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Politica

TRE BOOMERANG

MASSIMO LODI - 22/12/2017

remaioboschiBoomerang/1. Vittorio Emanuele IV di Savoia e il figlio Emanuele Filiberto lamentano che il ritorno in Italia delle salme di Re Vittorio Emanuele III e della regina Elena sia avvenuto senz’alcuna solennità. Gli si sarebbero dovuti tributare onori di Stato, visti i trascorsi. Beh, fatta salva la pietà/compassione e detto che la regina fu donna d’eccelso spirito caritatevole, che cosa di più avrebbe meritato e meriterebbe il re, protagonista di sciagurate stagioni politiche? Non fermò Mussolini, agevolando affermazione e sviluppo del fascismo. Non rifiutò il beneplacito alle leggi razziali, contribuendo allo sterminio degli ebrei. Tradì l’esercito, firmando l’armistizio senza darne conto ai militari: la fuga da Roma a Brindisi dopo l’8 settembre resta un’ignominia. Morirono in ventimila, e vennero fatti prigionieri dai tedeschi in ottocentomila. Dunque riposi in pace, l’inetto/cinico monarca, e si rilassino i successori. Altro che insistere per la traslazione delle sue spoglie e di quelle della consorte al Pantheon capitolino, tempio glorioso delle virtù patrie. Qui si ravvisa solo il vizio d’una voluta smemoratezza. È apprezzabile il gesto (della Repubblica italiana) di generosa misericordia, non lo è la rimozione (della dinastia sabauda) d’un sedimentato giudizio storico.

Boomerang/2. Il candidato premier dei Cinquestelle continua a scappare dal confronto con i rivali. Scantonato dal vis-à-vis con Renzi, s’è ripetuto con Salvini. E con eguale spettacolarità teatrale. Al segretario del Pd negò il dibattito sugli schermi de La7 dopo avergli chiesto con piglio provocatorio di tenerlo: imbrividito dal sì dell’avversario, si trincerò dietro scuse puerili per evitare la sfida. Domenica scorsa il bis, stavolta con protagonisti Salvini e Raitre. Alla proposta di Lucia Annunziata di duellare dialetticamente col capo della Lega, s’è alzato dalla sedia dileguandosi. Un po’ democristiano, lo ha bollato il leader del Carroccio. Eh no. I dc, al netto d’ogni loro colpa, erano di legno ben diverso da un qualunque Di Maio. Ai faccia a faccia non si sottraevano, pur se qualche volta rischiavano di perderla, partecipandovi. Ma possedevano/dispensavano cultura politica, osservanza delle regole, riguardo verso i cittadini che il nuovo venuto neppure sa cosa siano. Se il messaggio si capisce dal mezzo, cioè il contenuto dal modo, ovvero la sostanza dalla forma, soltanto il nulla si coglie nel tutto promesso sul palcoscenico elettorale dal primattore grillino. La grande defezione dal raffronto tra le idee fa trapelare la paura che emerga agli occhi popolari il poco di cui è in grado d’essere garante il populismo. Poco o zero?

Boomerang/3. Maria Elena Boschi, caduta insieme al resto del governo Renzi nel dicembre 2016, avrebbe fatto meglio a non accettare l’invito, forse la pressione, dell’ex premier e del subentrante Gentiloni a ricollocarsi nell’esecutivo di Palazzo Chigi. Era la madrina della riforma costituzionale bocciata dal voto, la sconfitta le consigliava con evidenza di saltare (almeno) un giro. Non lo saltò ed è diventata, da risorsa, un problema per il Pd e per il governo. Detto questo, i toni della campagna avversativa di cui è oggetto segnalano un’overdose di acredine. Quando la critica esonda nella palude del livore rischia di offrire l’esca a obiezioni imbarazzanti. In questo caso, di sessismo, di medievalismo, di cacciastreghismo. Eccetera. Proprio il contrario di quanto aiuterebbe la causa degli oppositori di Renzi e della sua avventura, passata e presente.

Renzi si è fatto molto male da solo: basti pensare (1) alla superficialità con cui liquidò Berlusconi al tempo dell’elezione del presidente della Repubblica; e alla sicumera (2) con cui ha insistito per istituire la commissione banche. Forse/probabilmente se ne farà ancora. Però potrebbe ricevere un sorprendente aiuto da quelli che lo vorrebbero silurare per il tramite della Boschi. Convenuto che oportet ut scandalia eveniant, bisognerebbe stare avvertiti sulle conseguenze dell’eccesso personalistico. Talvolta le battaglie combattute in nome delle migliori intenzioni portano in sé il peggiore/paradossale difetto: far scattare nell’opinione pubblica la difesa della vittima. Colpevole o innocente, alla fine non importa. Tutto ciò raccontato, se la Boschi facesse di sua iniziativa un passo indietro, lasciando il governo e non ricandidandosi al Parlamento, il Paese ne farebbe uno in avanti.

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