordo serene passeggiate giovanili alle cappelle con la mamma Antonietta e la nonna Luisina. É un posto incantato, libero, incontaminato, con il cielo solcato dai silenziosi alianti che spesso volano nelle mie tele”.

I quadri di Manuela illustrano arabeggianti castelli da favola, dimore calde e illuminate nel buio del bosco, sognanti notturni sulle pendici del Sacro Monte e dorati tramonti sul lago. “É pittura narrante, realismo magico”, dice di sé. Sono panorami fiabeschi con slanci intimistici, bambini che giocano sugli alberi carichi di frutta e terre disseminate di reperti d’arte. Il pensiero di chi guarda corre alle favole di Hans Christian Andersen (1805-1875) a cui Manuela dedicò per i duecento anni dalla nascita, nel 2005, il quadro Omaggio ad Andersen.

“Le fiabe esprimono l’inconscio collettivo di una cultura e la sua saggezza popolare – dice – La Sirenetta subisce una metamorfosi per amore, il Brutto Anatroccolo si trasforma in cigno simbolo di poesia e i bambini buoni si premiano con la fiaba, un messaggio cristiano. Il brutto anatroccolo è lo stesso Andersen che da bambino sgraziato e isolato dagli altri, supera l’emarginazione con la creatività. Le opere di Andersen sono state tradotte in italiano da Gianni Rodari per Einaudi e io le ha lette in privato, da nonna e da madre e le ho fatte leggere a scuola ai miei allievi”.

“Non ho conosciuto personalmente Rodari – aggiunge – ma consiglio a grandi e piccini di leggere il suo divertentissimo romanzo “C’era due volte il barone Lamberto”. La capacità che le sue favole hanno di suscitare riflessioni profonde attraverso il paradosso e la comicità, lo rendono un classico”. Laureata in pedagogia, due figli e tre nipoti, Manuela ha insegnato lettere al liceo artistico di Varese dopo l’esperienza di due anni in Romania e il triennio al Liceo Internazionale di S. Germain en Laye a Parigi. Ha esposto in Francia, Romania, Italia. A Milano, Varese, Gallarate, Angera, Castiglione Olona, S. Stefano Belbo ecc.

Il Sacro Monte è uno dei temi preferiti. “Percorrere il viale delle Cappelle a contatto con la bellezza divina ed umana è talvolta faticoso, soprattutto adesso che gli anni avanzano. Ma c’è la gratificazione di salire sempre più in alto, con una visione che si allarga in un ampio respiro. La più suggestiva ascesa da me sperimentata è di notte, a Natale, da sola. La suggerisco a chi voglia vivere il vero spirito della Natività. Bisogna sempre rinascere Bambini per capire la meraviglia della vita. Varese ha questa opportunità e non la valorizza abbastanza pur avendo le credenziali dell’Unesco”.

Fiaba, pittura e letteratura. C’è chi parla di influenze di Chagall e Van Gogh nell’uso dei colori. Il rapporto tra l’arte di Manuela e le altre discipline si è concretizzata in passato nelle collaborazioni con la scrittrice Pina Prone Bisazza (Laudìs 2004) e con Giorgio Sarti (Dove muoiono le rondini 2012). Alla mostra di Stabio ha partecipato con le illustrazioni di un mazzo di tarocchi. “No, non è superstizione – spiega l’artista – i tarocchi sono un gioco con una lunga storia alle spalle. “E lasciatemi divertire!” titolava una famosa poesia di Aldo Palazzeschi. Sono ventisei carte, numerate, con il titolo del quadro e il suo significato nel percorso di vita che le carte rappresentano”.

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