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Attualità

ROVANIEMI

CESARE CHIERICATI - 22/12/2017

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Il villaggio di Santa Klaus a Rovaniemi

Arrivai a Rovaniemi, capitale della Lapponia finlandese e sede ufficiale del villaggio di Babbo Natale, verso le quattro del pomeriggio. Solo le luci dell’aeroporto squarciavano il buio che già aveva avvolto ogni cosa. Appena l’aereo toccò la pista mi resi conto, non senza apprensione, che era interamente ghiacciata, ma la mia era una preoccupazione infondata, dettata unicamente dall’inesperienza dei luoghi. I piloti della compagnia finlandese, che più volte al giorno coprivano la tratta interna Helsinki – Rovaniemi, sapevano il fatto loro. In quel dicembre del 1994 ero salito fin lassù per un servizio televisivo per la Rsi su un fenomeno che stava prendendo sempre più piede, la visita ai luoghi di Babbo Natale, un’invenzione ludico favolistica molto promettente. Ad attendere la troupe televisiva c’era Tula Rintala, una bella e sbrigativa ragazza bionda scelta dal Municipio di Rovaniemi per farci da guida durante tutte le riprese. Tula parlava un ottimo italiano, fatto allora assai raro in Lapponia – forse anche oggi – e possedeva doti organizzative di primordine. Ci propose un piano di lavoro stringente all’interno del ristretto spazio di luce utile alle riprese che la natura ci concedeva, tra le 11 del mattino e le tre del pomeriggio. Non c’era dunque tempo da perdere e Tula non ne perdeva mai traghettandoci con garbo imperioso da un luogo all’altro di quel santuario artificiale del turismo natalizio che è Rovaniemi. Fuori la città, a otto chilometri dal centro proprio sulla linea del Circolo Polare Artico, c’è il villaggio di Santa Claus, il parco tematico dove risiede Babbo Natale, una favola a cielo aperto costruita tra neve e ghiacci, con edifici dai tetti aguzzi illuminati da luci colorate e intermittenti dove colonne musicali a tema natalizio non danno tregua nell’alternarsi un po’ ossessivo di cori e melodie.

Il cuore pulsante del Santa Claus Village è l’ufficio postale dove, per una cifra non proprio modica puoi incontrare il Babbo Natale di turno. Tutti i Babbi Natale sono discretamente in carne, tutti hanno una fluente barba bianca, tutti sono più o meno della stessa altezza, tutti dispensano perle di saggezza ed edificanti esortazioni. Ovvero la forza del marchio o del brand come usa dire oggi. Negli uffici adiacenti quello dei Babbi Natale seriali ferve la vera attività produttiva del sito, lo smistamento della corrispondenza in arrivo e in partenza: 500 mila lettere l’anno. Nell’arco di mezzo secolo ne sono arrivate all’incirca 175 milioni provenienti da ben 199 paesi del mondo. Babbo Natale riceve posta ma ne invia anche, cartoline e lettere a tariffe salate e differenziate a parenti e amici dei visitatori. Un business planetario corroborato da tre altre esperienze di rito: la gita sulla slitta trainata da rassegnate renne in disarmo, l’escursione con la slitta trainata dai cani, i poco rassicuranti Alaskan malamute e infine una puntata nelle foresta a bordo di una veloce motoslitta. Scelsi la terza opzione per ragioni di tempo, ma rifiutai di pilotare la motoslitta eludendo la proposta di Tula. Il rischio di andare a sbattere al primo incrocio di abeti era per me più che probabile. Allora prese lei il volante lanciandosi tra gli alberi a velocità sostenuta. Era chiara l’intenzione da parte sua di creare qualche difficoltà al cronista infreddolito venuto dal sud. E francamente ci riuscì perché al rientro alla base mi sentii come quando all’università avevo superato l’ostico esame di statistica 2: sollevato e rassicurato.

Nei due giorni successivi alla riprese al Santa Claus Village cercai di conoscere un po’ Rovaniemi. Scoprii che i tedeschi in ritirata durante la guerra lappone (settembre 1944 – aprile 1945) avevano fatto terra bruciata della capitale distruggendola al novanta per cento. I morti furono tremila e i profughi centomila. La ricostruzione iniziò nel 1946 ed ebbe fra i più illustri protagonisti Alvar Aalto, uno dei grandi maestri dell’architettura del novecento. Lo splendido complesso da lui progettato che comprende il Municipio, il teatro e la biblioteca provinciale ipogea è il tratto distintivo di Rovaniemi. Alla rinascita della Lapponia diedero un contributo immediato e decisivo il Piano Marshall e l’UNRRA, l’organizzazione umanitaria anticipatrice dell’Unicef. Ne fu a lungo animatrice instancabile Eleanor Roosvelt, la moglie dello storico presidente che portò gli Usa fuori dalla grande depressione degli anni trenta. Fu in occasione di una sua visita, nel maggio del 1950 che, per accoglierla degnamente e con un tocco di originalità, venne costruita la capanna in legno al Circolo Polare Artico da cui partì la rivoluzione turistica della zona.

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