(O) Si vedono meno Babbi Natale, quest’anno.
(S) Dici? Per me sono sempre troppi. Una mascherata nemmeno troppo divertente, destinata a stravolgere il senso cristiano del Natale in una sfacciata speculazione di marketing. Lo chiamassero Babbo Vendone, gli mettessero accanto Mamma Offerta Speciale e così via, lasciateci Gesù Bambino nel presepio, senza Maradona, per favore.
(C) Io sono contento che sia Babbo Natale e non Gesù Bambino a dominare la scena del marketing. Stare nella nicchia è coerente per chi è nato nella grotta. Il pancione rosso, invece, deve andare in giro a spingere i consumi e l’inflazione. E fa pure fatica. Gli aggiungerei un compito nuovo: riportare indietro tutti i doni dell’anno precedente che hanno manifestamente fallito il loro scopo, specialmente quelli che nessuna discarica al mondo accetta di riciclare o di seppellire. Credo che nei boschi della Lapponia si siano creati spazi sufficienti per un deposito di nuovo genere.
(O) Se dovesse portar via tutti i nostri sogni mancati, le attese deluse, non gli basterebbe il polo nord intero. Io, comunque, preferisco tenermeli, i miei sogni.
(S) A me piace l’idea che qualcuno faccia piazza pulita di errori, finzioni, illusioni, incompetenti di lungo e di brevissimo corso. A cominciare dai cinesi del Milan e dai loro mandarini italiani, bravi solo a fare il giochetto dello scaricabarile sull’allenatore di turno e ad annullare la cena di Natale, che fantasia! Il capitolo dei politici lo voglio trattare con lungimiranza e leggerezza di spirito: lasciali tutti, anzi, riportaci qualcuno dei bei tempi passati, senza però che parlino in pubblico, tanto meno in televisione, per non avvelenarci di nostalgia, noi vecchi; mi limito a suggerire qualche baratto. Riprenditi, per esempio, l’attrezzatura da sfasciacarrozze che hai regalato l’anno scorso a Renzi, semmai portagliene una da boscaiolo, ché disboscare gli conviene di più che rottamare.
(C) Il “Piccolo Falegname” invece riportalo a Berlusconi, che deve ancora rifare la quarta gamba del tavolo del centrodestra, perché se non gli dà una mano lui, quelli che dovrebbero costruirsela da soli non arriverebbero nemmeno ai tre (3) centimetri di un poggiapiedi. In cambio gli porti via quella specie di parrucca che gli dà illusione che il tempo non passi e lo apra alla convinzione di ricomprarsi il Milan con i milioni che gli restituisce Veronica.
(O) Se la mettiamo sul ridere, mi unisco anch’io al giochetto. Non gli chiederò di portarsi via la legge sul fine vita, una cosa drammaticamente seria, una larga anticamera dell’eutanasia, come ha rivendicato Cappato e come spiega con insistenza Radio 24. Per liberarci dal male delle cose veramente serie ci vuole ben altro Padre, che questo Babbo/lattinadibevandagassataamericana. Gli chiedo di portarsi via la Zanzara, no, non la culex, la zanzara comune tanto fastidiosa; parlo della trasmissione satirica (?) di Radio 24. Pensa che se ne accorta pure “La Prealpina” che sul supplemento settimanale la qualifica di ‘inascoltabile’ e ne denuncia il linguaggio scurrile, gli argomenti di volgarità estrema, i reciproci insulti senza freno tra conduttori e pubblico.
(C) Pur riconoscendo che quello che dici a questo proposito è assolutamente vero, non ti seguo nelle conclusioni. Non per un malinteso rispetto della libertà d’opinione (tutte le opinioni sono rispettabili solo se sono rispettose dell’opinione e della dignità altrui), ma perché molte trasmissioni fungono da sensore raffinato che rivela l’immagine di uomo e di società connaturata al mondo del potere finanziario. Spesso, sulla strada del ritorno, in auto, alterno l’ascolto della ‘Zanzara’ con quello di ‘Italia sotto inchiesta’ la trasmissione di Emanuela Falcetti su Radio Uno, di taglio più decisamente populista. Ebbene, devo alternarle ogni pochi minuti, perché non riesco a sopportare a lungo il tono di nessuna delle due; tuttavia non le sopprimerei affatto, perché mi danno la misura della febbre che sta devastando la classe media e la generazione della mezz’età.
(S) Capisco l’importanza di conoscere le intenzioni dell’avversario, ma non vorrei che anche tu ne assorbissi la mentalità, a furia di ascoltare l’inascoltabile. Chiamala censura, chiamala autoritarismo, chiamala sindrome identitaria, cioè impossibilita di vivere una socialità pacifica al di fuori di un guscio protettivo di identità condivisa, ma io non mi rassegno a diventare preda dell’ideologia dominante. Oggi, visto che i miei figli sono già adulti e che io non ho più l’età per insegnare, per partecipare alla grande questione culturale che è l’educazione (bada bene che questa stessa è anche la radice della questione economica, soprattutto della disoccupazione giovanile), non mi resta che resistere protestando contro questo allineamento forzato all’ideologia libertaria.
(C) Giunti a questo punto, caro Babbo Natale, mettiti in pensione anche tu: non portarci doni non graditi, come tante innovazioni che ci hai lasciato gli scorsi anni, ma non portar via nemmeno le cose che ci infastidiscono: se ci sono vuol dire che hanno un senso, proprio come le zanzare, magari solo quello di mettere alla prova la nostra pazienza e di affinare, costretti nella nicchia dalla nomea di passatisti, la capacità di leggere presente e futuro con occhi più acuti. Ricordavo prima che il Salvatore del mondo nasce nello spazio angusto di una grotta e quindi non disdegnerà di nascere anche nella chiesa più brutta del mondo, qui vicino, ammesso che lo sia veramente.
(O) A questo proposito estendiamo ai lettori la promessa che ci hai fatto quando hai letto di quel duro giudizio sulla ‘bruttezza’ di alcune chiese del secolo scorso, di accompagnarci a visitarle e di aprire un dibattito con i lettori: sarà poi vero che la bellezza salverà il mondo, se non siamo capaci di rendere belle proprio le cose che a questa salvezza sono coessenziali?
Buon Natale a tutti i lettori da
(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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