Fare il presepe è mettere mano al grande mistero, lasciarsi prendere da qualcosa che ha sedotto la curiosità, quando tutto gravitava nelle parole piene e convincenti di una madre, di un padre, di un sacerdote o di una catechista, che insegnavano ad alzare lo sguardo, a non lasciarsi cogliere di sorpresa dalla forza straordinaria degli eventi.
Erano tempi in cui la curiosità aveva il profumo dello stupore e dell’obbedienza e dove tutto si raccoglieva in un viaggio esplorativo nell’universo interiore.
Il Natale? Lo sentivi nell’aria. Era come se all’improvviso una gioia indescrivibile arrivasse sulle ali di statuette di terracotta, di gesso o di legno, in quella capanna di legno o di sassi, posata tra cespugli, deserto e palmizi, assiepata tra l’odore del muschio, una famiglia e una stella.
Erano tempi in cui il presepe non era solo rappresentazione. Nelle statuine c’era il mondo con i suoi problemi, le sue fatiche, i suoi volti, le sue ansie, era un viaggio alla ricerca dell’inizio, in cui configurare risposte a un infinito stracolmo di interrogativi.
Oggi, come, allora ogni casa ha il suo presepe: la sua culla, i suoi Re Magi, i pastori, le pecorelle e la dolcezza di una coppia unita da un compito speciale. Li trovi illuminati, a ogni angolo. S’incontrano, s’intrecciano, diventano l’uno il sostegno dell’altro, ognuno con i suoi caratteri, la sua fantasia, con l’immaginazione artigianale e familiare di chi li ha costruiti. Procedono uniti seguendo il cammino di una stella.
Nella famiglia di Nazareth, posta con cura nel tepore di una semplice stalla, c’è il segreto del presepe, il suo punto di forza, quella forza che, se applicata, rinnova i destini del mondo.
Nulla nel presepe è cambiato, come ogni anno è ancora lì impacchettato che attende. Attende che il mondo si ricordi di una stella riposta con cura, di un bimbo arrivato dal cielo per riaprire i cuori alla speranza. Lo spirito è ancora carico di profumi d’oriente, di uomini e donne alla ricerca di affetti, dell’ energia rigenerante di un Dio che ha voluto nascere, vivere e morire, lasciandosi vedere, toccare, conoscere, per rendere più gradevole e leggero il cammino dell’umanità, verso la salvezza.
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